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Avvelenamento da glicole etilenico: letalità e trattamento

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Il glicole etilenico è un alcool bivalente, tossico, che si presenta come un liquido incolore ed inodore, dalla consistenza sciropposa e dal sapore dolce

Attualmente viene utilizzato come antigelo nell’industria automobilistica e per lo sghiacciamento di aerei, piste di aeroporti, serrature e finestrini di automobili, liquido per i freni, umidificante del tabacco, nelle lacche, colle o nei nuovi prodotti per la crioterapia e la termoterapia (cold/hot-pack). È impiegato anche come materiale di partenza per la sintesi di resine e di fibre a base di poliesteri, tra cui il polietilentereftalato o PET, usato per la produzione di bottiglie trasparenti per uso alimentare. Viene inoltre impiegato in condensatori e scambiatori di calore.

Il contatto con la sostanza tossica è generalmente accidentale.

L’avvelenamento da glicole etilenico, se non riconosciuto o se trattato dopo tempo dall’esposizione, risulta letale.

La dose letale per l’uomo di glicole etilenico al 95% ( solitamente contenuto nei prodotti per antigelo) è di 1- 1,5ml/Kg.

Nella fase acuta rispetta per sommi capi effetti simili alla intossicazione acuta da etanolo, quale gap osmolare aumentato ma non presenza di acidosi (nella prima ora), episodi di epigastralgia o sintomatologia gastro-enterica e riduzione della glicemia. Non di rado si rilevano ottundimento del sensorio, nausea e vomito.

Man mano che il tempo passa e si ha la metabolizzazione del glicole etilenico i sintomi si aggravano. Il glicole etilenico una volta ingerito è metabolizzato ad una serie di acidi i quali insieme all’acido lattico sono resposabili dell’acidemia che si instaura: il danno d’organo lo si apprezza a causa della formazione di cristalli di ossalato di calcio, che precipitano.

Diagnosi e terapia si fondano sulla determinazione della stima del grado di intossicazione mediante la valutazione del gap osmolare e del gap anionico.  Routine di esami ematochimici e strumentali doverosa!

La strategia terapeutica si basa sostanzialmente su tre strategie.

  • antidotico con fomepizolo . Il farmaco deve essere diluito in 100 ml di soluzione fisiologica o glucosata al 5% (perché produce irritazione venosa e flebosclerosi dopo iniezione intravenosa se non diluito) e la quantità di farmaco dipende dal peso del paziente.E’ da preferire nei bambini rispetto all’etanolo.
  • etanolo, ovverossia fiale di alcol etilico endovena fino a target di alcolemia tra 2 e 2,5 g/L(una sbronza indotta); le fiale sono Etanolo 96% v/v 2 ml/10 ml.Può essere somministrato per via endovenosa ad adulti utilizzando la diluizione di 5 fl in 500 cc di fisiologica da infondere a 10 ml/kg in 40 min e successiva infusione di mantenimento a 2 ml/kg/h monitorando l’etanolemia ogni 2 ore.
  • Trattamento dialitico.

Gli  esami che sono spesso prescritti per avere un quadro clinico chiaro sono:

  • la valutazione dei lattati,
  • l’assetto epato-renale ed etanolemia,
  • l’ esame delle urine con ricerca di presenza di eventuali cristalli,
  • la valutazione dei livelli di beta-idrossibutirrato per fare diagnosi differenziale tra l’intossicazione da glicole etilenico e la chetoacidosi alcolica.

La strategia terapeutica fondata sulla somministrazione dei farmaci di cui al punto “1” e “2” è legata al criterio di saturare l’azione dell’enzima alcol deidrogenasi.

Il trattamento emodialitico è un’opzione terapeutica da non sottovalutare in quanto permette la rimozione della sostanza al 100% in quanto, per fortuna, il glicole etilenico (che è un è un alcol bivalente a basso peso molecolare) non si lega a proteine plasmatiche. Il glicole etilenico ha un volume di distribuzione che va da 0.6-0.8L/Kg.

CALABRESE Michele

Sitografia e Bibliografia:

antidoti.ospfe.it

congresso.sitox.org

toxinfo.ch

www.farminachannel.com

Iconografia:

google imaging

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