L’epatite Delta, una grave forma di epatite virale, rappresenta una minaccia significativa per i pazienti con Hiv, accelerando la progressione verso la cirrosi epatica e aumentando il rischio di mortalità correlata al fegato. Durante il Congresso CROI 2024 a Denver sono state discusse nuove linee guida e trattamenti emergenti per affrontare questa sfida medica.
Riscontro dell’epidemia
L’epatite Delta ha un impatto significativo sulle persone con Hiv, con una prevalenza che varia tra le coorti europee. Dati provenienti da studi nei Paesi Bassi, Francia, Italia e Stati Uniti evidenziano un’alta incidenza di co-infezione, soprattutto tra gli utilizzatori di droghe per via endovenosa e i pazienti co-infetti con epatite C.
Importanza dello screening precoce
Le linee guida attuali raccomandano uno screening regolare per individuare precocemente la co-infezione da epatite delta nei pazienti con Hiv positivi per l’antigene HBs. Tuttavia l’analisi retrospettiva evidenzia disparità nei test, con un basso tasso di screening tra i pazienti con infezione da epatite C e co-infezione da Hiv, aumentando il rischio di casi non diagnosticati.
Trattamenti emergenti
Le nuove linee guida europee suggeriscono l’uso combinato di bulevirtide e TDF per bloccare l’ingresso dei virus nell’epatocita. Questo approccio terapeutico promettente sta emergendo come una potenziale soluzione per contrastare l’epatite Delta. Studi recenti hanno evidenziato una buona risposta virale e combinata al trattamento, con ulteriori dati attesi a breve termine.
Conclusioni e prospettive future
L’obiettivo principale nella gestione della co-infezione da epatite delta e Hiv dovrebbe essere l’aumento della consapevolezza, dello screening e dell’accesso al trattamento. È cruciale monitorare da vicino i pazienti con fibrosi avanzata o cirrosi e sviluppare farmaci più facili da somministrare per migliorare la compliance e l’outcome dei pazienti.
Conclusioni
In conclusione, affrontare la co-infezione da epatite delta e HIV richiede un approccio integrato che comprenda lo screening regolare, l’accesso a trattamenti efficaci e una sorveglianza attenta dei pazienti a rischio. Le nuove linee guida e i trattamenti emergenti offrono speranza per migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza dei pazienti affetti da questa grave condizione.
Redazione Nurse Times
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