Negli ultimi anni lo sviluppo e le scoperte della genetica hanno rivoluzionato totalmente il “modus pensandi” in ambito sanitario. Infatti oltre ai test genetici a scopo diagnostico, le ultime ricerche hanno apportato cambiamenti anche in ambito oncologico relativamente ai piani diagnostico-terapeutici.
Per questo motivo, si sente la necessità di “formare” figure professionali, allo scopo di gestire in maniera olistica questo tipo di pazienti. Nasce così nei paesi anglosassoni, come ad esempio l’Inghilterra, la figura del Genetic Nurse (infermiere genetista).
Il Genetic Nursing può essere identificato, appunto, come una pratica olistica che include l’accertamento, la pianificazione, lo sviluppo e la valutazione della dimensione fisica, etica, spirituale e psico-sociale dei pazienti in questione; per cui il Genetic Nurse deve:
- effettuare l’accertamento infermieristico della persona e della famiglia individuando i fattori di rischio genetico
- anamnesi familiare
- analisi del modello di ereditarietà e il rischio di ricorrenza
- counselling per informare, educare e sostenere il paziente e la famiglia nel progetto di cura
Ma come si può diventare Genetic Nurse?
In Inghilterra ci sono due tipi di percorso:
- un corso di 60 crediti + un tirocinio formativo all’interno di strutture che si occupano di genetica medica
- MSc in Genetic Counselling (120 crediti) che si sviluppa in un corso della durata di 2 anni
Questi due titoli danno la possibilità (in Inghilterra) di svolgere attività di ricerca e di diventare Genetic counsellors del NHS Regional Genetic Services.
Dato l’alto tasso di incidenza di malattie genetiche constatato in Italia negli ultimi anni, risulta necessaria anche qui l’introduzione del Genetic Nurse che vada ad occuparsi di aspetti ancora oggi gestiti da medici.
In Italia, esistono poche realtà in cui si trova questa figura, ad esempio Trento, Bolzano, Genova, Bologna e Milano. Non esiste ancora però un percorso di studi definito, nè un riconoscimento del ruolo, sebbene la SIGU (Società Italiana Genetica Umana) abbia previsto nei “Disciplinari per l’Accreditamento delle Strutture di Genetica Clinica”: “almeno due medici specialisti in genetica medica (…) più due figure sanitarie del comparto (…)“.
Per integrare questa figura nell’ambito sanitario italiano si dovrebbero apportare innovazioni già in campo universitario, con l’introduzione di specializzazioni post-base basate sulla genetica, così come avviene in altre realtà Europee.
Questo permetterebbe dei riconoscimenti sia dal punto di vista della posizione professionale, ma anche dal punto di vista economico, con la definizione di un sistema contrattuale adeguato alla competenza avanzata e stabilito in base ad essa e non in base all’anzianità.
L’introduzione dell’infermiere genetista conferma come la nostra professione può e deve evolversi sempre di più con l’unico scopo di aumentare la qualità delle prestazioni rispondendo in maniera sempre più adeguata e competente alle esigenze della popolazione!
Federica Melica
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