Il consumo di marijuana in persone sotto i 50 anni è associato a un maggiore rischio di eventi cardiovascolari avversi rispetto ai non consumatori. E’ quanto emerge da un ampio studio osservazionale pubblicato su JACC: Advances. I risultati mostrano un aumento significativo del rischio di infarto, insufficienza cardiaca, ictus ischemico e mortalità per tutte le cause.
Lo studio ha analizzato i dati di oltre 4,6 milioni di individui con età media di 41 anni, tutti privi di comorbilità cardiovascolari significative. Tra questi, circa il 2% dei partecipanti erano consumatori di cannabis. La prevalenza di episodi depressivi e obesità è risultata molto più alta tra i consumatori rispetto ai non consumatori, con aumento rispettivamente di quasi 15 volte (P < 0,01) e di 20 volte (P < 0,0001).
Nel periodo di follow-up medio di circa 36 mesi per i consumatori di cannabis e di 44 mesi per i non consumatori è stato osservato un incremento marcato del rischio relativo per gli eventi cardiovascolari. Per l’infarto miocardico il rischio relativo è pari a 6,18 (IC 95% 4,89-7,82), mentre per l’ictus ischemico è di 4,33 (IC 95% 3,41-5,49). Anche il rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori è significativamente più alto, con un RR di 3,24 (IC 95% 2,86-3,66). Inoltre il rischio di insufficienza cardiaca e mortalità per tutte le cause è rispettivamente di 2,02 (IC 95% 1,79-2,29) e 1,50 (IC 95% 1,36-1,64).
L’analisi Kaplan-Meier ha mostrato una probabilità di sopravvivenza inferiore per tutti gli eventi cardiovascolari nei consumatori rispetto ai non consumatori (P < 0,0001 per tutti). Questi dati sono supportati anche da una meta-analisi separata condotta dagli stessi autori, che ha evidenziato un aumento del rischio di infarto acuto con un OR di 1,51 (IC 95% 1,12-2,05).
I meccanismi fisiopatologici attraverso i quali la cannabis influisce sulla salute cardiovascolare sono ancora oggetto di studio. La sostanza sembra interferire con il ritmo cardiaco, promuovere disfunzioni endoteliali, rilascio di citochine pro-infiammatorie e stress ossidativo. Tutti fattori che contribuiscono alla disfunzione microvascolare coronarica e alla destabilizzazione delle placche aterosclerotiche.
Secondo Ibrahim Kamel (St. Elizabeth’s Medical Center di Boston), primo autore dello studio, il panorama delle ricerche sugli effetti della cannabis è paragonabile agli studi sul fumo di sigaretta prima della pubblicazione del rapporto del Surgeon General negli Stati Uniti, che ha stimolato l’aggiunta di etichette di avvertimento sui pacchetti di sigarette nel 1965.
La comunità scientifica dovrebbe approfondire gli studi di base per chiarire i meccanismi sottostanti e aumentare la consapevolezza dei rischi tra i consumatori. Un ulteriore passo potrebbe essere l’introduzione di etichette di avvertimento sui prodotti a base di cannabis, simili a quelle dei pacchetti di sigarette, che aiuterebbero i potenziali consumatori a prendere decisioni informate sui rischi per la salute.
Bibliografia
Kamel I, Mahmoud AK, Twayana AR, Younes AM, Horn B, Dietzius H. Myocardial Infarction and Cardiovascular Risks Associated with Cannabis Use: A Multicenter Retrospective Study. JACC Adv. 2025 Mar 12:101698. doi: 10.1016/j.jacadv.2025.101698.
Redazione Nurse Times
Articoli correlati
- Cannabis light: stop del Senato alla liberalizzazione
- Cannabis contro emicrania: al via il test clinico
- Piemonte, è boom di cannabis a uso terapeutico
Scopri come guadagnare pubblicando la tua tesi di laurea su NurseTimes
Il progetto NEXT si rinnova e diventa NEXT 2.0: pubblichiamo i questionari e le vostre tesi
Carica la tua tesi di laurea: tesi.nursetimes.org
Carica il tuo questionario: https://tesi.nursetimes.org/questionari
Lascia un commento