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E se i vaccini fossero parte della risposta al problema dell’antibiotico-resistenza?

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Non si è ancora spento l’eco delle polemiche, nel nostro Paese, in seguito all’approvazione del decreto legge sui vaccini di un paio di settimane fa

Negli stessi giorni l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) emanava il suo bollettino, nel quale faceva il punto della situazione sulle campagne vaccinali nel mondo

Questi i dati. Globalmente, 12,9 milioni di neonati, quasi 1 su 10, non hanno ricevuto alcuna vaccinazione nel 2016, secondo le più recenti stime dell’OMS e dell’UNICEF.

Ciò significa, e l’OMS fa autocritica, che questi neonati hanno perso la prima dose di vaccino (DTP) per difterite, tetano e pertosse, mettendo a grave repentaglio la loro stessa vita.

Inoltre, circa 6,6 milioni di neonati, che hanno ricevuto la prima dose di vaccino contenente DTP; non hanno completato la serie di vaccinazioni DTP che è composta da tre dossi (DTP3) nel 2016.

Dal 2010 la percentuale di bambini che hanno completato le tre dosi di vaccino si è fermato all’86% (116,5 milioni di neonati); senza cambiamenti significativi in ​​nessun Paese o Regione durante l’anno scorso.

Ciò non è sufficiente per raggiungere l’obiettivo globale di copertura dell’immunizzazione del 90%.

L’immunizzazione raggiunta grazie alle campagne vaccinali dell’OMS; attualmente impedisce che vi siano tra i 2-3 milioni di morti all’anno a causa della difterite, del tetano, della pertosse e anche del morbillo.

La vaccinazione è e rimane uno degli interventi sanitari pubblici più efficaci e più economici.

Sempre negli stessi giorni, Bruce Gellin, il Presidente dell’Istituto Sabin per l’Immunizzazione Globale di Washington, D.C., ha scritto un articolo interessante sul possibile collegamento tra superinfezioni, dovute al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, ed i vaccini.

Gellin sostiene che una possibile soluzione al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, oltre all’uso consapevole e appropriato degli antibiotici, possa essere costituita dai vaccini.

Ma vediamo in che modo i vaccini possano aiutare a contenere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Ogni anno, le infezioni dovute all’antibiotico-resistenza sono responsabili, soltanto negli Stati Uniti, di 23.000 morti.

Se questa tendenza sarà confermata, come riportato anche da uno studio inglese del 2016; entro il 2050, 10 milioni di persone in tutto il mondo moriranno a causa infezioni resistenti agli antibiotici.

La Banca Mondiale avverte che il danno economico, a lungo termine, dovuto all’antibiotico-resistenza potrebbe causare effetti ben peggiori essere della crisi finanziaria del 2008, di cui ancora adesso stiamo pagando lo scotto.

Il tasso crescente di resistenza agli antibiotici è dovuto, in gran parte, all’uso eccessivo di antibiotici negli esseri umani e nel bestiame e alla capacità dei microrganismi di evolversi e adattarsi rapidamente ai farmaci.

Una soluzione possibile è quella di sviluppare nuove classi di antimicrobici. Un’altra è quella di utilizzali nel migliore dei modi, come indicato dalle nuove raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Prevenire le infezioni, quindi è fondamentale per ridurre il ricorso agli antibiotici. Ecco come i vaccini possono rappresentare una soluzione al problema dell’antibiotico-resistenza.

Ad esempio, i vaccini impediscono il sorgere di malattie batteriche come le infezioni pneumococciche, la meningite batterica o la polmonite, riducendo così l’uso degli antibiotici che sarebbero stati impiegati altrimenti.

I vaccini possono ridurre l’uso degli antibiotici anche nel caso di malattie virali, impedendo la comparsa dell’influenza e di altre infezioni virali simili, che spesso vengono trattate con antibiotici.

Tutti sappiamo che gli antibiotici funzionano solo contro i batteri e non hanno alcun effetto sui virus, tuttavia uno studio del 2011 ha dimostrato che gli antibiotici sono stati prescritti al 79% delle persone con l’influenza.

 Inoltre, prevenire l’influenza e le altre infezioni virali attraverso l’immunizzazione eliminerebbe anche la necessità di trattare le infezioni batteriche secondarie, che possono essere presenti come corollario delle prime.

Ma i benefici non si fermano qui. I vaccini hanno una qualità unica, tra tutti gli interventi sanitari, ossia aiutano a contribuire all’effetto immunità di gregge che protegge sia i vaccinati, sia quelli che non lo sono.

Rallentare l’aumento della resistenza agli antibiotici richiede un’azione immediata e collettiva.

Per garantire che le infezioni comuni non diventino mortali, dobbiamo preservare l’efficacia degli antibiotici esistenti, smettendo di farne un uso improprio. Allo stesso tempo, l’immunizzazione che solo i vaccini possono dare può rallentare lo sviluppo e la diffusione di cosiddetti super batteri.

 

Rosaria Palermo

www.who.int

 

 

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