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Guerra in Ucraina: chiesta la disponibilità a infermieri, medici e tutte le professioni sanitarie per assistere i profughi

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Guerra in Ucraina: chiesta la disponibilità a infermieri, medici e tutte le professioni sanitarie per assistere i profughi
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Una tragedia senza fine quella che da 7 giorni sta interessando il popolo Ucraino colpita dall’orrore della guerra.

E dopo l’emergenza Covid che ha piegato l’intero pianeta, un’altra emergenza sta scoppiando nei paesi confinanti con l’Ucraina.

Una guerra che sta causando migliaia di morti tra i civili, barbaramente uccisi da un conflitto nel cuore dell’Europa. Città sotto assedio con gli abitanti che cercano di scappare e rifugiarsi nei paesi dell’Unione europea: Polonia e Romania.

E come sempre accade tutto il mondo civile, le istituzioni, insieme al mondo del volontariato si muovono per portare assistenza al popolo ucraino.

Sono numerose le iniziative in Italia che puntano ad aiutare gli sfollati ammassati nelle aree allestite dalla croce rossa internazionale.

La missione dell’Anpas permetterà il ricongiungimento dei bambini ucraini con le mamme residenti in Italia.

“Questa mattina siamo partiti da Budapest appena ricevuta l’informazione che i bambini sono nei pressi della frontiera” commenta Lamberto Cavallari, vicepresidente Anpas.

“L’appuntamento è al confine: abbiamo circa 1100 km e 10 ore di viaggio. Non sappiamo però il traffico che incontreremo in prossimità della frontiera perché molti sono i parenti che stanno andando alla frontieraa prendere altri parenti che sono in Ucraina”, conclude.

Un’altra importante iniziativa è partita dalle aziende sanitarie pubbliche italiane.

Si richiede la disponibilità a infermieri, medici e oss di prendere parte ad una eventuale missione legata all’emergenza umanitaria e sanitaria nei campi profughi che si stanno allestendo in Polonia e Romania.

Un’emergenza sanitaria che rischia di compromettere la salute dei sopravvissuti alle barbarie di una guerra che ci riporta indietro di 75 anni.

E a pagarne le conseguenze sono sempre i più deboli!

Redazione NurseTimes

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