Un team di ricercatori gallesi ha individuato l’origine della reazione a catena che innesca la formazione di coaguli nel sangue.
Alcuni scienziati della Cardiff University, in Galles, ritiene di aver trovato la causa dei rari casi di trombosi registrati dopo l’inoculazione del vaccino anti-Covid di AstraZeneca. Nel loro studio, svolto insieme a colleghi statunitensi e pubblicato su Science Advances, hanno spiegato come una proteina del sangue sia attratta da un componente chiave del vaccino, e questa attrazione innescherebbe una reazione a catena che coinvolge il sistema immunitario e culmina in pericolosi coaguli.
I risultati rivelano che la parte esterna dell’adenovirus, il vettore virale usato nel vaccino AstraZeneca, attrae una proteina del sangue come un magnete. Per rilevare questa reazione gli scienziati hanno usato una tecnica chiamata microscopio crioelettronico, che consente di avere immagini dell’adenovirus a livello molecolare. Come precisano gli stessi autori, “la ricerca non è definitiva, ma offre spunti interessanti nel tentativo di rimuovere questo effetto collaterale estremamente raro”.
Il professor Alan Parker, uno dei ricercatori della Cardiff University che ha lavorato allo studio, ha dichiarato che la reazione si scatena per una “differenza di potenziale magnetico tra l’adenovirus, che ha una superficie fortemente negativa, e una proteina prodotta dalle piastrine, chiamata fattore piastrinico 4 (PF4), al contrario estremamente positiva”. Questo innescherebbe una reazione che può arrivare fino al coagulo di sangue. “Quello che abbiamo scoperto è la causa scatenante, il ‘grilletto’, ma ci sono molti passaggi che ancora devono essere compresi”, ha spiegato Parker.
Nel dettaglio, il team di studiosi argomenta: “Come parte della più grande campagna di vaccinazione nella storia, sono stati osservati effetti collaterali ultrarari non osservati negli studi di fase 3, inclusa la trombosi con sindrome da trombocitopenia (TTS), una condizione rara simile alla trombocitopenia indotta da eparina (HIT)”. E spiega appunto che gli adenovirus impiegati come vettori di vaccinazione rispetto al Sars-CoV-2 si legano al cosiddetto fattore piastrinico 4 (PF4), una proteina implicata nella genesi proprio della trombocitopenia, una rara forma di malattia autoimmune della coagulazione.
Il 7 aprile 2021 l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha rilevato un possibile collegamento tra la vaccinazione con AstraZeneca e casi molto rari di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine. Una portavoce della casa farmaceutica ha sottolineato che i casi di trombosi avvengono più frequentemente se si viene contagiati dal Covid rispetto al vaccino con il farmaco anglo-svedese e che le motivazioni legate a questi eventi non sono ancora state stabilite.
“Sebbene la ricerca non sia definitiva, offre spunti interessanti e AstraZeneca sta esplorando modi per sfruttare questi risultati, nell’ambito dei nostri sforzi per rimuovere questo effetto collaterale estremamente raro”, ha spiegato la portavoce di AstraZeneca. L’Università di Oxford, da cui proviene la sperimentazione originaria del vaccino, ha invece preferito non commentare i risultati pubblicati dal gruppo di scienziati americani e gallesi.
Secondo AstraZeneca, il suo vaccino ha salvato più di 1 milione di vite in tutto il mondo e prevenuto 50 milioni di casi di Covid. Sulla scia dei casi di coaguli nel sangue, seppur rari, l’utilizzo di questo vaccino nel mondo è stato però ridotto, e per i richiami sono ormai utilizzati i vaccini Pfizer e Moderna, basati sulla più attuale tecnologia a mRna messaggero.
Redazione Nurse Times
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