Carenza di infermieri in Italia: un tema sempre attuale, che presenta varie sfaccettature. Ne abbiamo parlato con Pierpaolo Volpe, presidente di Opi Taranto.
Partiamo dal caso San Raffaele, che ha riacceso i riflettori sull’opportunità di reclutare personale ospedaliero tramite cooperative esterne. “A mio parere – esordisce Volpe – le cooperative non possono supplire alle carenze di infermieri dipendenti dalla pubblica amministrazione. Le strutture sanitarie devono quindi dotarsi di personale proprio, perché l’affidamento a soggetti terzi per il reclutamento determina ricadute negative sia sull’assistenza che sul personale stesso”.
Restando in tema di soluzioni “creative” alla carenza di personale, ha fatto notizia la recente delibera con cui Regione Puglia autorizza le Rsa a sostituire fino al 50 percento degli infermieri con operatori socio-sanitari (oss). “Opi Taranto, insieme a Opi BAT e Opi Brindisi, ha presentato ricorso al Tar per contestare quella delibera – ricorda Volpe –. Ricorso nel quale si è costituto anche Enpapi, a conferma del fatto che in Puglia ci sono tanti liberi professionisti utilizzabili dalle strutture private. Non solo. Durante l’emergenza Covid diverse aziende sanitarie si sono dotate di bandi interni per l’individuazione di personale volontario, ovviamente remunerato, che vada a supportare le Rsa. Quindi, anziché sostituire gli infermieri con oss, abbattendo così la qualità dell’assistenza al cittadino fragile, si potrebbe sfruttare questa opportunità”.
È pur vero, tuttavia, che le Rsa sono poco attrattive per gli infermieri. “In effetti sì – conferma Volpe –. Principalmente per due motivi: innanzitutto per le condizioni salariali non esattamente allettanti, considerando i contratti applicati; poi per le scarse possibilità di carriera rispetto al settore pubblico e alle grandi case di cura private”.
Altra soluzione “creativa” alla carenza di infermieri: il ricorso a professionisti provenienti dall’estero. A tale riguardo la Fnopi ha chiesto l’istituzione di elenchi speciali per garantire un maggior controllo su formazione universitaria e conoscenza della lingua italiana. “È quanto anch’io sostengo da tempo – afferma Volpe –, perché non è possibile che nella stessa struttura convivano infermieri di serie A e di serie B. Non è possibile che alcuni infermieri non siano soggetti alla giurisdizione dell’Ordine, e quindi immuni all’apertura di provvedimenti disciplinari per violazione del Codice deontologico”.
A proposito di Fnopi, da qualche giorno gira voce che Maurizio Zega, presidente di Opi Roma, non ricopra più la carica di vicepresidente della Federazione nazionale. Questo il commento di Volpe: “Agli Ordini provinciali non è stato riferito nulla. Essendo il dottor Zega, a prescindere, un componente del Comitato centrale, mi aspetto dalla Federazione una comunicazione ufficiale, qualora la voce fosse confermata. E anche urgente, visto che la Fnopi, in quanto pubblica amministrazione, deve attenersi al principio di trasparenza”.
Redazione Nurse Times
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