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Cosa è successo nei reparti di Emodialisi durante la pandemia da  COVID-19? Presentazione di uno studio qualitativo fenomenologico

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Mostra il pene alle infermiere e rompe il naso ad un Oss: arrestato paziente durante una seduta di emodialisi
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Autori: Dott. Cosimo Della Pietà, Dott. Giovanni Andre Morabito, Dott. Francesco Germini.

Abstract

L’origine del presente studio qualitativo nasce dall’interesse personale di voler analizzare e comprendere quali sono stati gli effetti della pandemia da COVID-19, sugli infermieri che assistono le persone sottoposte a l’emodialisi.

Per analizzare tale tematica abbiamo svolto uno studio qualitativo fenomenologico, su un campione di dimensioni contenute di infermieri che prestano servizio in un servizio di emodialisi, al fine di comprendere i loro vissuti, le loro emozioni,  i comportamenti messi in atto e condivisi dal  gruppo di professionisti assistenziali.

La parola d’ordine dello studio qualitativo è “comprendere i perché”, il suo obiettivo è quindi esplorare, spiegare non andare a misurare. È una tipologia di ricerca, che si basa su dati quasi esclusivamente qualitativi e produce informazioni qualitative, descrizione di fenomeni da un punto di vista definito che, in quanto tali, non possono essere generalizzate.

L’obiettivo è quello di approfondire e ampliare la conoscenza di una data situazione, andando a coglierne tutta la complessità del fenomeno oggetto di studio.

Questi metodi qualitativi derivano da diverse discipline: sociologia, filosofia, antropologia culturale, psicologia clinica e semiotica.

Lo studio qualitativo può raggiungere in modo indipendente la totalità degli obiettivi di una ricerca o essere integrato a metodologie di tipo quantitativo.

Bisogna dare molta importanza all’ascolto in questa tipologia di ricerca, bisogna ascoltare con curiosità, raccogliere dati e bisogna aver cura dell’analisi dei risultati raccolti.

Un buon ascoltatore “un ricercatore” è un esploratore. I segnali più importanti sono quelli che si presentano alla coscienza comune come trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi della comunicazione. Affronta i dissensi. Un buon ascoltatore non ha fretta di arrivare alle conclusioni.

Introduzione

Il progetto scelto riguarda la condizione degli infermieri nel reparto di dialisi  durante il periodo Covid-19. Il presente studio è stato svolto utilizzando, l’intervista in profondità, svolta telefonicamente ed individualmente, non potendo effettuare  un’intervista in presenza, a causa delle restrizioni dovute al COVID-19, a 10 infermieri ai quali sono state sottoposte 6 domande, per andare a capire ciò che secondo  ognuno di loro è cambiato in ambito lavorativo.

L’intervista è stata così strutturata e presentata: “Mi presento, sono Giovanni Andrea Morabito, uno studente dell’Università di   Bari, laureando in Infermieristica, sto conducendo uno studio relativo agli effetti che ha avuto la pandemia da COVID-19, sull’assistenza ai malati dializzati. I dati raccolti saranno elaborati e presentati in forma anonima. Le domande somministrate sono le seguenti:

1) La invito a presentarsi, genere, anni di lavoro, anni di lavoro con i  malati dializzati.

2) L’assistenza infermieristica al malato dialitico durante l’emergenza pandemica da covid-19, cosa è successo secondo la sua esperienza?

3) Nella sua realtà lavorativa specifica, quali sono stati i vissuti personali, relativi alla pandemia ?

4) Può raccontarmi qualche episodio specifico, legato al suo lavoro, cui è stato coinvolto emotivamente.

 5) Alla luce della sua esperienza, cosa avrebbe fatto di diverso, per assistere i malati dializzati?

6) Dalla sua esperienza vissuta durante la pandemica, cosa pensa di modificare nell’assistenza ai malati dializzati in futuro?

I dati raccolti, sono presentati in forma anonima ed aggregata, inseriti in tabelle, dove ogni intervistato è stato denominato con la sigla:  “inf.1, inf. 2, inf. 3, …”. Le risposte date dagli intervistati,  sono state elencate nelle tabelle, segnalando nella colonna corrispondente, quanti partecipanti hanno espresso lo stesso concetto.

Presentazione dei dati raccolti

1) La invito a presentarsi, genere, anni di lavoro, anni di lavoro nell’assistenza ai malati dializzati.

DonnaUomoEtà 20/40Età 40/60Età lavorativa 10/20Età lavorativa 20/30
Inf. 1  Inf.1 Inf. 1  
Inf. 2  Inf. 2 Inf. 2
Inf. 3 Inf. 3 Inf.3 
Inf. 4 Inf. 4 Inf. 4 
Inf. 5 Inf. 5 Inf. 5 
Inf. 6  Inf. 6 Inf. 6
Inf. 7 Inf. 7 Inf. 7   
 Inf. 8 Inf. 8 Inf. 8
Inf. 9  Inf. 9 Inf. 9
 Inf. 10Inf. 10 Inf. 10 
Tot: 8Tot: 2Tot: 5Tot: 5Tot: 5Tot: 5

Come detto in precedenza abbiamo sottoposto questa intervista a 10 infermieri, che,  come da tabella, sono suddivisi in:  

  • 4 donne con un’età compresa tra i 40/60 anni con un’esperienza lavorativa compresa tra i 20/30 anni;
  • 4 donne con un’età compresa tra i 20/40 anni, con un’esperienza lavorativa compresa tra i 10/20 anni;
  • 1 uomo con un’età compresa tra i 20/40 anni, con un’esperienza lavorativa compresa tra i 10/20 anni;
  • 1 uomo con un’età compresa tra i 40/60 anni, con un’esperienza lavorativa compresa tra i 20/30 anni.

2) L’assistenza infermieristica al malato dialitico, durante l’emergenza pandemica da covid-19, cosa è successo secondo la sua esperienza?

Assistenza infermieristica intensificata, ad ogni minimo segnale diverso dai soliti si intensificavano le attenzioni nei confronti dei pazientiInf.1
Inf.8
Inf.9
Tot: 3
La mancanza del contatto con il paziente, l’utilizzo di tute protettive ed il non poter “vivere” il rapporto con il paziente com’era prima della pandemiaInf.5
Inf.7
Inf.2
Tot: 3
L’aumentato dell’uso dei DPI per tenere al sicuro i pazienti e gli infermieri stessi con l’intento di andare a limitare al minimo la possibilità di contagio.Inf.3
Inf.4
Inf.10 Inf.6  
Tot: 4

Sulla base delle 10 interviste effettuate, abbiamo potuto notare come il periodo pandemico abbia modificato in maniera significativa  l’esperienza lavorativa degli infermieri, in quanto nella maggior parte delle risposte, si può  notare come le priorità siano quelle dell’utilizzo corretto e continuo dei dispostivi  di protezione individuali ed il rispetto delle linee guida, così come l’intensificarsi  delle attività infermieristiche, e la modifica dei rapporti comunicativi e relazionali, con i malati assistiti.

3) Nella sua realtà lavorativa specifica, quali sono stati i vissuti personali, relativi alla pandemia ?

Vivere con ansia e paura la pandemia, rischiando di essere veicolo di contagio per pazienti e familiariInf. 3
Inf. 4  
Tot: 2
L’incredulità e lo sguardo dei pazienti verso la novità del Triage all’ingresso della clinicaInf. 6
Inf. 5
 Tot: 2  
La differenza tra prima e seconda “ondata”, nella quale ci sono stati molti casi di contagio sia tra pazienti che tra infermieriInf. 2
Inf. 8
Inf.10
  Tot: 3  
I turni stressanti dovuti alla mole di lavoro in più e al numero di contagi elevato tra il personale sanitarioInf. 1
Inf. 7
Inf. 9
  Tot: 3

Nelle risposte date a questa domanda, si pone l’attenzione costante sulla paura di un possibile contagio e di essere veicolo per pazienti e familiari. Nella maggior parte delle risposte abbiamo ricevuto pareri concordi sulla differenza tra prima e seconda ondata pandemica da COVID-19, data dall’aumento dei casi nella seconda rispetto alla prima, con conseguente aumento della mole di lavoro causata proprio dal numero elevato di casi tra il personale sanitario.

4) Può raccontarmi qualche episodio specifico, legato al suo lavoro, cui è stato coinvolto emotivamente.

Lo sguardo di aiuto e di paura del paziente positivo che doveva recarsi in ospedale e non sapeva se sarebbe tornato presso la strutturaInf. 6
Inf. 8
Tot: 2  
Il primo decesso causa covid-19 di una paziente giovane e la “freddezza” con cui è stata salutata quando è risultata positiva Inf. 4
Inf. 7
Tot: 2
Il decesso di un paziente e la perdita di umanità di fronte alla morte, nessun contatto, nessuno sguardo familiare e l’essere inermi di fronte al doloreInf. 3
Inf. 9  
Tot: 2
Il ritorno in struttura di un paziente guarito dal covid ma cambiato profondamente, sia fisicamente che psicologicamenteInf. 2
Inf. 10
Inf. 5
Tot: 3
Una paziente che ringraziava gli infermieri per il lavoro ed una frase che rimarrà per sempre impressa “La dialisi mi fa sopravvivere e non vivere”Inf. 1   Tot: 1

Ciò che si evince dalle risposte a questa domanda è che il senso di solitudine, di smarrimento, di paura e di rassegnazione riscontrati nei pazienti positivi, ha segnato notevolmente sia da un punto di vista psicologico che dell’umore gli infermieri intervistati.

5) Alla luce della vostra esperienza, cosa avreste fatto di diverso, per assistere i malati dializzati?

Nulla di più, si è sempre dato il massimo e si è sempre assicurata l’assistenza infermieristica ai pazienti positivi, alla pari di pazienti non affetti da covid-19Inf. 1
Inf. 2
Inf. 3
Inf. 4
Inf. 5
Inf. 6
Inf. 7
Inf. 8
Inf. 9
Inf. 10
   Tot: 10

A questa domanda le risposte ricevute, nonostante le interviste fossero individuali e separate, una univocità di risposta. I 10 infermieri intervistati hanno confermato la percezione di aver dato il massimo (nonostante la situazione di grande difficoltà), riuscendo a garantire in ogni caso, la continuità assistenziale per i pazienti positivi al covid-19 al pari di quelli negativi.

6) Dalla sua esperienza, vissuta durante la pandemica, cosa pensa di modificare nell’assistenza ai malati dializzati in futuro?

Con le vaccinazioni, dai dati si capisce che il gran numero di vaccinazioni effettuate ha in parte attenuato la pandemia, sperando di poterla sconfiggere del tutto in futuroInf. 1
Inf. 9
Inf. 10
Tot: 3
Il continuo e costante utilizzo dei dispositivi di protezione individuali (DPI) per andare a limitare il più possibile i contagiInf. 2
Inf. 3
Inf. 4
Inf. 5
Inf. 6
Inf. 7
Tot: 6
Maggiore attenzione ai sintomi riferitiInf. 8Tot: 1

Concludendo l’intervista con una domanda sul futuro, la maggioranza degli infermieri intervistati, ha dato un’importanza assoluta sull’utilizzo dei DPI, che consentono di limitare il più possibile i contagi. Cosi come, grande speranza viene data alle vaccinazioni.

Conclusioni

In conclusione, da questo progetto di ricerca, sono emersi i cambiamenti che la pandemia da Covid-19 ha comportato nelle procedure operative degli Infermieri in un reparto di emodialisi, descrivendo altresì, le reazioni degli stessi infermieri, a questa nuova realtà.

Il progetto si è basato appunto sulla ricerca della comprensione del pensiero degli infermieri intervistati, cercando di comprendere l’impatto emotivo, relazionale e fisico che la pandemia ha prodotto su di loro.

Nelle 5 domande successive alla presentazione, si è cercato di capire ciò che per loro ha voluto dire lavorare e vivere in questo periodo pandemico, in un reparto di emodialisi, andando a esplorare i vissuti durante il  lavoro, ed in maniera soggettiva ciò che più li ha colpiti. Abbiamo ricevuto  risposte perlopiù omogenee. L’utilizzo continuo e costante dei dispositivi di protezione (DPI) da un punto di vista di tutela della salute dell’utente e degli operatori, erano la “salvezza” mentre da un punto di vista del contatto con il paziente creano una barriera.

Gli occhi impauriti di un paziente, la mancanza del contatto fisico diretto, il calore di una mano, di una carezza o anche di un semplice abbraccio sono venuti a mancare, o sono stati limitati dai DPI, andando di conseguenza ad influire, e modificare, sia l’empatia tra infermiere e paziente, sia l’aspetto psicologico di entrambi, dove l’infermiere vive quasi un senso di impotenza, pur nella consapevolezza di aver adottato le nuove procedure in maniera corretta. Dalla parte del paziente invece si evidenzia il senso di abbandono e di solitudine. Altro aspetto importantissimo è la omogeneità di risposte date alla domanda 5, la continuità assistenziale assicurata a tutti i pazienti, sia quelli positivi al COVID-19, che quelli negativi ed il mettere da parte ogni tipo di paura e di ansia è risultato essere il punto cardine dell’assistenza infermieristica.

Nonostante la frustrazione dovuta alla perdita di numerosi pazienti a causa del COVID-19, emerge comunque, la certezza e la consapevolezza di aver sempre dato il massimo, sia dal punto di vista professionale che dal punto vista umano.

Bibliografia

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  • Online. Available HTTP: http://www.ascilite.org.au/conferences/singapore07/procs/atkinson
  • Prof. Mario Cozzolino, https://giornaleitalianodinefrologia.it/2020/06/37-03-2020-2/#4_Dialisi_al_paziente_ricoverato_nei_reparti_Covid-19.
  • KDIGO (Kidney Disease: Improving Global Outcomes) Acute Kidney Injury Work Group: KDIGO Clinical Practice Guideline for Acute Kidney Injury. Kidney Inter Suppl. 2:1–138, 2012.
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