Nel campo della medicina, una scoperta epocale sta portando nuove speranze a coloro che affrontano la leucemia linfoblastica acuta di tipo B. Conosciuta come terapia con cellule Carcik, un’evoluzione della terapia Car-T standard in cui si prelevano i linfociti dal paziente stesso.
Questa innovativa procedura sta dando vita a risultati promettenti.
Uno studio clinico di fase 1, condotto dalla Fondazione Tettamanti di Monza e dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha rivoluzionato il trattamento della leucemia. Coinvolgendo un gruppo di 27 pazienti, di cui 23 adulti e 4 bambini, l’obiettivo di questa sperimentazione era valutare l’efficacia delle cellule T geneticamente modificate, conosciute come “Carcik-CD19,” nel contrastare questa forma di leucemia.
Ciò che rende questa terapia straordinaria è l’origine delle cellule Carcik. A differenza delle terapie Car-T tradizionali, che richiedono il prelievo di linfociti direttamente dal paziente, le cellule Carcik provengono dal sangue di donatori sani.
Questo processo è meno invasivo, economico e più agevole. Un ulteriore elemento innovativo consiste nell’utilizzo dei trasposoni, sequenze di DNA capaci di integrarsi nel genoma, al posto dei vettori virali per la modifica genetica.
Secondo il direttore scientifico della Fondazione Tettamanti, Andrea Biondi, la produzione non virale si è dimostrata almeno dieci volte meno costosa rispetto ai metodi tradizionali basati su vettori virali. Inoltre, offre un’ampia disponibilità di cellule terapeutiche, in quanto è possibile attingere da donatori parzialmente compatibili, come parenti o dalle cellule del sangue cordonale.
Un aspetto cruciale da sottolineare è la sicurezza della terapia Carcik.
La sperimentazione ha rivelato un profilo di tossicità estremamente basso, sia in termini di sindrome da rilascio di citochine (CRS) sia di neurotossicità, comuni in alcune terapie Car-T. Inoltre, nessun paziente ha manifestato problemi legati all’uso di cellule da donatori sani.
I risultati ottenuti sono stati eccezionali: dopo il trattamento, il 66,7% dei pazienti (cioè 18 su 27) ha riportato una remissione completa della malattia. Le cellule Carcik si sono rapidamente moltiplicate e sono rimaste presenti nel sangue per diversi mesi, suggerendo che possano garantire un controllo prolungato sulla malattia.
La terapia con cellule Carcik costituisce un importante passo avanti nella battaglia contro la leucemia di tipo B. Questi risultati promettenti aprono la strada a un trattamento più accessibile ed efficace per i pazienti, offrendo una nuova speranza a coloro che affrontano questa malattia debilitante. La continua ricerca in questo campo è fondamentale per portare avanti questa rivoluzione nella terapia oncologica.
Redazione Nurse Times
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