Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Opi Bari.
Ci sono immagini che non dovrebbero mai appartenere al mondo della cura: mani che si tendono per soccorrere e che invece vengono strattonate; voci che dovrebbero rassicurare e che vengono messe a tacere con urla e minacce. È quanto accaduto nei giorni scorsi a Corato e ad Altamura (Bari), dove il personale del 118 è stato vittima di nuove aggressioni mentre prestava soccorso.
A Corato un’Infermiera e una soccorritrice, impegnate a salvare una vita, sono state minacciate e maltrattate. A una manciata di ore di distanza, ad Altamura, un altro intervento si è trasformato in un incubo per gli equipaggi di un’ambulanza e di un’automedica, costretti a subire violenza proprio nel momento in cui cercavano di garantire cure immediate.
Non è più possibile parlare di episodi isolati: è una ferita che si ripete, sempre più spesso, sul corpo di chi ogni giorno mette la propria competenza e la propria umanità al servizio della comunità. Aggredire un infermiere, un operatore sanitario significa colpire l’intera collettività, perché la violenza non si ferma alle persone coinvolte ma rallenta, ostacola, talvolta impedisce l’assistenza. È un danno che ricade sui cittadini stessi, privati del diritto a ricevere cure tempestive. È, sotto il profilo giuridico, una grave violazione, che può configurare persino l’interruzione di pubblico servizio, oltre a minacce e lesioni personali.
Opi Bari esprime solidarietà piena e commossa a tutti i colleghi e le colleghe coinvolti. Non sono soltanto operatori sanitari: sono donne e uomini che portano sulle spalle il peso di una professione complessa, che rispondono al richiamo dell’urgenza anche quando la paura e la violenza li vorrebbero zittire. A loro va la nostra vicinanza e la promessa di non lasciarli soli.
Difendere chi cura significa difendere la salute di tutti. Per ristabilire un equilibrio tra chi offre e chi riceve assistenza serve un impegno corale. Istituzioni, aziende sanitarie, forze dell’ordine e cittadini devono sentirsi parte di un unico patto di responsabilità e rispetto. Servono misure di sicurezza adeguate, certo, ma serve soprattutto un cambiamento culturale profondo, che restituisca agli infermieri e a tutti gli operatori sanitari la dignità che meritano.
Ogni volta che un’ambulanza parte non porta con sé solo sirene e protocolli: porta il cuore pulsante di professionisti che hanno scelto di esserci. Non possiamo permettere che quelle mani tese vengano ancora una volta respinte con la violenza.
Redazione Nurse Times
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