Ne ha parlato la professoressa Paola Frati, ordinaria di Medicina legale alla Sapienza e coordinatore della sezione Medicina legale dell’ateneo romano, in occasione della prima edizione del convegno nazionale “Il sapere della medicina legale che unisce”, patrocinato dalla Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (SIMLA).
Le infezioni sono state al centro della seconda giornata del convegno romano “Il sapere della medicina legale che unisce”, organizzato e promosso dalla professoressa Paola Frati (foto) e ospitato all’Università La Sapienza, che proprio oggi aveva in programma una sessione dedicata alle infezioni, con approfondimenti declinati su vari aspetti tecnici di una tematica di grande attualità.
Lo confermano i dati di Marsh nel MedMal Report, lo studio annuale sull’andamento della Medical Malpractice in Italia, che registrano un fenomeno in crescita (il 9% del costo totale dei sinistri, a fronte del 4,7% del 2012) con costi per singola pratica tra i più elevati (più di 142mila euro) e tempi di chiusura tra i più alti (3 anni, a fronte di un tempo medio di chiusura dei sinistri di 2,8 anni).
Dall’analisi delle richieste di risarcimento per ICA emerge come il 34% delle infezioni denunciate porti al decesso del paziente. Le infezioni più frequenti sono quelle post chirurgiche, il 52% del totale. Rilevanti anche le infezioni sistemiche: incidono per il 10% del totale, ma nel 69% dei sinistri portano al decesso del paziente con un costo medio più alto (230mila euro).
Alcuni temi del confronto sono stati anticipati proprio dalla professoressa Frati: “Le infezioni correlate all’assistenza valgono circa un terzo dei casi di contenzioso medico-legali. Come medici legali promuoviamo da anni una cultura di prevenzione, perché l’Istituto Superiore di Sanità conferma che il 50% delle infezioni nosocomiali possono essere prevenute tramite corretti comportamenti professionali e mirati programmi di intervento. In quest’ottica crediamo anche nell’importanza della formazione del personale sanitario su quelle pratiche necessarie che potrebbero evitare l’insorgere di infezioni in ambiente ospedaliero e assistenziale”.
Una prospettiva che vede sempre maggiore centralità assegnata alla comunità scientifica medico-legale, che considera fondamentale la ricerca e la formazione per ridurre i casi.
“Lavorare su questi fronti – prosegue la professoressa Frati – è essenziale perché, innanzitutto, consentirebbe di fornire cure migliori e più sicure per i pazienti, dall’altra ridurrebbe notevolmente la spesa del SSN che chiaramente lievita col protrarsi del periodo di cure. In ultima analisi, bisogna considerare anche l’impatto sulla questione dei contenziosi medico-legali. La SIMLA è da sempre in prima linea su questi temi, avendo affrontato la questione delle ICA anche in una apposita sessione del Congresso nazionale, un filo conduttore che ci conduce oggi a Roma”.
Tra i vertici SIMLA presenti all’evento, il dottor Lucio Di Mauro, segretario nazionale della società scientifica, ha moderato la sessione dedicata alle nuove prospettive nella valutazione del danno alla persona. “Il convegno romano – evidenzia – è frutto dell’ormai consolidato dialogo e collaborazione tra accademia, libera professione e dirigenti medici legali della pubblica amministrazione. Questo processo virtuoso è essenziale per il progresso della medicina legale”.
Una comunione d’intenti che lascia ampi margini di speranza: “Quando questi attori operano in sinergia – conclude Di Mauro – si crea un temperato sistema che unisce ricerca, esperienza pratica e gestione istituzionale. Questo scambio di conoscenze e competenze permette non solo di elevare la qualità delle valutazioni medico-legali, ma anche di migliorare l’efficienza dei servizi pubblici, tutelando al meglio i diritti della persona. Un percorso condiviso tra questi ambiti rafforza l’intera disciplina, garantendo una risposta sempre più integrata e tempestiva alle esigenze della giustizia e della società”.
Redazione Nurse Times
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