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Crescono le discriminazioni verso i professionisti sanitari stranieri: Amsi critica le nuove commissioni regionali

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Crescono le discriminazioni verso i professionisti sanitari stranieri: Amsi critica le nuove commissioni regionali
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Sanità, Foad Aodi (Amsi): «Professionisti stranieri, siamo i primi a chiedere dal 2000 verifica titoli e conoscenza lingua, ma adesso basta discriminazioni che sono aumentate del 35% dal 2020 per colpa di dichiarazioni irresponsabili»

Amsi-Umem-Uniti per Unire: «I professionisti sanitari di origine straniera dal 2023 hanno evitato la chiusura di oltre 1600 tra reparti e dipartimenti sanitari»

ROMA 20 MAR 2024 – Apprendiamo in queste ore che, riguardo all’arrivo dei professionisti sanitari stranieri, finalizzati a coprire le carenze di personale del nostro SSN, pur esistendo le cosiddette assunzioni in deroga, partite dai tempi del Covid ed estese fino a dicembre 2025, le Regioni intendono istituire apposite Commissioni per valutare i titoli dei studio di medici e infermieri, anche se non sono previsti, in base alla normativa vigente, esami integrativi obbligatori come avveniva in passato.

Come Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, siamo stati i primi, sin dalla nostra nascita, a lavorare per il progetto di una buona immigrazione selezionata, valutando con cura e attenzione i titoli di studio, avendo cura di scegliere i migliori professionisti della sanità e certo non solo per coprire le nostre carenze, ma anche e soprattutto per portare valore aggiunto attraverso competenze e qualità umane.

Nello stesso tempo, però, non accettiamo affatto l’atteggiamento negativo di talune associazioni e sindacati che negativizzano l’arrivo dei professionisti stranieri, come sta accadendo in merito ad alcune dichiarazioni emerse in relazione agli operatori sanitari provenienti dal Sud America e destinati a regioni come la Lombardia ma anche in Veneto, Sicilia, Sardegna, Friuli, Calabria e Lazio.

Da quando è nato il Decreto Cura Italia le discriminazioni nei confronti dei professionisti sanitari stranieri sono aumentate del 35%.

In questo modo si apre la strada a forme di penalizzazione che non hanno ragion d’essere e che non sono giustificate, e che creano situazioni spiacevoli anche dal punto di vista della collettività, che finisce con il non vedere di buon occhio anche quei medici e quegli infermieri di origine straniera che già lavorano da anni in Italia e che sono radicati nella nostra società e che vanno considerati italiani a tutti gli effetti.

Possiamo definirlo un esercito bianco, aumentato negli ultimi anni del 35%: sono 100mila i professionisti sanitari di origine straniera in Italia sono un esercito bianco che non può rimanere invisibile e che merita la dovuta considerazione e rispetto.

Sempre come Amsi sosteniamo da tempo la necessità che i professionisti stranieri appena arrivati in Italia imparino la nostra lingua e le nostre normative sanitarie, economiche, culturali e sociali, ma la politica, nello stesso tempo, ha il dovere di snellire le pratiche burocratiche, di eliminare l’obbligo della cittadinanza per sostenere i nostri concorsi della sanità e soprattutto invochiamo da tempo la necessità di prorogare il Decreto Cura Italia oltre la scadenza del 31 dicembre 2025, dal momento che, grazie a questo Decreto, e grazie alla presenza dei professionisti sanitari stranieri, sono state scongiurate le chiusure di centinaia (1600 per l’esattezza) di reparti ospedalieri, ambulatori, centri di analisi, centri di fisioterapia, medici di famiglia, guardia medica e presso le Rsa e le cliniche private.

Con il governo Conte siamo stati tra i fautori del Decreto Cura Italia, e ripetiamo dal 2000 siamo i primi a dire che i titoli dei professionisti stranieri vanno verificati a dovere così come medici e infermieri stranieri devono addentrarsi in tutto quello che riguarda i meccanismi della nostra sanità, a partire dal complesso alveo delle nostre normative.

Lo facciamo perché siamo convinti che solo l’integrazione serva a combattere la discriminazione e a debellare fenomeni come la medicina difensiva.

Con la nostra informazione radicata in 120 paesi del mondo, con le nostre associazioni nate sotto il cappello del Movimento Uniti per Unire, vogliamo da tempo far capire alla nostra politica che se i titoli vanno doverosamente riconosciuto ma va detto che la maggior part dei paesi europei hanno tempi molto più snelli per il riconoscimento dei titoli di studio e di certo la lenta macchina della nostra burocrazia non gioca a nostro favore.

Non si deve pensare che le altre nazioni non siano rigorose nella selezione, quella che noi chiediamo e sosteniamo: si immagini che nei Paesi del Golfo, tra cui Emirati Arabi tra i più severi nella scelta del personale (si vagliano curriculum ed esperienza e impiegano almeno 3-4 mesi nella selezione), un professionista sanitario che vuole lavorare deve non solo imparare gradualmente la lingua locale ma avere anche, prima di tutto, una solida base di inglese.

Siamo disponibili da sempre a collaborare con le regioni e con gli albi professionali, vista la mia esperienza per quattro volte come consigliere nell’ordine dei medici di Roma. Inoltre collaboro in modo molto costruttivo con la FNOMCeO dal 2002, e a supportarli nella selezione di personale straniero qualificato.

Questa è l’unica strada che dobbiamo percorrere, ognuno deve fare la sua parte, ma abbiamo il dovere di considerare i professionisti sanitari di origine straniera come una risorsa e certo non come un ostacolo o rubano il posto a qualcuno.

Una buona sanità globale si costruisce sugli uomini, sulle loro competenze, sull’organizzazione, sugli investimenti delle singole nazioni.

Abbiamo sempre appoggiato e teso una mano alla politica italiana e in questo momento fanno perno le parole del Ministro Schilllaci che, come noi, vuole una Organizzazione Mondiale della Sanità scevra da condizionamenti politici, senza strapotere e che agisca con trasparenza.

Per questa ragione riteniamo che la strada del dialogo e della buona comunicazione, nonché della formazione e della corretta informazione, rappresentino, come nel caso della nostra Scuola Unione per l’Italia, uno strumento di enorme crescita, che può consentire soprattutto alla collettività di vedere le cose per come sono, senza condizionamenti, come nel caso dei professionisti sanitari di origine straniera».

Così il Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale Presidente di Amsi e del Movimento Uniti per Unire nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza, diritti umani e divulga la verità in tutti i paesi per quanto riguarda il rischio e il pericolo dell’immigrazione irregolare.

Redazione Nurse Times

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