Fa notizia l’ipotesi avanzata da Luigino Boito (foto), presidente del Circolo Cultura e Stampa Bellunese, che propone di formare i 250 immigrati ospiti in provincia di Belluno perché lavorino, magari come operatori socio-sanitari (oss). Una strategia pensata per arginare la carenza di personale.
“Speriamo di portare almeno 90 nuovi operatori socio-sanitari, a fronte dei 450 che mancano – ha detto Boito in un’intervista rilasciata a L’Amico del Popolo -. È una piccola goccia in un mare di difficoltà, ma si deve fare”.
Lo stesso Boito aveva presentato al nuovo prefetto Antonello Roccoberton i numeri drammatici che affliggono le Dolomiti Bellunesi e i problemi che ne derivano nelle case di riposo – più di 100 posti letto presenti, ma non attivati perché mancano gli oss per gestirli – e nell’assistenza territoriale agli anziani.
Il prefetto aveva promesso sostegno e chiesto un progetto, che Boito ha elaborato dopo aver riunito i referenti del settore (Ulss, Provincia, Bim, Ceis…). Tra le sfide, dare ospitalità a chi si inserirà nella formazione. La diocesi c’è ed è pronta a mettere a disposizione i letti dei seminari di Belluno e di Feltre. Spicca il tema dei costi: 1.800 euro per un corso da oss. Ma il presidente del Circolo Cultura e Stampa Bellunese chiede alla Regione di “renderli gratuiti”.
Tra i dati preoccupanti che Boito ha riferito a L’Amico del Popolo spiccano quelli sulla non autosufficienza: sono 4.271 i bellunesi che percepiscono l’indennità di accompagnamento; di questi, 981 hanno da 65 a 79 anni (su 37.833, pari al 2,6%) e 3.290 sono gli over 80 (su 17.753, pari al 19%). Molti sono accuditi in case di riposo, dove le rette sono sempre più alte e i posti disponibili sempre meno, proprio per la mancanza di oss.
Redazione Nurse Times
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