Nell’arco dei prossimi 40 anni, in Europa, da un lato aumenterà la popolazione anziana, che sarà a carico dei sistemi pensionistici e, dall’altro, vi sarà una riduzione dei lavoratori attivi
E, nonostante una ripresa del Prodotto interno lordo (Pil), visto che tra il 2016 e il 2017 è aumentato dell’1,9% nell’Unione europea e dell’1,8% nell’Eurozona, la disoccupazione temporanea e quella di lunga durata rappresentano ancora una sfida importante per l’Ue, con significative differenze tra Stati membri e tra i territori regionali delle nazioni che fanno parte dell’organismo di Bruxelles.
È quanto testimoniato dal rapporto ESDE (Employment and Social Development in Europe), dossier confezionato annualmente dalla Commissione europea, con l’intento di fornire dati e analisi sugli sviluppi occupazionali e sociali nel Vecchio continente, nonché per individuare le principali tendenze e le sfide imminenti nel mercato del lavoro.
Il testo contiene spunti particolarmente utili all’attività dell’Adepp (Associazione degli Enti previdenziali privati e privatizzati, di cui l’ENPAPI fa parte), anche in vista del seminario che l’Associazione ha organizzato dal titolo Professioni in Europa: sfide demografiche e digitalizzazione del lavoro, che si terrà a Bruxelles il 7 Novembre (dalle 16 alle 18:30); all’evento prenderanno parte Nicola Danti, parlamentare europeo del Gruppo S&D, Loukas Stemitsiotis, direttore dell’Unità Analisi tematica presso la Direzione generale Occupazione e Governance nella DG Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea e Stefano Scarpetta, direttore dell’occupazione, lavoro e affari sociali dell’OCSE dal 2013.
A meritare attenzione è la condizione degli under35: i giovani lavoratori di oggi e le platee occupazionali di domani dovranno, infatti, affrontare quello che è stato definito il «doppio onere dell’invecchiamento», ovvero sostenere tassi di contribuzione più elevati e accettare prestazioni previdenziali più basse.
Già oggi i contributi da versare ammontano al doppio di quelli corrisposti dalle generazioni precedenti, e si teme che potrebbero divenire il triplo, tenendo conto delle condizioni del mercato del lavoro.
A destare allarme, poi, sono pure le dirette conseguenze delle carriere professionali sempre più frammentate (altra eredità della crisi economica), che eroderanno ulteriormente i futuri diritti pensionistici dei giovani lavoratori, aumentando tale «doppio onere».
Per queste ragioni, pertanto, gli esperti Ue sottolineano come gli stessi sistemi di welfare, che adesso hanno il compito fondamentale di garantire l’equità tra le generazioni, potrebbero avere bisogno di progressivi aggiustamenti nel tempo, per fronteggiare il rischio di pesanti disparità a carico delle nuove leve occupazionali.
Mario Schiavon
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