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Usa, rischio burnout per medici e infermieri dopo la sentenza che limita il diritto all’aborto. Lo studio

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Usa, rischio burnout per medici e infermieri dopo la sentenza che limita il diritto all'aborto. Lo studio
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Da quando negli Usa la sentenza Dobbs ha messo fine alla protezione costituzionale del diritto all’aborto, consentendo ad alcuni Stati di limitare e vietare l’interruzione volontaria di gravidanza, si sono diffusi tra i medici e gli infermieri che si lavorano di aborto condizioni di grave ansia e disagio. Non tanto tra gli operatori sanitari che lavorano negli Stati dove l’aborto è ancora consentito e non ha subito grandi modifiche, ma tra coloro che lavorano negli Stati in cui questo diritto è stato fortemente limitato o abolito.

In lotta tra il dovere di offrire cura e assistenza richieste e la necessità di dover rispettare le leggi, medici e infermieri sono sull’orlo del burnout. A fare luce su questo fenomeno è uno studio guidato dall’Università di Chicago e dalla Ohio State University, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network.

Ad oggi l’aborto è quasi completamente vietato in 14 Stati degli Usa. In almeno altri 11 è gravemente limitato. “I medici potrebbero affrontare nuove sanzioni legali e civili per aver praticato l’aborto, tra cui accuse di reato e perdita della licenza medica”, spiegano i ricercatori.

E aggiungono: “In molti Stati Usa in cui c’è il divieto di aborto l’elenco delle eccezioni è ristretto e confuso, con poche o nessuna eccezione per la salute materna o il pericolo di vita. In questo contesto, i medici potrebbero trovarsi sempre più di fronte a un difficile dilemma: fornire cure mediche appropriate e basate sulla coscienza o mettersi in pericolo legale e professionale. Questa esperienza conflittuale può dare origine a disagio morale, ovvero al danno emotivo che si verifica quando la coscienza di un medico lo guida a fornire cure specifiche in linea con gli standard professionali, ma vincoli esterni, come le politiche statali o istituzionali, gli impediscono di farlo”.

Il disagio morale, secondo gli scienziati, può avere implicazioni dirette sui medici che praticano l’aborto e che devono affrontare i nuovi divieti. “L’esposizione prolungata al disagio morale senza risoluzione può portare a danni morali – sottolineano i ricercatori -. Sia il disagio che il danno morale sono stati associati al burnout del medico, al disagio psicologico e al basso benessere auto-riferito”.

Nello studio sono stati coinvolti circa 350 medici e infermieri, l’87% dei quali donne, reclutati nelle 1.602 strutture sanitarie che praticano l’aborto negli Usa. Il campione ha risposto a una serie di domande sul loro lavoro e sulle condizioni di disagio relativo ad esso, misurato tramite una specifica scala di valutazione. Ebbene, i ricercatori hanno rilevato che i medici che esercitano in Stati restrittivi rispetto all’aborto hanno un livello di disagio più alto, oltre il doppio, rispetto a coloro che lavorano in Stati in cui l’aborto è ancora un diritto protetto.

“A nostra conoscenza, questo studio è il primo a misurare quantitativamente il disagio morale tra i medici che praticano l’aborto in qualsiasi contesto, anche dopo la sentenza Dobbs”, sottolineano i ricercatori. In una precedente ricerca, che ha coinvolto 54 tra ostetrici-ginecologi che esercitavano in Stati Usa in cui è previsto il divieto di aborto, è emerso che il 93% ha riportato un disagio morale per non poter “seguire gli standard clinici a causa di vincoli legali”.

“Gli individui che in precedenza hanno praticato l’aborto e che potrebbero continuare a interagire con pazienti che cercano assistenza per l’aborto che non possono più fornire potrebbero sperimentare disagio morale o danno morale in modo unico – evidenziano gli scienziati -. Abbiamo anche riscontrato un elevato disagio morale tra i medici negli stati di emergenza (stati spesso classificazioni come protettivi), che può riflettere volumi crescenti di pazienti, scarsità di risorse e la testimonianza di pazienti incinte che viaggiano fuori dal proprio Stato dopo che è stato loro impedito di ricevere le necessarie cure mediche”, scrivono gli studiosi.

Il disagio provato è addirittura simile a quello sperimentato in piena pandemia: “Il disagio morale è stato identificato in contesti sanitari simili, anche durante la pandemia Covid-19, quando gli operatori sanitari hanno dovuto affrontare esiti peggiori, carenze di risorse e mancanza di politiche di supporto”.

Il timore degli scienziati è che gli operatori sanitari “sotto pressione” a causa della sentenza Dobbs abbandonino il lavoro, lasciando scoperta una parte importante dell’assistenza sanitaria. Il 93% del campione coinvolto, infatti, fornisce assistenza sanitaria non solo per l’aborto ma anche in generale per la salute materna.

“Se il disagio morale contribuisce all’abbandono dei medici dell’assistenza sanitaria riproduttiva negli Stati Usa in cui l’aborto è limitato, potrebbe aumentare la carenza di medici, ampliando le disparità a livello statale nella mortalità correlata alla gravidanza”, concludono i ricercatori.

Full text dell’articolo pubblicato su JAMA Network

Redazione Nurse Times

Fonte: il Fatto Quotidiano

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