Due medici dell’ospedale di Alatri (Frosinone) sono accusati di omicidio colposo a causa di superficialità, imperizia e negligenza. Il 26 settembre prossimo il giudice per l’udienza preliminare dovrà decidere se rinviarli a processo o meno dopo la denuncia presentata dal figlio di una 55enne morta all’ospedale di Sora, dove era entrata in coma per una setticemia.
Una vicenda iniziata nel marzo del 2020, pieno periodo Covid, quando la donna avverte dolori all’addome e si reca nell’abitazione della figlia, a Fiuggi, per chiedere aiuto. Preoccupato per le sue condizioni, il genero la accompagnata all’ospedale di Alatri, dove il medico che la monitora le prescrive dei lassativi. A suo dire, si tratta di una colica e, una volta liberato l’intestino, sarebbe stata meglio.
Poche ore più tardi, però, i dolori aumentano e la 55enne si reca di nuovo al Pronto soccorso di Alatri e il medico di turno le diagnostica una peritonite. Solo dopo un terzo accesso in ospedale, stando agli elementi raccolti dagli investigatori, la paziente è sottoposta a intervento chirurgico, ma a quel punto sono subentrate complicazioni che provocano il decesso dopo il trasferimento a Sora.
Il medico legale della Procura che effettua l’autopsia attesterebbe la responsabilità medica, sostenendo che una diagnosi celere all’ospedale di Alatri avrebbe potuto evitare il peggio. Nella sua consulenza sono elencati i sintomici classici dell’appendicite acuta.
“Sarebbe stato opportuno, sulla base della buona prassi medica, richiedere una consulenza chirurgica o far eseguire ulteriori a completamento di un RX eseguito (ecografia o Tac addome), al fine di una migliore defizinizione del caso”, si legge nella consulenza stessa. E ancora: “L’esecuzione di questi accertamenti avrebbe certamente consentito di evitare, in ultima analisi, quella catena di eventi che ha portato al decesso”.
Redazione Nurse Times
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