“La maggior parte dei professionisti di origine straniera nei paesi del Golfo e in Europa, in questo momento storico, sono italiani. Sono partiti attratti da stipendi che non hanno paragone con i nostri, da organizzazione, da supporto logistico, da possibilità di crescita. Eppure il Governo italiano deve fare il possibile per riportarli nel nostro Paese, non smetteremo mai di dirlo, aumentando i salari, snellendo i carichi fiscali e la burocrazia, migliorando il rapporto tra sanità pubblica e privata, lavorando sulla valorizzazione contrattuale”. Così, in una nota, l’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi).
Amsi sottolinea, inoltre, che il Governo deve agire “combattendo le aggressioni, combattendo la medicina difensiva, sostenendo la formazione, a partire dalle università, contribuendo a realizzare una sanità organizzata, innovativa, che viaggia verso il mondo del digitale e la tecnologia, dove i professionisti sanitari possono mettere a frutto del sistema le proprie competenze, le proprie specializzazioni, sentendosi al centro del progetto salute, sempre con l’obiettivo di alzare il livello della qualità delle prestazioni sanitarie per i soggetti più fragili, in una Italia che viaggia spedita verso l’invecchiamento della sua popolazione, e per questo aumenta il fabbisogno di professionisti specializzati nelle long care, con il rafforzamento della sanità territoriale per snellire anche i carichi di lavoro degli ospedali, che nel frattempo devono essere anche strutturalmente rinnovati”.
Intanto Amsi va avanti nel suo progetto di divulgazione della buona sanità nel mondo e dal 29 al 31 marzo 2024 annuncia che si terrà a Dubai un incontro di medici nell’ambito del WIARSD Leaders Club (Associazione dei medici russofoni nel mondo).
Redazione Nurse Times
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