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Dalla Rsa alla casa privata è un attimo: il badante condannato per stupri scoperto per caso dai figli

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Abusi sessuali su minore disabile: infermiere condannato
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La figlia scopre online la condanna in Appello a 8 anni per violenze su otto anziane: l’agenzia sostiene di non essere stata informata sui precedenti

Un caso che tocca i nervi scoperti della sanità e dell’assistenza domiciliare arriva dalla provincia veneta: un uomo già condannato in Appello a otto anni per violenze sessuali su otto ospiti della Residenza Sanitaria Assistenziale “Monumento ai Caduti” di San Donà di Piave è stato scoperto mentre svolgeva la mansione di badante presso una coppia di anziani nel Bellunese. La vicenda è emersa dopo che la figlia degli assistiti, insospettita da atteggiamenti anomali, ha digitato il nome dell’uomo su internet e ha scoperto il passato giudiziario dell’operatore.

Scoperta e reazioni: come è emersa la verità

La scoperta è avvenuta per caso: la donna dichiara di aver assunto il badante tramite un’agenzia e di non essere stata informata della condanna. «Non sapevo nulla del suo passato — ha spiegato —. L’ho assunto regolarmente, fidandomi dei controlli dell’agenzia». Secondo il racconto della figlia, la ricerca online ha rivelato una sentenza di condanna in Appello per abusi su otto donne anziane ospiti della Rsa di San Donà di Piave.

L’associazione che ha mediato l’impiego ha riferito di essere «ignara dei suoi precedenti», spiegando che i controlli approfonditi vengono eseguiti in particolare sui lavoratori stranieri per verificare documenti e permessi di soggiorno. Poiché l’ex operatore è cittadino italiano, l’agenzia sostiene di non aver effettuato verifiche dei precedenti penali analoghe a quelle riservate agli stranieri.

Stato processuale e profilo giuridico

La condanna in Appello — come riportato dalle fonti giudiziarie citate dalla famiglia — è di otto anni di reclusione per violenze sessuali commesse all’interno della struttura residenziale. Tuttavia, la sentenza non è ancora esecutiva: l’esecuzione è sospesa in attesa dell’esame della Corte di Cassazione, che dovrà decidere sull’eventuale impugnazione. Al momento l’imputato si troverebbe ancora a piede libero, secondo quanto ricostruito dalla famiglia e dalle dichiarazioni rese pubbliche dagli interessati.

Redazione NurseTimes

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