Un’alimentazione ricca di cibi ultraprocessati è direttamente collegata a 32 effetti avversi per la salute, inclusi problemi cardiovascolari, ansia, depressione, obesità, diabete di tipo 2 e alcune forme di cancro. Lo ribadisce un importante studio pubblicato sul British Medical Journal, che ha preso in considerazione il meglio della letteratura scientifica sul tema degli ultimi tre anni e dati su quasi 10 milioni di persone.
Prodotti industriali
I cibi ultraprocessati sono alimenti che derivano da diversi processi di trasformazione industriale e che sono stati appositamente pensati per avere una lunga vita di scaffale, risultare facili da mangiare e di rapido consumo o preparazione. Rientrano in questa categoria sia snack che definiremmo “junk food” come patatine, merendine confezionate, caramelle gommose, ma anche barrette ai cereali, secondi pronti a base di proteine animali o vegetariani, zuppe e noodles in scatola, bibite frizzanti. In genere questi alimenti sono ricchi di coloranti, additivi alimentari, insaporitori, zuccheri, grassi e sale, poveri di fibre e nutrienti.
Prove schiaccianti
Il nuovo studio che vede coinvolte tra le altre l’Università della Sorbona in Francia e la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health negli Stati Uniti, è una “revisione ad ombrello”, uno studio di analisi che prende in considerazione precedenti revisioni di studi. In pratica lo strumento scientifico più avanzato per chiarire i fattori associati a un determinato fenomeno.
Il team ha ripassato in rassegna 45 tecniche di analisi statistiche usate in 14 studi precedenti su consumo di ultraprocessati ed effetti sulla salute, ordinando le associazioni tra cibi e problemi di salute dalle più alle meno convincenti. Quelli evidenziati restano collegamenti e non sono relazioni di causa-effetto, ma il lavoro ha il merito di aver valutato quanto le relazioni trovate sono “solide”.
Quali disturbi?
In generale il livello più elevato di consumo di cibi ultraprocessati è risultato collegato a 32 tipi di effetti avversi. Le prove più convincenti includono un aumento del 50% di rischio di morti per problemi cardiovascolari, un rischio più elevato del 48-53% di ansia e altri diffusi disturbi mentali e uno più alto del 12% di diabete di tipo 2.
Ci sono poi prove “altamente credibili” di un’associazione tra ultraprocessati e il 21% di rischio in più di morte per ogni causa, dal 40 al 66% di rischio in più di morte per malattia cardiaca, oltre a obesità, diabete di tipo 2, problemi del sonno, e un 22% di rischio in più di depressione.
Sono emerse anche associazioni tra ultraprocessati e asma, problemi gastrointestinali, alcuni tipi di cancro e alcuni fattori di rischio cardiometabolico, come un’elevata presenza di grassi nel sangue, ma queste ultime relazioni sono meno solide.
Correre ai ripari
Alla luce di queste preoccupanti relazioni, gli autori dello studio sono convinti che servano misure di salute pubblica per limitare il consumo di questi alimenti, che sono al centro di aggressive campagne di marketing e che sono capaci di indurre dipendenza, e che sempre più studi indicano come dannosi per la salute umana.
Redazione Nurse Times
Fonte: Focus
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