Home Cassazione condanna l’ASL L’Aquila per demansionamento di tre infermieri: risarcimento di 15.000 € ciascuno

Cassazione condanna l’ASL L’Aquila per demansionamento di tre infermieri: risarcimento di 15.000 € ciascuno

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Che tipo di "prove" sono necessarie per dimostrare il danno da demansionamento?
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La Suprema Corte riconosce il «demansionamento» come violazione grave dei diritti del personale infermieristico, sancendo nuovi principi per la tutela delle professioni sanitarie. Il caso e la sentenza della Cassazione. Esulta la Fials

L’AQUILA – In una decisione storica per le news in ambito sanitario e giuslavoristico, la Corte di Cassazione ha condannato l’ASL L’Aquila riconoscendo il demansionamento di tre infermiere e infermieri. La notizia, diffusa ieri dal sindacato Fials, è stata annunciata dal segretario provinciale Simone Tempesta e dai vicesegretari Salvatore Placidi e Marcello Ferretti. Questo pronunciamento conferma che il demansionamento è una violazione grave dei diritti dei lavoratori e si configura come un’alterazione ingiustificata del profilo professionale sanitario.

Il principio giuridico: demansionamento come illecito

Secondo la Suprema Corte, «agli infermieri non possono essere imposte, in maniera assoluta, mansioni estranee alla loro professionalità né incarichi di livello inferiore o prettamente manuali», a meno che non sussista un’obiettiva esigenza, che tali compiti siano marginali rispetto alle mansioni di inquadramento, o che l’eventuale demansionamento sia meramente occasionale. Tale principio rafforza il carattere altamente specializzato e intellettuale della professione infermieristica, escludendo abusi e arbitrarietà da parte del datore di lavoro.

Il ruolo della Fials e il percorso giudiziario

La Fials ha sostenuto fin dall’inizio la battaglia legale dei tre infermieri, con il patrocinio dell’avvocato Deborah Di Pasquale in primo grado e del collega Stefano Lopardi in Cassazione. «Abbiamo sempre creduto – spiega la nota del sindacato – che il demansionamento rappresenti la forma più odiosa di mortificazione professionale e umana. Per questo lo abbiamo combattuto con ogni strumento consentito dall’ordinamento». Le rivendicazioni sindacali sono iniziate sotto la guida di un precedente direttore generale e un diverso dirigente dell’ufficio legale dell’ASL, dimostrando come il problema non fosse episodico, bensì sistemico.

La Cassazione ha riconosciuto a ciascun infermiere un risarcimento pari al 6 % della retribuzione annuale per ogni anno di demansionamento: circa 15.000 € a testa. Questa cifra, ha valore simbolico e deterrente nei confronti di possibili futuri abusi sul personale sanitario.

Redazione NurseTimes

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