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La Corte Costituzionale conferma la legittimità della legge regionale pugliese che esclude le strutture private accreditate dal limite dei 70 anni

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Galante e Vizzino: “Una vittoria per la sanità e per i pazienti”

Limiti di età per il responsabile sanitario. Galante e Vizzino: “La Consulta dichiara legittimo l’articolo della legge regionale con cui viene chiarito che il limite vale solo per le strutture pubbliche” 

La Corte Costituzionale ha dichiarato legittimo l’art.8  della legge regionale pugliese n. 24 del 30/05/2024 con cui è stato eliminato il limite di età di 70 anni per il responsabile sanitario di strutture private accreditate con il SSR, ribadendo (conformemente a quanto scritto nella relazione illustrativa a supporto della norma medesima) che tale limite è previsto ed applicabile invece solo alle strutture pubbliche. 

“Un emendamento – dichiarano il capogruppo del M5S Marco Galante e il presidente della commissione regionale Sanità Mauro Vizzino (PlP) – che avevamo presentato e difeso in aula dopo che l’allora assessore Palese aveva invece introdotto questo limite di età anche alle strutture private accreditate.

Una decisione, quella adottata inizialmente dal Dipartimento della Salute della Regione Puglia ed avallata dall’ex assessore che di fatto aveva mandato in tilt l’intero sistema sanitario pugliese, vista la difficoltà (nota anche a livello nazionale, come la stessa Corte precisa) nel reperire medici specialisti a cui affidare l’incarico di responsabile sanitario. L’obiettivo era evitare, da un lato che centinaia di strutture private accreditate, come  RSA, laboratori, strutture psichiatriche, cliniche e studi radiologici rischiassero di non avere un responsabile sanitario, data la ormai cronica carenza di personale medico, dall’altro di disperdere il bagaglio di professionalità e di esperienza che il medico in quiescenza dal servizio pubblico (per il raggiungimento del 70esimo anni di età) può comunque continuare a garantire alle strutture private accreditate con il S.S.R.

Ora che la Consulta ha dichiarato non fondata la questione di legittimità, garantiamo stabilità a queste strutture e consentiamo a professionisti, che non possono più lavorare nel pubblico, di continuare a mettere la loro esperienza al servizio dei pazienti della sanità privata accreditata.

La chiusura dovuta alla mancanza di un responsabile sanitario sarebbe stata una sconfitta per tutti e, soprattutto, avrebbe inciso in termini di congestionamento delle liste di attesa anche a danno delle strutture pubbliche. Solo infatti una corretta sinergia tra il pubblico ed il privato accreditato può garantire in maniera efficiente e completa il diritto alla salute costituzionalmente garantito”.

Redazione NurseTimes

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