Paola Salmé si aggiudica la sesta edizione del Premio “Mani che Pensano”, assegnato a professionisti del settore sanitario che si distinguono per il loro impegno e la loro dedizione. La sua testimonianza e il suo contributo nella sensibilizzazione sulla donazione degli organi è stata dirimente per il conferimento del prestigioso riconoscimento.
Oltre a Paola Salmè, sono stati premiati altri professionisti nelle diverse categorie. Di seguito l’elenco.
- Innovazione e cambiamento: Simone Montechiaro
- Risonanze e impatto mediatico: Gianluca Sartini
- Sostenibilità e responsabilità sociale: Giulio Zella
- Impatto sulla professione e sulla società: Marco Pappalardo
- Leadership e orientamento professionale: Clara Occhiena
Simone Montechiaro è infermiere e libero professionista da circa dieci anni nella provincia di Torino. Insieme alla collega Giorgia Scalese ha fondato nel 2023 lo Studio Achillea Infermieri Associati, offrendo servizi infermieristici e formazione sanitaria per privati e aziende.
Simone è anche creatore del podcast “NurseCast – Infermieri sotto la Mole”, in cui esplora il mondo dell’infermieristica in libera professione con esperti e professionisti del settore, affrontando sfide e opportunità di un percorso professionale autonomo e valorizzando la professione infermieristica.
Come nasce il desiderio di diventare infermiere?
“A differenza di tanti colleghi che raccontano di essersi un po’ ‘ritrovati’ a fare gli infermieri dopo aver fallito il test di medicina, io francamente non mi sono mai posto l’alternativa. Il punto interrogativo più grande, per me, era legato al fatto di non sentirmi adeguatamente pronto a tollerare emotivamente la sofferenza delle persone assistite. Dopo i tirocini, la paura iniziale è diventata una discreta convinzione di poter fare qualcosa per le persone che avevano necessità assistenziali, e in qualche modo mi faceva sentire parte attiva di un processo di presa in carico più complesso”.
Perché la scelta di essere un libero professionista?
“Perché, oltre a sentirmi parte di un processo, volevo diventarne protagonista. La libera professione ti spinge oltre la tua zona di comfort e ti richiede di acquisire altre competenze che non pensi inizialmente essere coerenti con il lavoro che svolgi. Alcune di queste competenze esulano dall’aspetto prettamente sanitario, ma sono necessarie se ad un certo punto decidi di essere davvero autonomo, e quindi di strutturarti per costruire un progetto e fissare degli obbiettivi”.
Parliamo del tuo podcast “NurseCast – Infermieri sotto la Mole”.
“NurseCast è un progetto nato con la mia socia Giorgia Scalese per raccontare come i professionisti della nostra categoria stanno rivoluzionando il modo in cui la società vede gli infermieri. Nella prima stagione il taglio era sicuramente più dedicato alla libera professione, spesso ridotta a una mera mercificazione delle prestazioni. In realtà c’è molto di più, perché quello che hanno costruito alcuni colleghi in forma individuale o strutturata ha dell’incredibile e rende davvero omaggio alla professione sanitaria più resiliente e versatile del panorama assistenziale”.
Progetti futuri?
“A breve uscirà la seconda stagione del nostro podcast e non vediamo l’ora di far vedere a tutti il prodotto finale, perché ne siamo davvero orgogliosi. Abbiamo coinvolto altre figure sanitarie, analizzato le criticità attuali e le sfide del futuro, che sono dietro l’angolo. Abbiamo celebrato i colleghi, del pubblico e del privato, liberi professionisti e non, che hanno lasciato il segno con il loro impegno e la loro professionalità. A loro va il nostro più grande ringraziamento. La rete che abbiamo costruito in questi anni ci permetterà inoltre di collaborare alla realizzazione di un importante congresso nazionale a Torino e siamo molto felici di poterne essere, anche in questo caso, parte attiva”.
Anna Arnone
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