Il dottor Roberto Roccaro, dirigente Professioni sanitarie e coordinatore SIDMI Veneto, offre la sua chiave di lettura per l’introduzuine di questa nuova figura.
L’introduzione dell’assistente infermiere è una sfida che va affrontata con coraggio e lungimiranza. Questa nuova figura può rappresentare una risorsa importante per il nostro sistema sanitario, ma il suo successo dipenderà dalla capacità di integrarla in modo efficace nel contesto esistente e di valorizzare il ruolo di tutti gli operatori sanitari.
La carenza di personale si fa sentire sempre più acuta in tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie. Il calo delle iscrizioni ai corsi di laurea in Infermieristica sta mettendo a dura prova un sistema già fragile. Ma c’è una novità all’orizzonte: l’introduzione della figura dell’assistente infermiere.
Questa nuova professionalità rappresenta una possibile soluzione per alleviare la pressione sugli infermieri e garantire un’assistenza di qualità ai pazienti? Il continuo calo delle iscrizioni ai corsi di laurea in Infermieristica è un fenomeno complesso, con cause molteplici. Tra queste, spiccano le condizioni lavorative spesso precarie, i turni massacranti, gli stipendi non all’altezza delle responsabilità e la mancanza di riconoscimenti sociali. Gli infermieri, eroi silenziosi della pandemia, si trovano a fronteggiare un sistema sanitario sotto stress, dove la loro professionalità non sempre viene valorizzata come dovrebbe.
L’introduzione dell’assistente infermiere, con un profilo professionale ben definito e competenze specifiche, potrebbe rappresentare una svolta. Questa nuova figura, affiancando l’infermiere nelle attività assistenziali di base, potrebbe liberare tempo prezioso per quest’ultimo, permettendogli di dedicarsi a compiti più complessi e di maggiore responsabilità.
Ma quali sono i potenziali benefici di questa innovazione? Innanzitutto l’assistente infermiere potrebbe contribuire a migliorare la qualità dell’assistenza ai pazienti, garantendo una maggiore continuità e personalizzazione delle cure. Inoltre potrebbe ridurre il rischio di errori medici e migliorare la sicurezza dei pazienti.
Per gli infermieri, invece, la presenza di un assistente potrebbe significare uno sviluppo del proprio ruolo. L’infermiere potrebbe finalmente andare a svolgere quelle attività assistenziali che non riguardano solo la tecnica e l’assistenza diretta al paziente, ma potrebbe dedicarsi alla programmazione dell’assistenza. E potrebbe finalmente esercitare il ruolo di responsabile dei processi assistenziali, con maggiore soddisfazione lavorativa e un miglioramento della qualità della vita.
Tuttavia l’introduzione di questa nuova figura pone anche delle sfide. È fondamentale definire con chiarezza i compiti e le responsabilità dell’assistente infermiere, evitando sovrapposizioni con il ruolo dell’infermiere professionista. Inoltre è necessario investire nella formazione di questi nuovi operatori, garantendo loro un percorso formativo adeguato e riconosciuto.
L’assistente infermiere potrebbe rappresentare un’opportunità per rendere la professione infermieristica più attrattiva per i giovani, offrendo nuove prospettive di carriera e un migliore equilibrio vita-lavoro. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo è necessario intervenire su più fronti, migliorando le condizioni lavorative degli infermieri, aumentando gli stipendi e investendo nella formazione continua.
Dott. Roberto Roccaro
Dirigente Professioni sanitarie
Coordinatore SIDMI Veneto
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