“Se c’è una professione sanitaria per la quale è urgente un restyling, questa è senza dubbio quella infermieristica. Una necessità resa inderogabile dal costante invecchiamento della popolazione che grava sul nostro Ssn, oltre che dalla cronica carenza di infermieri, sempre più difficili da reperire sul mercato del lavoro”. Lo ha sottolineato Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato Nursind, audito a a Montecitorio nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul riordino delle professioni sanitarie.
Bottega ha ricordato la difficile situazione che vive la categoria, che è “quasi in estinzione. Parliamo di 65mila unità che mancano, secondo le stime della Corte dei conti. Pesano il fenomeno degli abbandoni, tra dimissioni anticipate e fuga all’estero (sono 30mila gli infermieri laureati in Italia che esercitano la professione oltreconfine), ma anche una sempre più ridotta capacità di attrarre giovani. Il numero di laureati in Infermieristica nel 2022 è stato di 16,4 per 1.000 abitanti, rispetto alla media Ocse di 44,9”.
Da qui le proposte che il segretario Nursind ha avanzato in Parlamento, chiedendo “per prima cosa una modifica alla legge in materia di professioni sanitarie (la 42 del 1999), per consentire alla categoria il riconoscimento di attività ad oggi assegnate formalmente ai medici, ma frequentemente svolte dagli infermieri”. Secondo Bottega, “si riuscirebbe così, valorizzando la professione, a incidere anche sui tempi d’attesa delle prestazioni”.
La seconda proposta del segretario Nursind prevede di “introdurre nel nomenclatore tariffario voci ad hoc che individuino le attività infermieristiche. Ad oggi, infatti, sono presenti solo prestazioni mediche, a eccezione della visita di controllo ostetrica. Sarebbe un passo avanti nella direzione di una maggiore autonomia del nostro lavoro”.
Ultima, ma non per importanza, la richiesta di inserire tra le professioni usuranti quella infermieristica. “L’inquadramento come lavoro gravoso non tutela a sufficienza gli infermieri – ha concluso Bottega -. È incomprensibile che per solo 18 notti in meno all’anno, rispetto alla soglia delle 78, non possano neppure godere di alcun benefico previdenziale”.
Redazione Nurse Times
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