La Fnopi scrive una lettera al goveno per tre richieste precise:
- Tre richieste precise: subito una circolare del ministero della Salute per consentire l’applicazione dell’allentamento dell’esclusiva degli infermieri prevista nel decreto Sostegni, perché possano scendere in campo anche fuori dell’ospedale i 270mila dipendenti che moltiplicherebbero in modo esponenziale le vaccinazioni.
- Una stabilizzazione dell’allentamento dell’esclusiva che consenta agli infermieri non solo l’intervento nella campagna vaccinale, ma l’assistenza anche sul territorio ai soggetti più fragili, soprattutto a quelli che durante la pandemia sono stati trascurati dai vari livelli di assistenza e che ora vanno recuperati per non mettere a rischio la loro salute.
- Sul modello già applicato a farmacisti e farmacie, consentire maggiore autonomia agli infermieri che operano sul territorio occupando ogni porzione e spazio del Servizio sanitario nazionale, i quali senza necessità di preparazioni particolari o tutoraggi (sono già vaccinatori da anni nei centri vaccinali) potrebbero allargare la platea dei vaccinati fino al domicilio, a vantaggio soprattutto dei più fragili.
In questo modo l’immunità di comunità (o di gregge) entro luglio diventa un traguardo non solo da raggiungere, ma assolutamente raggiungibile.
Parla chiaro la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche in una lettera inviata a Draghi, Speranza, Gelmini e per conoscenza Figliuolo, Curcio e Bonaccini: gli infermieri sono vaccinatori da sempre e per professione, ma prevedere il loro intervento solo sulla carta senza dargli il necessario appoggio programmatorio e normativo significa legargli le mani e non consentirgli, nonostante le previsioni, di intervenire come vaccinatori non solo per chi arriva in ospedale o nelle strutture delle aziende sanitarie.
Proprio per questo – scrive la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli nella lettera rivolgendosi ai massimi responsabili delle istituzioni – vi chiediamo di sostenere, come fatto per i farmacisti e senza necessità come accade in alcune Regioni di prevedere interventi improbabili di operatori non adeguatamente formati che rappresenterebbero un rischio anche per la salute della popolazione, l’introduzione già nella fase di conversione del Decreto-legge 22 marzo 2021 n. 41 della possibilità per gli infermieri e gli infermieri pediatrici di svolgere l’attività di vaccinazione in autonomia e di prevedere le regole uguali per tutti per l’allentamento dell’esclusiva e le possibilità di intervento degli infermieri”.
“Si tratta – aggiunge – di affrontare con il massimo della potenzialità assistenziale la pandemia e si tratta di velocizzare quanto più possibile la vaccinazione per far fronte a contagi e decessi, ma anche di soddisfare i bisogni di salute dei più fragili che durante la pandemia sono stati trascurati”.
“Gli infermieri si sono da subito resi disponibili per un intervento efficiente, efficace e autonomo, in modo anche da lasciare libertà di azione agli altri professionisti coinvolti – conclude Mangiacavalli nella lettera – ma per consentire queste attività è richiesto di apportare le necessarie modifiche alla normativa vigente, oltre che un coordinamento e un monitoraggio sull’attuazione delle norme che non le lascino solo sulla carta, ma le attuino a pieno regime, aumentando l’efficienza del nostro servizio sanitario nazionale”.
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