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Epatite C: la continuità assistenziale e l’importanza della figura dell’infermiere nella gestione del paziente tossicodipendente

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Epatite C, Campania modello virtuoso per l’implementazione delle nuove terapie
Virus epatite C
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Sono tantissime le tesi di laurea che arricchiscono il nostro progetto editoriale denominato NeXT che permette ai neolaureati in medicina e infermieristica di poter pubblicare la loro tesi di laurea sul nostro portale ([email protected])

La dott.ssa Annapaola Ianunzio si laurea in Infermieristica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con la tesi dal titolo “Epatite C: la continuità assistenziale e l’importanza della figura dell’infermiere nella gestione del paziente tossicodipendente”.

L’infezione da virus dell’epatite C ha una prevalenza nel mondo di circa 150 milioni di casi ed è causa di circa 400.000 morti all’anno. In Italia si stima che i pazienti affetti da epatite cronica HCV-correlata siano oltre un milione ed oltre 20.000 i decessi per malattie croniche del fegato di cui l’HCV rappresenta causa unica o concausa dei danni epatici in circa il 60% dei casi. I tassi di morbilità e mortalità da virus C potrebbero tuttavia risultare sottostimati, in quanto l’infezione spesso decorre in maniera asintomatica oppure è responsabile di complicanze extra-epatiche (patologie cardiovascolari, renali, neoplastiche) che non vengono prese in considerazione.

Il rilevante impatto sociale dell’infezione, a causa degli innegabili danni psicologici e alla netta modifica della vita di relazione a cui molti pazienti vanno incontro e, non da ultimo il significativo peso economico della malattia, hanno fatto sì che l’epatite C venisse considerata un rilevante problema di Sanità Pubblica. Per tale motivo già nel 2016, la 69^ Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato il Piano di Salute Globale che ha fissato come obiettivo l’eradicazione del virus entro il 2030.

In particolare L’organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato come target:

  • una riduzione del 90% di nuovi casi di epatite cronica C;
  • una riduzione del 65% dei decessi da epatite C;
  • la diagnosi del 90% di infezioni croniche da virus C;
  • il trattamento dell’80% dei pazienti eleggibili.

Il Ministero della Salute si è inoltre attivato con un gruppo di esperti nel settore per l’implementazione strategica anche in Italia della prevenzione delle Epatiti Virali. Il tutto è arrivato a livello delle singole regioni grazie alla definizione di specifici Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA).

Oggi poi, grazie all’avvento delle nuove terapie antivirali IFN-free (DAA), è possibile raggiungere la clearance virale e dunque la guarigione nel 99% dei casi trattati.

L’obiettivo del lavoro è quello di evidenziare oltre alle caratteristiche del virus, quali siano le classi sociali maggiormente interessate da questa problematica. Si farà particolarmente riferimento a quella che viene definita “popolazione difficile”: i PWID (People who inject drugs) che oltre che essere soggetti particolarmente esposti alla possibilità d’infezione sono anche interessati dal problema della dipendenza.

L’elaborato andrà quindi ad analizzare quali siano le metodologie di approccio e di gestione più efficaci ed efficienti rispetto a questo bacino d’utenza, entrando sia nell’ambito ospedaliero che in quello territoriale con i SerD che rappresentano il fulcro della gestione di questi utenti.

Inoltre verrà messa particolarmente in evidenza la figura dell’infermiere, facendo un breve excursus storico di questa professione, per arrivare alla definizione moderna e per comprendere a pieno l’importanza e i ruoli dell’infermiere nella gestione di pazienti tossicodipendenti con HCV.

L’elaborato è articolato in tre capitoli.

Nel primo capitolo si andranno a valutare tutte le caratteristiche del virus responsabile dell’epatite C, a partire dai dati epidemiologici disponibili, analizzando le modalità di trasmissione per definire anche i fattori di rischio più significativi.

Si andrà poi a esporre quelle che sono le più frequenti infezioni che possono associarsi al virus HCV per generare le così dette coinfezioni e quindi verranno descritte le maggiori complicanze e le più importanti manifestazioni extraepatiche a cui si può andare in contro a partire dall’infezione da HCV. Verrà analizzata la storia naturale della patologia per poter successivamente classificare e definire le caratteristiche principali dell’epatite C acuta e cronica, per concludere con gli aspetti di diagnostica e di terapia.

Nel secondo capitolo invece verrà dapprima descritta l’evoluzione storica della figura dell’infermiere soffermandomi sugli aspetti cruciali di questa evoluzione che hanno permesso di ottenere importanti cambiamenti nella stessa e verrà poi definita tramite i capisaldi della professione la figura dell’infermiere moderno.

Successivamente verranno invece trattati i punti focali della comunicazione, per arrivare ad un concetto molto più pratico: il counseling. Nella seconda parte del secondo capitolo infatti verrà descritto lo strumento del counseling sia per i suoi aspetti più teorici e sia in riferimento ad aspetti applicativi nell’ambito degli utenti descritti nel capitolo successivo.

Il terzo capitolo sarà improntato su una prima definizione della tossicodipendenza, un meccanismo di fondamentale importanza nell’ambito dei SerD, che ci permetterà di conoscere meglio l’utente a cui ci approcceremo, per passare poi ad un’analisi diretta della gestione e quindi del trattamento dei pazienti in carico presso questi servizi. L’elaborato si concluderà poi con una specifica valutazione del ruolo dell’infermiere nella gestione del paziente.

Annapaola Ianunzio

Alegato

Tesi “Epatite C: la continuità assistenziale e l’importanza della figura dell’infermiere nella gestione del paziente tossicodipendente”

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