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Buoni pasto negati a infermieri, oss e professionisti sanitari in Puglia: il risultato delle audizioni in regione

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Servizio mensa e buoni pasto per i lavoratori della Sanità, il diritto inapplicato al centro delle audizioni nella seduta congiunta delle Commissioni I e III

Nelle ultime settimane, la questione del servizio mensa e dei buoni pasto per i dipendenti del Servizio Sanitario Regionale (SSR) pugliese è stata al centro delle audizioni congiunte delle Commissioni I (Affari istituzionali) e III (Servizi sociali) del Consiglio regionale. L’obiettivo è stato quello di fare il punto sulle numerose disparità di trattamento tra le diverse aziende sanitarie locali (ASL) e di individuare percorsi condivisi per garantire uniformità e rispetto dei diritti dei lavoratori. In un contesto di attualità e notizie legate alla contrattazione collettiva, i rappresentanti sindacali hanno denunciato situazioni critiche che rischiano di creare ulteriori fratture nel sistema sanitario regionale.

Contesto normativo e mozione del Consiglio regionale

Nel corso della scorsa legislatura, il Consiglio regionale ha approvato una mozione che invitava la Giunta Regionale a vigilare affinché tutte le ASL applicassero in modo omogeneo le disposizioni relative all’attivazione dei servizi mensa e alla modalità di erogazione dei buoni pasto sostitutivi. Nonostante l’impegno formale, soltanto l’ASL di Bari ha effettivamente introdotto il servizio mensa interno, mentre tutte le altre ASL pugliesi hanno continuato a riconoscere il diritto in modo difforme, se non a non riconoscerlo affatto. La mancata applicazione uniforme delle norme contrattuali è emersa come uno dei principali nodi da risolvere, generando un proliferare di contenziosi e cause legali a carico delle aziende sanitarie.

Audizioni congiunte nelle Commissioni I e III: i protagonisti

La seduta congiunta delle Commissioni I e III, presieduta da Saverio Tammacco, è stata convocata su richiesta delle rappresentanze sindacali territoriali e di alcuni consiglieri regionali:

  • Grazia Di Bari e Marco Galante (Movimento 5 Stelle)
  • Tonia Spina, Renato Perrini e Aldo Basile (Fratelli d’Italia)

Durante le audizioni, i consiglieri hanno ribadito l’urgenza di affrontare il tema alla luce di una prassi disomogenea che favorisce discriminazioni tra il personale sanitario delle diverse ASL.

Intervento di Grazia Di Bari

Grazia Di Bari ha sottolineato che, seppur in sede consiliare sia stata approvata una mozione che impegnava la Giunta a uniformare i criteri, «la mozione è rimasta lettera morta», e «solo l’ASL di Bari ha dato seguito all’attivazione del servizio mensa». Ha evidenziato la mancanza di risposte concrete alle richieste di sindacati e lavoratori, creando un contesto di incertezza che alimenta contenziosi legali e costi aggiuntivi per le aziende sanitarie.

Intervento di Tonia Spina

Tonia Spina (Fratelli d’Italia) ha confermato che nelle ASL di BAT e Brindisi si sono già tentati confronti con le direzioni aziendali per il riconoscimento del diritto alla mensa o ai buoni pasto, ma «neanche questo è stato possibile». Ha definito «inaccettabile» che venga mantenuta una discriminazione di trattamento tra il personale, richiamando l’attenzione su come tali disuguaglianze possano influire negativamente sul morale degli operatori sanitari, soprattutto in un periodo segnato da sfide organizzative e carenze di personale.

Richieste delle sigle sindacali

I rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e FIALS, competenti per le diverse ASL pugliesi, hanno chiesto con forza l’applicazione dell’articolo 29 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del comparto sanità (20/09/2001), che disciplina le modalità di erogazione del servizio mensa e dei buoni pasto sostitutivi. Nel sollecitare l’adeguamento alle norme contrattuali, i sindacati hanno ricordato la consolidata giurisprudenza che ha visto le ASL soccombere in contenzioso dinanzi ai tribunali del lavoro, con il riconoscimento degli arretrati e il pagamento delle spese legali. Un esempio concreto è proprio il caso concluso con l’ASL di Bari, dove l’azienda ha dovuto riconoscere gli arretrati ai dipendenti e sostenere rilevanti costi legali a seguito delle sentenze favorevoli.

Limiti di bilancio e vincoli normativi

Nel rispondere alle istanze sindacali, i dirigenti delle ASL intervenuti in audizione hanno richiamato i vincoli imposti dai tetti di spesa: da un lato, pur riconoscendo l’obbligo contrattuale, le aziende sanitarie devono rispettare i vincoli di bilancio e garantire la compatibilità con le risorse disponibili. Un dirigente ha spiegato che, seppur l’ASL chiuda il bilancio in pareggio, «non è in grado di accollarsi una spesa ulteriore e ingente» per l’attivazione del servizio mensa o l’erogazione dei buoni pasto sostitutivi.

Mauro Nicastro, dirigente della Sezione Strategie e Governo dell’Offerta del Dipartimento Salute, ha evidenziato come la disparità di applicazione del servizio mensa dipenda da due fattori principali:

  1. Condizioni contrattuali stabilite dal CCNL e dagli accordi integrativi regionali.
  2. Normative regionali che subordinano il riconoscimento del diritto a due requisiti fondamentali:
    • Orario di lavoro superiore alle sei ore giornaliere.
    • Compatibilità con le risorse economiche disponibili e con l’equilibrio di bilancio dell’azienda.

Nicastro ha quindi confermato che, nonostante il quadro normativo non sia dei più agevoli, il Dipartimento Salute ha avviato una ricognizione interna: a marzo sono state richieste a tutte le ASL informazioni dettagliate sui regolamenti aziendali e sul numero di dipendenti che effettivamente usufruiscono del servizio mensa o dei buoni pasto sostitutivi.

Interventi dell’Assessore al Bilancio e prossimo futuro

L’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, ha dichiarato di condividere «in linea di principio» la fondatezza delle richieste sindacali e politiche, ma ha sottolineato la necessità di individuare «ipotesi plausibili di percorribilità». Ha annunciato che le strutture tecniche dell’Assessorato alla Salute stanno predisponendo possibili soluzioni, le quali potrebbero essere pronte nel giro di due o tre settimane.

Le Commissioni I e III hanno quindi deciso di aggiornarsi sull’argomento entro la fine di giugno 2025. Nel frattempo, su sollecitazione del presidente Tammacco, i direttori delle ASL trasferiranno all’ufficio di presidenza dati completi riguardo:

  • I conteziosi conclusi e quelli ancora pendenti.
  • Il numero di dipendenti che usufruiscono del servizio mensa o dei buoni pasto sostitutivi.

Questo flusso informativo sarà fondamentale per valutare la reale portata economica e organizzativa delle proposte di uniformazione, oltre a consentire un’analisi dei costi sostenuti per contenziosi pregressi.

Implicazioni e prospettive

La mancata uniformità nell’erogazione del servizio mensa e dei buoni pasto non è soltanto una questione contrattuale: assume rilevanza sociale e organizzativa, poiché il personale sanitario rappresenta una risorsa fondamentale per la qualità dell’assistenza e il benessere dei pazienti. Le discriminazioni interne rischiano di compromettere:

  • La motivazione e il benessere lavorativo degli operatori.
  • L’efficienza dei servizi sanitari, soprattutto in reparti ad alta intensità di lavoro.
  • L’immagine dell’ente pubblico nei confronti della cittadinanza e dei media di attualità e news.

Le soluzioni che il Dipartimento Salute proporrà dovranno coniugare la compliance normativo-contrattuale con la sostenibilità economica delle ASL. Un’ipotesi potrebbe essere la definizione di criteri standardizzati per il riconoscimento del diritto al buono pasto, calibrati sulla base del numero di giornate lavorate e delle ore di servizio, garantendo al contempo un controllo serrato dei costi.

Parallelamente, è auspicabile un monitoraggio costante da parte della Regione Puglia per verificare l’avanzamento delle implementazioni. Le Commissioni I e III, in sintonia con le istanze sindacali, potranno sollecitare il rilascio di report periodici per valutare:

  • La riduzione delle differenze territoriali nell’erogazione del servizio.
  • Il numero di dipendenti coinvolti e la relativa spesa complessiva.
  • L’effettivo impatto sui contenziosi, con l’obiettivo di diminuirne l’incidenza.

Le audizioni congiunte delle Commissioni I e III hanno posto le basi per un percorso di analisi e uniformazione che, seppur complesso, appare necessario per garantire equità e rispetto dei contratti nazionali. Entro la fine di giugno 2025, la Giunta regionale riceverà proposte concrete sulle modalità di erogazione, mentre i dati inviati dalle ASL permetteranno di quantificare costi e benefici. L’auspicio è che questo iter possa ridurre le disparità di trattamento e semplificare le procedure, alleggerendo il carico contenzioso e migliorando il clima lavorativo all’interno delle aziende sanitarie pugliesi.

Redazione Nurse Times

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