Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firme di Cesare Hoffer, presidente di Nursing Up Trento.
Cresce sempre di più la rabbia di infermieri, ostetriche, assistenti sanitarie, terapisti della riabilitazione psichiatrica e di tutti i professionisti dell’Azienda sanitaria e delle Apsp. La situazione è sempre più insostenibile per gli elevatissimi carichi di lavoro e l’inadeguato recupero psico-fisico. Si saltano i riposi e si accumulano ferie residue, a fronte di stipendi nettamente inferiori alla media europea.
Il periodo estivo, con l’esigenza di usufruire le ferie estive, ha messo ancora di più a nudo la cronica carenza di professionisti sanitari, che devono ora sopperire sempre più anche alla mancanza di figure di supporto come l’oss e sono gravati da un elevato carico burocratico-amministrativo.
Le università faticano a raccogliere nuove iscrizioni di professionisti sanitari. In particolare la professione infermieristica non è più attrattiva in termini di riconoscimento economico. I nostri giovani chiedono una maggior conciliazione vita-lavoro e il miglioramento di istituti contrattuali come il part-time e la tutela materno infantile. Ormai la qualità della vita privata in sanità è ai minimi termini.
I dati sono allarmanti: a Trento 140 candidati per la laurea infermieristica su 200 posti disponibili, a Bolzano si sono presentati in 82 alla selezione su 150 posti, e i dati sono in calo anche a livello nazionale. Negli anni sono aumentate le dimissioni volontarie e nei prossimi dieci anni circa 2mila infermieri trentini, molti figli della generazione baby-boom, andranno in pensione.
Negli ultimi quattro anni, a livello nazionale oltre 23mila infermieri hanno deciso di dimettersi dal loro impiego a tempo indeterminato in un ospedale pubblico italiano per andare a lavorare all’estero o per cambiare totalmente vita e settore lavorativo. È quanto rivela un’indagine del Nursing Up, secondo una stima relativa al periodo 2023-2024. E la Provincia di Trento cosa ha intenzione di fare? Da noi tutto va bene?
L’assunzione di nuovo personale tramite le procedure concorsuali va a rilento e ai professionisti sanitari dei comparti trentini sono negate indennità invece riconosciute ai medici da anni, come quella legata all’esclusività oppure opportunità, come la libera professione intramoenia. I dipendenti provinciali inoltre godono di trattamenti previdenziali privilegiati rispetto ai dipendenti della sanità trentina, trattata come la cenerentola da questa provincia.
I professionisti sanitari sono sempre più anziani e con limitazioni legate alla salute. L’età media è di circa 50 anni e con l’allungamento dell’età pensionabile si pongono ulteriori problemi nell’organizzazione del lavoro. Occorre pertanto avviare un percorso di tutela della salute sul lavoro per tutti i lavoratori over 55, a partire da quelli sanitari. Ci è inoltre negato dal punto di vista legislativo il riconoscimento delle mansioni usuranti. Sono anni che le chiediamo, ora siamo pure penalizzati economicamente dal punto di vista pensionistico!
La qualità e la sicurezza delle cure devono essere poste al centro del dibattito politico. La popolazione invecchierà sempre più e, di conseguenza, i pazienti non autosufficienti aumenteranno esponenzialmente. E’ urgente istituire un tavolo provinciale in assessorato con il sindacato per affrontare tutti i nodi dell’emergenza, destinata ad aggravarsi. Non servono provvedimenti “spot”, ma un grande progetto di rilancio della sanità pubblica, individuando tutta una serie di azioni contrattuali e legislative che dovranno essere celermente agite.
Il contratto di lavoro deve essere riformato: è obsoleto e anacronistico. Noi chiediamo una categoria in più per tutti i sanitari, per armonizzarli ai dipendenti provinciali aventi pari formazione. Occorre inoltre implementare il riconoscimento economico di competenze, responsabilità e disagio. Noi vogliamo essere coinvolti e portare il nostro contributo costruttivo, in qualità di sindacato che rappresenta il maggior numero di sanitari del comparto.
Diciamo basta alla politica degli annunci e tagli di nastro. Senza personale si inaugureranno solo cattedrali nel deserto. Dalle nostre istituzioni ci aspettiamo azioni concrete per affrontare una situazione che si preannuncia gravissima e che rischia di compromettere nei prossimi anni la qualità delle cure nei confronti dei cittadini trentini.
Quella dell’infermiere è una professione bellissima e svolta dai nostri colleghi con passione, ma viene abbandonata per le difficili condizioni di lavoro e lo scarso riconoscimento economico e sociale. Su questi ambiti bisognerà lavorare, per migliorarli.
Redazione Nurse Times
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