Una nuova ricerca che ha visto l’Istituto Giannina Gaslini collaborare con l’Hospital for Sick Children (SickKids) di Toronto, in Canada, ha identificato una correlazione precedentemente sconosciuta tra il gene DDX53 ed il disturbo dello spettro autistico (ASD), fornendo nuove ed importanti informazioni sulle basi genetiche dell’autismo. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista The American Journal of Human Genetics (AJHG), organo scientifico ufficiale della American Society of Human Genetics (ASHG).
“Il ruolo di questo gene nell’uomo è rimasto a lungo elusivo, non essendo nota alcuna sua correlazione con disordini del neurosviluppo, quali l’autismo – afferma l’autore principale, il dottor Marcello Scala, ricercatore in Genetica Medica presso la Uoc di Genetica medica dell’Istituto Giannina Gaslini e DINOGMI dell’Università di Genova -. I nostri risultati mostrano tuttavia un collegamento diretto tra DDX53 e autismo, che sarà cruciale non solo per l’impatto sui futuri test genetici clinici, ma anche per orientare la ricerca verso lo studio di nuovi meccanismi molecolari alla base di questo gruppo di patologie. La scoperta contribuirà ad aprire un’area di studio completamente nuova nel campo dell’autismo”.
Il disturbo dello spettro autistico, più comunemente noto come autismo, colpisce prevalentemente i maschi e comprende un gruppo di disturbi neuro-evolutivi a esordio precoce che comportano difficoltà nell’interazione e nella comunicazione sociale, associate ad anomalie comportamentali connotate da interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Le cause di questa condizione sono complesse, ma recenti ricerche dimostrano che la predisposizione genetica gioca un ruolo fondamentale.
Il gene DDX53, situato sul cromosoma X, è noto per il suo ruolo nello sviluppo e nella funzione cerebrale, tuttavia finora non era stato associato all’autismo. I ricercatori dell’Istituto Giannina Gaslini e dell’Università di Genova in Italia e dell’Hospital for Sick Children (SickKids) hanno studiato dieci individui con ASD provenienti da otto famiglie diverse. Sono state identificate mutazioni nel gene DDX53 ereditate dalle madri in soggetti prevalentemente di sesso maschile. Tale osservazione evidenzia il possibile ruolo del gene nella nota predominanza maschile dell’autismo.
Il gruppo di studio è stato il risultato di uno sforzo collaborativo internazionale che ha coinvolto diverse istituzioni cliniche e di ricerca in Canada, Italia e Stati Uniti. Ulteriori analisi effettuate in database di ricerca sull’autismo, tra cui Autism Speaks MSSNG e Simons Foundation Autism Research Initiative, hanno permesso di identificate altri 26 pazienti con ASD portatori di mutazioni rare nel gene DDX53.
“L’identificazione del ruolo di questo nuovo gene nell’autismo evidenzia la complessità di questa condizione e la necessità di un’analisi genetica approfondita nei pazienti”, afferma il coordinatore dello studio, il dottor Stephen Scherer, Senior Scientist nel dipartimento di Genetica e biologia del genoma, nonché direttore della ricerca presso il SickKids e direttore del McLaughlin Centre all’Università di Toronto.
Il team sottolinea inoltre che l’assenza di un gene simile nei modelli di topo comunemente utilizzati potrebbe richiedere ai futuri ricercatori di ripensare il modo in cui l’ASD viene studiato, al fine di comprendere meglio il ruolo di DDX53. “Le intuizioni di questo studio potrebbero influenzare significativamente la progettazione e l’interpretazione della ricerca sull’autismo, in particolare nello sviluppo di nuovi modelli di ricerca. Identificare queste mutazioni rappresenta un passo importante verso progressi diagnostici e lo sviluppo di terapie più precise per i pazienti autistici” afferma Scherer.
“Questa scoperta – ha dichiarato Angelo Ravelli, direttore scientifico dell’Istituto Giannina Gaslini – rappresenta un passo fondamentale nella comprensione delle basi genetiche dell’autismo e apre strade assai promettenti per la futura ricerca sulle cause di una patologia invalidante e di origine tuttora oscura e per lo sviluppo di approcci terapeutici più mirati. Il brillante risultato ottenuto dai ricercatori del Gaslini dimostra l’importanza delle collaborazioni internazionali per affrontare le sfide delle malattie complesse, come i disturbi del neurosviluppo”.
Lo studio è stato finanziato dai seguenti enti: McLaughlin Centre dell’Università di Toronto, Autism Speaks, Autism Speaks Canada, Ontario Brain Institute, Ministero Italiano dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), PNRR (Research Program “MNESYS”), e SickKids Foundation. Ulteriore supporto è stato fornito dai National Institutes of Health e dal California Center for Rare Diseases presso l’UCLA.
Redazione Nurse Times
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