Ah, l’inizio dell’anno: quel momento in cui tutto sembra possibile e il calendario brilla di infinite opportunità. Nella mente del sanitario, però, i buoni propositi prendono una piega particolare: “Vado in palestra”, “Imparo a dire no”, “Non mi porto il lavoro a casa”. Obiettivi degni di un eroe, sì, ma poi arriva la realtà – turni massacranti, colleghi che implorano aiuto, e il senso di colpa cronico che ci perseguita come un ECG fuori range.
Eppure, sopravvivere ai buoni propositi è possibile. Non con una bacchetta magica, ma con un piano realistico, pratico e (perché no?) condito con un pizzico di sarcasmo. Ecco la guida definitiva per farcela senza finire schiacciati dal peso delle nostre stesse aspettative.
1. “Quest’anno vado in palestra e mi rimetto in forma”
L’intento è lodevole: la salute passa anche dal prendersi cura del proprio corpo. Ma come si incastra questo nobile obiettivo tra turni doppi, emergenze impreviste e sonno arretrato? La verità è che iscriversi in palestra è facile; andarci regolarmente, meno.
Consiglio pratico: Se il tempo è tiranno, abbandona l’idea di sessioni maratoniche. Opta per micro-allenamenti: 10 minuti di stretching al mattino, qualche squat durante le pause e una camminata al posto dell’ascensore. Se riesci a fare almeno tre di queste cose in una giornata, puoi considerarti un atleta.
2. “Mi prendo più tempo per me”
Tra le promesse più comuni c’è quella di ritagliarsi momenti di puro relax. Sembra fattibile, vero? Poi, però, arrivano le richieste: il turno da coprire, i parenti che chiamano per “un consiglio medico veloce” e il tuo cervello che continua a lavorare anche dopo l’orario di uscita.
Consiglio pratico: Pianifica i tuoi momenti di relax come se fossero turni in reparto. Blocca mezz’ora al giorno sull’agenda per un’attività che ti piace davvero – leggere, cucinare, fare niente. Non accettare compromessi, nemmeno con te stesso.
3. “Sarò più paziente con i pazienti (e i colleghi)”
Nell’universo parallelo dei buoni propositi, quest’anno sei l’incarnazione della calma zen. Niente ti scuote, neanche il paziente che bussa insistentemente perché “ha fretta”. Poi, però, la realtà si abbatte come un triage strapieno.
Consiglio pratico: Non puntare a essere perfetto, ma autentico. Usa il respiro per gestire le emozioni: inspira profondamente prima di rispondere a domande irritanti, espira pensando che il tuo sarcasmo rimarrà confinato nella mente (o nel gruppo WhatsApp con i colleghi).
4. “Non porterò il lavoro a casa”
Una promessa che facciamo ogni anno. Poi, eccoti lì a casa con il referto dimenticato sulla scrivania, il pensiero del paziente critico e le notifiche del gruppo di reparto che suonano senza sosta.
Consiglio pratico: Stabilire confini chiari è essenziale. Designa uno “spazio anti-lavoro” in casa: il divano o la camera da letto devono essere zone off-limits per tutto ciò che riguarda l’ospedale. Inoltre, stacca le notifiche di lavoro durante i tuoi giorni liberi. Il mondo non crollerà senza di te, anche se ti sembra il contrario.
5. “Quest’anno non cadrò nel burnout”
Questo è il mantra che tutti vorremmo abbracciare, ma il burnout, subdolo come sempre, si insinua quando meno te l’aspetti.
Consiglio pratico: Affrontalo in modo preventivo:
Pausa pranzo vera: Non mangiare davanti al computer o mentre cammini tra le stanze. Siediti, anche se per soli 15 minuti.
Tecniche di decompressione: Una passeggiata all’aperto dopo il turno o una doccia calda al rientro sono piccole cose che fanno miracoli.
Coltiva una passione: Che sia disegnare, fare giardinaggio o imparare a fare il sushi, dedicare tempo a qualcosa di non lavorativo ti aiuterà a bilanciare la tua vita.
6. “Non dirò sempre sì”
Sanitari e senso di colpa vanno a braccetto: dire “no” sembra impossibile. Ma accumulare responsabilità su responsabilità non ti rende più altruista, solo più esausto.
Consiglio pratico: Impara a valutare le richieste in base alla tua energia disponibile. Un semplice “non posso questa volta” non farà crollare il sistema sanitario. E se proprio devi dire no, fallo con un sorriso.
In conclusione: accettare di essere umani
Il problema dei buoni propositi è che spesso sono irrealistici. Come sanitari, ci mettiamo sempre sotto pressione per essere migliori – per i pazienti, per i colleghi, per la famiglia. Ma quest’anno, invece di puntare alla perfezione, prova a fare qualcosa di rivoluzionario: abbraccia l’imperfezione.
Permettiti di fallire, di cambiare strada, di riposarti. Alla fine, il miglior buon proposito potrebbe essere proprio quello di sopravvivere con un po’ di leggerezza.
Buon anno, colleghi, e ricordate: con sarcasmo e autoironia si vive meglio.
Manuela Palombi
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