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Il segreto del successo nella ricerca scientifica: la linea spiegata dal professor Ercole Vellone

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Perché una linea di ricerca definita è cruciale per i ricercatori

Nella ricerca scientifica avere una linea ben definita è fondamentale, così come una bussola lo è per un esploratore. Questo il tema affrontato dal professor Ercole Vellone, ordinario di Scienze infermieristiche e coordinatore del dottorato in Scienze infermieristiche e sanità pubblica all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Secondo il professor Vellone, una linea di ricerca permette al ricercatore di sviluppare conoscenze originali in un ambito specifico, approfondendo progressivamente il fenomeno di studio. “All’inizio, spesso durante il dottorato, si producono evidenze descrittive o esplorative – spiega -. Con il tempo, però, si arriva a conoscenze più profonde e utili per la pratica clinic,”.

Un esempio concreto? “All’inizio, studiando il self-care nello scompenso cardiaco, abbiamo scoperto che i pazienti praticavano poco self-care. Ma è stato dimostrando che il miglioramento del self-care riduceva la mortalità che la ricerca ha iniziato a produrre evidenze clinicamente implementabili”.

Linee di ricerca e riconoscimento internazionale

Una linea ben definita non solo migliora la qualità della produzione scientifica, ma consente anche di costruire una reputazione solida. “Concentrarsi su un tema coerente rende il ricercatore un esperto riconoscibile a livello internazionale,” afferma il professor Vellone.

Questo riconoscimento ha aperto le porte a collaborazioni prestigiose. “Dopo aver dimostrato che il colloquio motivazionale migliora il self-care, un ingegnere canadese ci ha contattato per un progetto con l’intelligenza artificiale”.

Il valore clinico del self-care nello scompenso cardiaco

Il self-care nello scompenso cardiaco è il tema centrale della linea di ricerca del professor Vellone, nato dall’osservazione clinica: “Quando ero coordinatore di un reparto di cardiologia notavo ricoveri frequenti legati a uno scarso self-care. Questa osservazione è diventata il cuore della mia attività di ricerca.”

Ad oggi sappiamo che un basso livello di self-care aumenta la mortalità, peggiora la qualità di vita e porta a ricoveri frequenti. Tuttavia il problema principale è l’implementazione delle evidenze disponibili nella pratica quotidiana. “Con tutte le conoscenze e le linee guida a disposizione – dice Vellone – non capisco perché i pazienti con scompenso cardiaco non siano inseriti in programmi di continuità assistenziale. Sarebbe un investimento utile sia per la qualità della vita che per la riduzione dei costi sanitari”.

I consigli del professore ai giovani ricercatori

Per un giovane ricercatore individuare una linea può essere complesso. Il professor Vellone consiglia:

  • Studiare la letteratura – Serve un’analisi approfondita per identificare un tema rilevante.
  • Lavorare con un mentore – Collaborare con un ricercatore senior aiuta a evitare errori e ad adottare la giusta metodologia.
  • Rimanere focalizzati – Approfondire costantemente un unico ambito è essenziale per avere un impatto significativo.

La linea di ricerca come ponte per collaborazioni internazionali

Una linea di ricerca coerente crea opportunità di collaborazione con istituzioni e ricercatori, anche a livello internazionale. “Dopo aver pubblicato studi sul self-care, ricercatori e dottorandi italiani e stranieri hanno scelto Tor Vergata per lavorare con noi – spiega Vellone -. È un grande risultato: oggi vengono dall’estero in Italia per studiare il self-care”

Conclusioni

La linea di ricerca non è solo uno strumento per orientare l’attività accademica, ma anche una chiave per costruire una carriera di successo, migliorare la qualità della scienza e tradurre le conoscenze in pratica clinica. Come dimostra l’esperienza del professor Ercole Vellone, focalizzarsi su un ambito specifico consente di generare evidenze utili, creare connessioni di valore e fare la differenza nel panorama scientifico e sanitario globale.

Redazione Nurse Times

Fonte: L’Infermiere – Articolo di Marina Vanzetta

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