Non ci sentiamo abbastanza rispettati e considerati, né come persone, né come studenti, né come futuri professionisti
La lettera aperta di una studentessa di infermieristica dell’Università di Cagliari pubblicata su Nurse Times ha raccolto i commenti studenti di infermieristica da altre zone d’Italia che hanno voluto, anche loro, aver modo di raccontare la loro esperienza di studio. Segue la testimonianza di Elena Altamura, studentessa di infermieristica terzo anno uscente presso il Polo Jonico di Taranto.
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Sono una studentessa di infermieristica terzo anno uscente presso il Polo Jonico di Taranto, che crede di parlare a nome di migliaia di studenti se dice che non ci sentiamo abbastanza rispettati e considerati, né come persone, né come studenti, né come futuri professionisti.
Come presumo tutti sappiano, il mio corso di laurea prevede che accanto alla comune obbligatorietà nel seguire le lezioni e svolgere gli esami, che per raggiungere il titolo di Infermieri che verrà conseguito al termine dei tre anni, dobbiamo corrispondere un determinato numero di ore di tirocinio presso le strutture che ne permettano lo svolgimento. Naturalmente dovendo venire a contatto con pazienti di tutte le tipologie in termini di gravità, tipo di patologia, età etc. abbiamo l’obbligo di effettuare vari esami per permetterci di acquisire un’idoneità che testimoni la nostra buona salute, per evitare di mettere a rischio le persone che aiutiamo e impariamo ad assistere.
Allo stesso modo, data l’attuale condizione COVID è necessario per noi studenti di infermieristica, al fine dello svolgimento del tirocinio, di effettuare il tampone rinofaringeo per determinare la nostra negatività e quindi permetterci di accedere ai reparti e completare il nostro percorso di laurea.
Credo che la nostra università sia una tra le ultime, se non l’ultima forse in tutta Italia che ancora non ha organizzato efficacemente il rientro di tutti gli studenti al tirocinio, anche nonostante la provincia di Taranto fortunatamente conti pochi nuovi casi al giorno. Questo lo dico in base al fatto che altre università che invece contano numerosi casi e che hanno situazioni più problematiche delle nostre, hanno permesso che tutto ciò avvenisse. Soltanto alcuni sono stati scelti tra i miei compagni di corso e hanno avuto la possibilità di effettuare il tampone e quindi di accedere ai reparti, lasciando così in un angolo centinaia di altri studenti (me compresa) ad attendere e a guardare con le mani in mano che solo alcuni completino il loro percorso di studi da studenti privilegiati.
Tra l’altro la scelta di questi studenti che potevano accedere, presumo quindi, a questo numero limitato di tamponi, è stata fatta sulla base del nulla se non quello di essere “più avanti” in termini di ore nel completamento del tirocinio rispetto ad altri studenti. Non si è tenuto conto di condizioni economiche, di condizioni di merito, di condizioni logistiche, oltre al fatto che così facendo, ribadisco, a prescindere da condizioni di merito, si continui a favorire chi è più avanti e a sfavorire chi è più indietro. Secondo quale criterio io e altri compagni possiamo essere considerati di serie B? Paghiamo le tasse come tutti gli altri. Perché questa discriminazione?
Rivolgendoci agli organizzatori delle attività di tirocinio, ci è stato riferito che i tamponi rimanenti sarebbero stati effettuati all’inizio di settembre, ma ad ora non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione. La previa comunicazione e quindi organizzazione, sarebbe utile anche per evitare che, come la prima volta che si sono effettuati i tamponi, si dia un ridicolo preavviso e che si creino assembramenti, soprattutto alla luce del fatto che molti studenti (me compresa) sono fuori sede e che sarebbero impossibilitati per motivi logistici a raggiungere la sede stabilita in poco tempo.
Noi studenti di infermieristica possiamo più di altri comprendere le difficoltà che stanno affrontando i nostri futuri colleghi e superiori in questo momento storico a livello sanitario, ma questa situazione sta diventando insostenibile per una quantità smisurata di motivi, universitari e personali così come me, per molti studenti.
Per quanto mi riguarda il completamento del mio percorso di studi dipende quasi esclusivamente dal completamento del tirocinio, e mi ritrovo da 6 mesi a questa parte a dover pesare sui miei genitori i quali sono costretti a pagare la mia stanza in affitto (a vuoto al momento) per permettermi di avere un appoggio appena rientrata in facoltà. Tuttavia, questo rientro, non si ha la minima idea di quando avverrà.
Vorrei dare voce a tutti quegli studenti che come me non possono fare a meno di continuare a sostenere determinate spese nel frattempo che si decidano a soddisfare il nostro sacrosanto diritto di rientrare per svolgere le attività a cui siamo obbligati. Inoltre, in quanto futuri infermieri, siamo smossi dalla grande volontà di dare il nostro contributo. Nonostante la nostra comprensione e la nostra educata attesa sin ad ora per permettere l’organizzazione tra l’università e l’ASL, alla luce del fatto che tutte le altre università hanno ripreso il tirocinio, chiediamo solo di poter rientrare e poter fare il nostro dovere, come studenti e come futuri professionisti.
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