Milano. E’ in corso un importante progetto-pilota dell’Università Campus Bio-Medico di Roma teso a diagnosticare il tumore al polmone partendo dalle caratteristiche del respiro.
L’innovativo sistema diagnostico mostra la singolare opportunità di sottoporre a questo screening un fetta di popolazione che fino ad oggi è stata sempre esclusa e questo anche grazie alla totale innocuità del test (non utilizza infatti l’emissione di radiazioni). Gli altri vantaggi presentati dal test di screening permetterebbero di esaminare non più solo i grandi fumatori sopra i 55 anni, ma anche i fumatori occasionali e di giovane età. Ultimo ma non come importanza, il vantaggio di essere economico e meno invasivo della TC, e che già permette di ridurre il numero di falsi positivi.
I risultati ottenuti su cento soggetti a rischio over 55 hanno mostrato infatti una sensibilità (capacità d’identificare la neoplasia) dell’86% e una specificità (capacità di valutare correttamente i soggetti sani) del 95%, con appena il 5% di falsi positivi: “Un tasso decisamente minore rispetto al 36% della nostra casistica con TC a basso dosaggio di radiazioni”, come sottolineato dal Dr. Pierfilippo Crucitti, responsabile dell’UOS di Chirurgia Toracica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.
Le rilevazioni dello studio sono state effettuate grazie a una catena di misurazione in grado di ‘afferrare’, acquisire, immagazzinare e conservare il respiro. Si tratta del frutto del lavoro dell’équipe di Elettronica per Sistemi Sensoriali dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Abbiamo utilizzato il dispositivo Pneumopipe, una sorta di grande pipa da noi sviluppata e brevettata – spiega il Prof. Giorgio Pennazza, Associato di Elettronica presso l’UCBM – in grado di catturare le particelle organiche volatili (VOCs) del respiro umano. Il paziente può respirarvi all’interno senza sforzo per circa tre minuti, riempiendo una cartuccia delle dimensioni di una penna a sfera e in grado di incamerare e conservare l’esalato specifico di ciascun soggetto”.
La valutazione dei campioni di esalato è stata quindi effettuata mediante BIONOTE, strumento capace, attraverso speciali filtri, di esaminare nel dettaglio le caratteristiche dei composti volatili costituitivi del respiro dei pazienti.
Proprio l’accoppiata tecnologica Pneumopipe – BIONOTE potrebbe quindi costituire il futuro della diagnosi precoce del tumore del polmone, che in Italia rappresenta il 20% di tutte le morti per tumore ed è al primo posto come causa di morte per tumore negli uomini. Cento casi sono ancora troppo pochi per mettere in discussione l’efficacia dell’attuale standard diagnostico, ma i risultati della ricerca sono più che incoraggianti, tanto che – per confermare i dati finora raccolti e pubblicati sull’European Journal of Cardio-Thoracic Surgery – è già in corso una seconda sperimentazione su un numero più significativo di pazienti.
Giuseppe Cannito
Fonte:
Policlinico Campus Biomedico di Roma
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