L’impianto retinico PRIMA ripristina la visione centrale nei pazienti con degenerazione maculare senile avanzata (AMD). E’ quanto sostengono gli autori di uno studio clinico pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Lo studio PRIMA ha coinvolto 38 partecipanti di età pari o superiore a 60 anni in 17 sedi in cinque Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito), dimostrando miglioramenti significativi nella capacità visiva grazie al dispositivo wireless che stimola le cellule retiniche rimanenti.
Il sistema PRIMA, originariamente progettato da Palanker, sostituisce i fotorecettori perduti con un impianto wireless flessibile di 2×2 mm che converte la luce in segnali elettrici per stimolare le cellule retiniche rimanenti. Una telecamera montata su occhiali speciali cattura le immagini e le proietta sull’impianto, utilizzando una luce invisibile nel vicino infrarosso. L’impianto converte quindi la luce in impulsi elettrici, ripristinando il flusso di informazioni visive al cervello. I pazienti possono regolare le impostazioni di zoom e contrasto per migliorare la visione funzionale.
L’81% dei pazienti ha guadagnato dieci o più lettere su una tabella oculistica, con un partecipante che ha migliorato di ben 59 lettere. Il dispositivo, sviluppato da Science Corporation, è stato sottoposto a richiesta di autorizzazione per l’uso clinico in Europa e negli Stati Uniti.
Cos’è la degenerazione maculare senile avanzata (AMD)
La degenerazione maculare senile avanzata è la principale causa di cecità al mondo e si manifesta generalmente dopo i 60 anni. Circa 5 milioni di persone in tutto il mondo convivono con l’Amd, per la quale attualmente non esiste alcun trattamento. La degenerazione maculare senile è caratterizzata dalla distruzione della macula, la parte centrale della retina responsabile della visione fine e dettagliata, quella che ci permette di leggere o riconoscere i volti, mentre la visione periferica è preservata.
Redazione Nurse Times
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