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Carenza infermieristica in Italia? Non c’è problema: arriva l’assistente infermiere

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Assistente infermiere, Fnopi: "Con questa figura si delineano nuove opportunità. Ora occorre impegno comune"
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La sanità italiana è in ginocchio: la carenza di infermieri sta raggiungendo livelli critici, con stime che parlano di 110.000 professionisti in meno nei prossimi 10 anni e la Lombardia che attualmente registra un deficit di circa 2.000 infermieri. In questo scenario drammatico, le dichiarazioni di esperti del settore stanno scuotendo il dibattito pubblico.

L’allarme di Zakaria Rouimi: “Problema di attrattività e valorizzazione”

Zakaria Rouimi, un infermiere di 29 anni con 7 anni di esperienza sul campo, ha denunciato apertamente le lacune del sistema sanitario:

«C’è un problema di attrattività: gli stipendi non sono alti, nonostante i tre anni di laurea e le poche possibilità di crescita professionale. La relazione che si instaura con i pazienti è preziosa, ma serve una riqualificazione urgente della professione per non perdere chi si dedica con passione a questo lavoro.»

Le parole di Rouimi, che ha prestato servizio in pronto soccorso, al 118 e nel coordinamento di un poliambulatorio a Varese, rispecchiano la frustrazione di molti colleghi che vedono la qualità dell’assistenza sanitaria minacciata da soluzioni che rischiano di tagliare i costi a discapito della professionalità.

La proposta controversa: l’assistente infermiere

Per far fronte alla crisi, il governo, in accordo con le Regioni, ha introdotto la figura dell’assistente infermiere. Il percorso formativo previsto – 200 ore di teoria, 280 di tirocinio e 20 di esercitazioni – è ritenuto insufficiente da numerosi operatori. Il timore è che questi nuovi profili, se mal formati, vengano impiegati per sostituire gli infermieri laureati, aggravando ulteriormente il problema della carenza infermieri.

La voce decisa della consigliera regionale Carmela Rozza

La preoccupazione non viene condivisa solo da chi lavora in prima linea. Carmela Rozza, consigliera del Pd, ha lanciato un forte monito:

«L’assistente infermiere non può essere la risposta al problema. La figura va ridefinita nel nome, nelle competenze e nella formazione. Occorre investire in una formazione universitaria che garantisca standard elevati, altrimenti rischiamo di sostituire i nostri infermieri laureati con personale meno qualificato, compromettendo la qualità dell’assistenza.»

Le sue parole sottolineano come la soluzione proposta possa rivelarsi un tentativo di contenere i costi a breve termine, ma a lungo termine potrebbe compromettere la sicurezza e l’efficacia del sistema sanitario.

Una crisi che richiede interventi decisivi

La carenza infermieri è un problema che va ben oltre la semplice mancanza di personale: è una questione di riconoscimento, formazione e valorizzazione professionale. Le dichiarazioni di Rouimi e Rozza evidenziano l’urgenza di riforme strutturali e investimenti mirati per garantire che ogni paziente riceva un’assistenza sanitaria di qualità.

In un momento in cui i numeri allarmano e la crisi si approfondisce, il dibattito sulla figura dell’assistente infermiere diventa simbolo di un sistema in bilico. La sfida per le istituzioni è coniugare l’esigenza di coprire i vuoti nella forza lavoro con la necessità di mantenere standard elevati, senza sacrificare la professionalità degli operatori.

Conclusioni

La sanità italiana si trova di fronte a una scelta difficile: accettare soluzioni rapide ma rischiose o investire seriamente nella formazione e nella valorizzazione dei veri protagonisti del sistema sanitario. Le testimonianze di Zakaria Rouimi e Carmela Rozza rappresentano un appello urgente a ripensare il futuro della professione infermieristica, perché in questo scenario, ogni infermiere conta.

Redazione Nurse Times

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