Due assoluzioni e una prescrizione. Si è chiusa così, definitivamente, la vicenda penale riguardante il decesso di Ginevra, la piccola nata senza vita, con il cordone ombelicale stretto attorno al collo, il 2 maggio 2016 all’ospedale Di Venere di Bari. Quel giorno il parto cesareo d’urgenza fu ritardato di oltre un’ora a causa di una lite tra medici, che si contesero l’unica sala operatoria disponibile. La morte della bimba avvenne per asfissia.
La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione di due ginecologi, annullato per prescrizione la condanna a otto mesi per un anestesista e rinviato nuovamente davanti al giudice civile l’allora primario di Chirurgia generale per verificare un eventuale risarcimento del danno nei confronti dei nonni paterni della vittima, ultime parti civili costituite.
Il primo grado di giudizio aveva sancito la condanna per omicidio colposo ai danni dei ginecologi e dell’anestesista, nonché l’assoluzione del primario. Una sentenza ribaltata in appello, quando erano arrivati l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” e il riconoscimento della sola responsabilità civile per il primario.
“Dopo oltre otto anni rimane tanta rabbia. Abbiamo lottato fino alla fine per nostra figlia, ma per cosa? Due assoluzioni e una prescrizione. Il nostro angelo non ha potuto vivere per colpa di un litigio, ma per la giustizia italiana nessuno è colpevole. Proviamo un dolore fortissimo, non ci sentiamo più cittadini di questo Paese”. Questo il commento, rilasciato al Corriere del Mezzogiorno, da Onofrio Visaggio e Marta Brandi, marito e moglie di Corato, genitori della piccola Ginevra.
E ancora: “Questa vicenda ci lascia solo la certezza che la giustizia non esiste, soprattutto se si vanno a toccare determinate categorie professionali. Così i poveri cittadini sono costretti a pagare per sempre le conseguenze della scarsa professionalità altrui, e chi sbaglia ne esce tranquillo”.
Redazione Nurse Times
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