Il 12 maggio 2016, nella trasmissione “Virus”, ai danni del professor Roberto Burioni si è verificato un dibattito gestito in modo tale da meritare l’alzata di scudi unanime di tutti i professionisti sanitari, e di tutti coloro che lavorano nel mondo scientifico in generale. Il professore è stato perfettamente in grado di difendersi da solo, uscendone a testa alta con uno spettacolare post su Facebook, comportandosi con la dignità di un professionista competente
L’atto in sé, tuttavia, è sufficiente a scatenare l’indignazione di tutti coloro che lavorano nel delicato campo della salute. Che la sanità sia vittima di disinformazione da parte della stampa non è certo una novità. Già nel 2014 Onder affrontava il problema nella sua Lectio Doctoralis stilata per la laurea in Medicina e Chirurgia honoris causa.
La divulgazione scientifica viene spesso trattata in modo superficiale, da giornalisti non sufficientemente preparati, e più interessati a far notizia che a diffondere una corretta informazione. La spettacolarizzazione della notizia viene privilegiata rispetto ad una corretta informazione, il quadro dipinto della nostra sanità è spesso estremo e distorto. Da una parte si grida alla malasanità spesso e senza motivo, dall’altro si urlano cure miracolose, creando aspettative irrealizzabili di guarigioni immediate. Vi è una pericolosa discrepanza fra la realtà dei reparti e quella dipinta dai giornali.
In tutto questo, a Virus è andato in onda un dibattito sui vaccini. Niente di nuovo, se non fosse che l’opinione di un esperto competente del settore, il professor Roberto Burioni, è stata messa sullo stesso piano di quella di due “profani”. Il professor Burioni è stato chiamato “tecnico” ma il suo parere è stato considerato alla stregua di un’opinione, perfettamente paragonabile a quello degli altri due.
Peccato che si stesse parlando di Scienza, di Scienza e di vaccinazioni. Quello che sto per dire non piacerà a molti, ma la Scienza non è democratica. La Scienza, in tutti i suoi rami, compreso quello medico, si basa sui fatti. In campo scientifico le opinioni non sono tutte uguali.
Nessuno si sognerebbe di chiamare Red Ronnie o Eleonora Brigliadori a discutere con un astrofisico della teoria delle stringhe, o di relatività generale. Allora perché gli abbiamo permesso di discutere con un professore di virologia di vaccini?
Quando un esperto parla del suo campo di competenza, chi non è esperto ascolta ed apprende. Non gli si dovrebbe permettere di sparare opinioni su questioni su cui non è minimamente ed oggettivamente preparato.
Che titolo di studio, quali competenze nell’ambito della vaccinazione, hanno oggettivamente Red Ronnie ed Eleonora Brigliadori per poter contestare un professore universitario della fama di Roberto Burioni, in quello che è il lavoro per cui studia e si prepara da una vita?
Stiamo parlando di vaccini, un argomento delicato, che ha permesso di eradicare uno dei più grandi killer della storia dell’umanità, il vaiolo, ed ha consentito di salvare milioni di vite. Citando Onder: “Buona informazione contribuisce, nel suo piccolo, a fare buona medicina. Cattiva informazione aggrava i problemi e danneggia chi ci ascolta. Ciò che il pubblico comprende e sa, spesso è conseguenza di quanto viene scritto sui giornali e ascoltato in televisione. L’informazione medico – scientifica può servire alla salute oppure danneggiarla. Ciò che il pubblico comprende e sa spesso è attribuibile a ciò che viene scritto sui giornali e ascoltato in televisione.”
Quella che è accaduta il 12 maggio 2016 nella trasmissione televisiva “Virus” non è buona informazione. Ciò che è accaduto in quella puntata è una vergogna assoluta, la morte del concetto di informazione e divulgazione scientifica. Il professor Burioni si è difeso in modo eccellente, ma come lui stesso afferma su Facebook, non avrebbe dovuto essere messo in tale situazione.
Nessun giornalista serio avrebbe mai dovuto porre sullo stesso piano un esperto competente, nell’ambito del suo specifico campo scientifico, e qualcuno che si è “informato”, senza un titolo di studio, ma solo con un’opinione sul campo in questione.
Citando il veemente post del Dott. Burioni in risposta ai fatti accaduti, mi permetto di concordare: “Non ritengo che tutte le tesi e le opinioni debbano avere ospitalità. In un dibattito sull’immigrazione non penso che chi sostiene che i neri siano meno intelligenti debba avere spazio; parimenti se si parla di pari opportunità non considero appropriato fare parlare chi pensa che le donne siano esseri inferiori che si possono picchiare a piacere. Allo stesso modo chi dice che i vaccini provocano l’autismo, bugia di un medico truffatore, non può avere voce in capitolo nell’informazione. La televisione pubblica inglese, quella alla quale si ispirano i nostri politici, già da molto tempo ha stabilito che su alcuni argomenti non è consentito dare uguale spazio alla verità scientifica e a tesi che non hanno alcun fondamento”.
In una televisione pubblica è semplicemente scandaloso che si verifichino episodi del genere, e sono felice che la questione abbia dato origine ad un’interrogazione parlamentare. Quello che mi auspico, tuttavia, è una presa di posizione della professione infermieristica a favore e supporto del professor Burioni.
Siamo professionisti sanitari, la nostra professione in Italia è stata recentemente attaccata da una massiccia campagna mediatica. Lavoriamo in equipe con medici tutti i giorni, e forse sarebbe il caso di iniziare a lavorare in equipe anche contro la massiccia disinformazione e la disinvoltura che in quest’era imperversano nel giornalismo.
Lavoriamo insieme per fare informazione corretta. Siamo in un’epoca in cui l’informazione è cambiata, in cui tutto è accessibile immediatamente, e le informazioni corrette sono mescolate a bufale e castronerie intollerabili dal punto di vista scientifico. Siamo in un’epoca dove si crede che tutte le opinioni siano equiparabili, che i fatti contino relativamente.
Non esiste che il parere di un esperto nel suo campo scientifico sia paragonato all’opinione del primo ignorante (nel senso di colui che ignora, che manca di competenze scientifiche) che passa, non importa quanto famoso.
Non è un atteggiamento che possiamo, e dobbiamo tollerare, perché l’opinione pubblica convinta dal Red Ronnie di turno sarà il paziente che scalpiterà in corsia, quello che non crederà alle spiegazioni che gli verranno date e ripetute mille volte, il paziente non compliante che metterà a rischio non solo la sua salute, ma quella della collettività, convinto che quello che ha detto un vip incompetente valga quanto ciò che gli viene spiegato dall’esperto di turno.
Una piega decisamente pericolosa. Colleghi, siamo i professionisti della prevenzione, siamo coloro cui è affidata la delicata funzione di educare i pazienti.
Una buona prevenzione inizia da una corretta divulgazione. Iniziamo a scendere in campo contro questi episodi. Iniziamo ad indignarci. Iniziamo a lavorare in equipe per divulgare corretta informazione scientifica. Se non facciamo fronte unito noi professionisti sanitari: medici, infermieri, fisioterapisti e chi più ne ha più ne metta, chi altri proteggerà i nostri pazienti?
Erika Nelli
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