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Antisepsi cutanea con movimento a spirale del tampone: è davvero la tecnica corretta?

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Antisepsi cutanea con movimento a spirale del tampone: è davvero la tecnica corretta?
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Le infezioni nosocomiali, comprese quelle del sito chirurgico e del torrente ematico, generano elevati tassi di morbosità e mortalità annuali

Una corretta preparazione asettica prima di una qualsiasi “breccia” nella cute del paziente, che essa sia chirurgica o conseguenza di un iniezione, è fondamentale per ridurre questi outcome.

La scelta della più idonea soluzione cutanea è sicuramente importante ma non così rilevante come la tecnica utilizzata per l’applicazione della stessa.

Dalla notte dei tempi, la detersione cutanea effettuata attraverso il metodo con movimento a spirale del tampone, è stata la tecnica insegnata agli infermieri e fortemente raccomandata prima di una venipuntura.

Più recentemente, la tecnica denominata “back and forth friction” (ovvero metodo con movimento avanti e indietro), ha iniziato ad essere conosciuta e utilizzata.

Non esiste alcuna evidenza scientifica a supporto di altri metodi quali la preparazione della cute con movimenti concentrici o l’utilizzo di antisettici spray.

Numerosi documenti riguardanti le tecniche di antisepsi cutanea ottimale sono stati pubblicati dai ricercatori provenienti da ogni parte del mondo. Le evidenze riguardano sia le procedure che prevedono un’incisione chirurgica che quelle che prevedono un inserimento di un catetere intravascolare.

Una corretta tecnica di lavaggio delle mani con gel idroalcolico ed un appropriato utilizzo dei guanti monouso o sterili risultano fondamentali.

Dalle analisi delle linee guida internazionali, è emerso come gli esperti raccomandino l’applicazione del prodotto mediante una tecnica “back and forth friction” della durata di 30 secondi.

Anche l’utilizzo di flaconi monouso contenenti i prodotti per l’antisepsi cutanea, rispetto a quelli utilizzati più volte nel tempo, risulterebbe fondamentale per diverse ragioni.

Un flacone monouso permetterebbe di applicare il giusto volume di principio attivo, riducendo inoltre gli sprechi di tempo e di materiali. Potrebbe anche potenzialmente incoraggiare un approccio standard e più completo alla preparazione della cute, permettendo di ridurre il rischio di contaminazione incrociata durante l’applicazione dell’antisettico.

 

Simone Gussoni

Anna Di Martino, Rappresentate di sezione Anipio regione Abruzzo

 

Bibliografia

www.rischioinfettivo.it

www.ncbi.nlm.nih.gov

www.ncbi.nlm.nih.gov

www.who.int

assr.regione.emilia-romagna.it

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