Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up.
Il sindacato Nursing Up denuncia senza mezzi termini l’inizio di un’estate che si preannuncia ancora una volta rovente per il sistema sanitario italiano. Parlano i fatti, non è allarmismo, e la miccia è già accesa: lo stato di agitazione proclamato dagli infermieri della Sardegna, in particolare presso l’Arnas Brotzu, è solo la punta dell’iceberg di una crisi generalizzata che colpisce da anni l’intero comparto, da Nord a Sud, ma che ora è giunta a un punto di non ritorno.
“Siamo al limite della sostenibilità umana e professionale – dichiara Antonio De Palma, presidente nazionale Nursing Up -. Nei reparti di chirurgia, ortopedia, medicina interna e in molte altre specialità complesse i nostri infermieri sono costretti ad assistere anche 12 e più pazienti a turno. Nelle prossime settimane in realtà come Lombardia, Campania, Veneto, Piemonte, la stessa Sardegna, Sicilia, rischiamo arrivare alla presenza di due soli infermieri a gestire ben 25 pazienti. E la questione si fa estremamente complicata quando parliamo di soggetti in condizioni di complessità. Non parliamo di dati medi, ma di realtà quotidiane che si aggravano di giorno in giorno. Da regioni come la Sardegna, che rappresenta oggi l’emblema del collasso, arriva il grido di allarme dei nostri professionisti che non possiamo ignorare”.
Secondo studi accreditati come il rapporto RN4CAST@IT, un carico di lavoro superiore a 6 pazienti per infermiere incrementa concretamente il rischio di mortalità ospedaliera fino al 21%. In Italia, invece, la media è di 9,5 pazienti per ogni infermiere, ma si tratta di un dato medio. E, come se non bastasse, nei mesi estivi ci sono punte specifiche ben oltre i livelli di sicurezza. Parliamo di condizioni aggravate anche dall’afflusso turistico in molte località e dalla cronica carenza di personale.
Il deficit strutturale di 175mila infermieri rispetto agli standard europei produce effetti devastanti: qualità dell’assistenza compromessa, rischi crescenti per i pazienti, burnout per i professionisti, e reparti trasformati in trincee, con letti nei corridoi e turni massacranti. Il tutto, spesso, in assenza di personale di supporto come gli oss.
Le conseguenze?
- Mortalità e complicanze in crescita (infezioni, ulcere da decubito, cadute).
- Stress psicofisico insostenibile per il personale sanitario.
- Diritti negati, ore eccedenti non retribuite, turnazioni modificate all’improvviso.
“Il nuovo stato di agitazione degli infermieri sardi è una richiesta di aiuto che non può più essere ignorato – continua il presidente Nursing Up -. In molti ospedali, in quei reparti con soggetti destinatari di cure complesse, gli infermieri devono occuparsi di pazienti che necessitano di assistenza continua. Anche solo pensare di attribuire 14 o 15 pazienti per professionista, nelle prossime settimane, è assolutamente deleterio per la qualità dell’assistenza, oltretutto in mancanza di quel personale di supporto che costringe gli stessi infermieri a triplicare i propri carichi di lavoro”.
Conclude il presidente Nursing Up: “È il momento che le istituzioni si assumano in pieno le proprie responsabilità. Lo abbiamo ribadito nel recente incontro con il presidente Fedriga e i vertici delle Regioni. Non basta parlare di medie nazionali per sottovalutare il problema: nei reparti si sta realmente ‘morendo di assenza di personale’. O si interviene subito con un piano straordinario di assunzioni, o la sanità pubblica sarà definitivamente compromessa. Non è questa la sanità a misura d’uomo, a misura di professionista, che vogliamo. Non lo è più da tempo”.
Redazione Nurse Times
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