Ormai nelle realtà ospedaliere in cui viviamo è all’ordine del giorno fronteggiare situazioni di tensione, talvolta pericolose, dell’utenza che cerca di intralciare e “scavalcare” il regolare percorso assistenziale, soprattutto nei pronto soccorso.
Bisogna ricordare che chi non rispetta l’invito di un’infermiere che chiede di uscire dal reparto può costare una condanna penale.
Non bisogna infatti dimenticare che noi infermieri siamo incaricati di un pubblico servizio che non può essere sospeso o soggetto a impedimenti.
A evidenziare le conseguenze legali di un litigio con l’infermiere è stata una recente sentenza della Cassazione.
Nel caso di specie, un’infermiera aveva invitato il familiare di un paziente ad uscire dalla stanza dell’ospedale ove questi era ricoverato poiché l’orario delle visite era terminato. Tra i due è nato un alterco, sfociato in lite e terminato poi con una colluttazione fisica. A seguito della denuncia dell’infermiera, l’imputato è stato condannato per i reati di:
- resistenza a pubblico ufficiale
- lesioni personali
- interruzione di pubblico servizio.
A riguardo, la Cassazione ha ribadito il principio secondo cui «affinché venga integrata la fattispecie di resistenza a pubblico ufficiale, non è necessario che sia concretamente impedita la libertà di azione del pubblico ufficiale». È «sufficiente che si usi violenza o minaccia per opporsi al compimento di un atto dell’ufficio o del servizio, indipendentemente dall’esito, positivo o negativo, di tale azione e dell’effettivo verificarsi di un ostacolo al compimento dell’atto del pubblico ufficiale».
Valerio Capponi, Infermiere AORN Cardarelli
- 2025: l’anno in cui l’infermieristica ha iniziato a muoversi davvero (ma ancora non abbastanza)
- Esercizio professionale in deroga fino al 2029, Fnomceo e Fnopi: “Rivedere subito la decisione. Non servono proroghe, ma interventi strutturali”
- Rischio genetico di tumore al seno, i classici criteri non bastano. Lo studio
- Vaccini e autismo, Oms ribadisce: “Nessun legame causale”
- Gruppo Inter-Ordini di Piemonte e Valle d’Aosta, ecco il vademecum “Aiutiamo chi cura”. Giusi Medici (Opi Torino): “Promuoviamo benessere e tutela degli operatori”
Lascia un commento