Solleva qualche dubbio il bando vinto da Elvira Grandone, sposata con Maurizio Margaglione, che da luglio 2020 dirige il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale. Possiede i requisiti per quell’incarico?
Un posto da professore di ruolo per il figlio del decano di Giurisprudenza in pensione, che dall’Università riceve incarichi di difesa. E non solo per sé, ma anche per l’altro figlio. Un altro, bandito in Ginecologia, ma assegnato a una genetista, dall’esperienza clinica dubbia, ma moglie del direttore di un dipartimento gemello. Per il rettore dell’Università di Foggia non c’è nulla di strano, solo la corretta e fisiologica selezione del personale docente orientata agli obiettivi dell’Ateneo. Per altri professori, due forti indizi di un certo traffico di insegnamenti in favore degli amici.
Il 25 ottobre scorso il presidente della Repubblica in persona ha partecipato alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico all’Università di Foggia. Ad ascoltare, in religioso silenzio, c’era l’intero senato accademico con toga bordata d’ermellino. Parole d’ordinanza: merito, riscatto e legalità. Fuori dal cerimoniale d’occasione, però, c’è ben altro. E lo evidenzia Trasparenza e Merito (Tra-Me), il gruppo che analizza i concorsi pubblici all’italiana e che dal 2017 riceve, vaglia e seziona plichi di segnalazioni su bandi dagli esiti a dir poco singolari provenienti da ogni parte d’Italia.
Il caso della “genetista/ginecologa”, in particolare, ha destato un certo scalpore, perché tocca l’ambito della medicina universitaria e potrebbe quindi avere implicazioni delicate. Riepiloghiamo i fatti. L’Università di Foggia bandisce una procedura comparativa per professore universitario di seconda fascia in Ginecologia e ostetricia, ma a vincerlo è una genetista che non ha esperienza clinica in materia.
Poi si scopre anche altro: che il vincitore che sbaraglia il candidato “eccellente dal punto di vista assistenziale”, senza tutta l’esperienza clinico-assistenziale richiesta perché in realtà fa altro, è moglie del direttore del Dipartimento di Medicina clinica sperimentale dell’Università. Con il quale peraltro ha condiviso il 62% della ricerca e molti dei convegni curricolari menzionati nella candidatura. Sempre in genetica. Cosa nota evidentemente anche all’università, considerato che nel tempo sono stati conferiti alla docente insegnamenti che nulla hanno a che fare con la Ginecologia e Ostetricia, ovvero la disciplina richiesta dalla posizione messa a bando. Il Fattoquotidiano.it ha visionato le carte della procedure selettiva, i lavori presentati dai candidati, la loro esperienza nella clinica e i relativi giudizi della commissione. E qualche dubbio, in effetti, viene.
Partiamo dall’inizio. A maggio l’Università di Foggia pubblica il bando di una procedura selettiva per un posto di professore universitario di ruolo di seconda fascia in ambito Ginecologia e ostetricia presso il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche. La commissione deve esprimere il proprio giudizio su due candidati tra cui scegliere, valutando curriculum, attività di ricerca, pubblicazioni scientifiche, attività didattica e clinico-assistenziale. Si chiamano Elvira Grandone e Giuseppe Antonio Trojano. La vincitrice risulta la prima, che ha un profilo definito “eccellente” dalla commissione, mentre il secondo è solo “ottimo”.
E ci sta, se non fosse che la stessa commissione nel verbale definitivo mette nero su bianco che la vincitrice presenta un’attività scientifica rilevante “se pur la produzione scientifica globale includa un certo numero di pubblicazioni attinenti ad altri settori disciplinari”. Eh sì perché è una brava genetista, ma non una ginecologa, come richiesto dal bando. E se c’è un’emergenza nella sala operatoria dell’ospedale di Foggia, puoi fidarti di un ginecologo per alcuni solo presunto?
In effetti nella valutazione della commissione, come unica esperienza clinico-assistenziale riscontrabile, viene riportata una attività ambulatoriale tra gli anni 1992-1998 presso la Casa Sollievo della Sofferenza, che viene descritta come “counseling genetico” per malattie monogeniche multifattoriali e dell’emostasi che potrebbe solo indirettamente riferirsi a problematiche ginecologiche. L’altro candidato dimostra invece “un profilo di ricerca pienamente congruente con il SSD e di buon livello nella comunità scientifica di riferimento” e vanta pure “un’attività assistenziale eccellente, come comprovato dall’ampia casistica operatoria”. Addirittura é in atto direttore di una Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia. Ma tant’è.
C’è però un elemento all’apparenza extracurricolare che ha catturato l’attenzione di Tra-Me: la vincitrice è moglie del professor Maurizio Margaglione, che da luglio 2020 dirige il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Foggia, dipartimento gemello di quello di Scienze mediche e chirurgiche, che ha attivato il concorso. Non per questo la candidata avrebbe dovuto astenersi, sia chiaro. Ma la commissione avrebbe potuto accorgersi che molta dell’attività di ricerca e convegnistica prodotta dalla candidata era in realtà co-prodotta insieme al marito, in maniera preponderante per altro, e su materie diverse dalla ginecologia/ostetricia.
La stessa commissione nel giudizio utilizza e cita nel verbale le evidenze curricolari offerte dalla piattaforma “Scopus” per la valutazione degli articoli scientifici. I numeri ci sono, ma andando nel dettaglio si rileva che, dei 271 articoli pubblicati dalla Grandone, ben 167, pari al 62% del totale, sono co-realizzati col marito in ambito genetico. Seguono i 99 pubblicati con la dottoressa Donatella Calaizzo, in servizio presso la U.O. di Emostasi e trombosi alla Casa Sollievo della Sofferenza.
In altre parole, nessuno dei due professionisti con cui pubblica di più ha a che fare direttamente con la ginecologia e l’ostetricia. Vale la pena notare che la stessa candidata qualifica sè stessa in ambiti diversi dalla ginecologia e ostetricia, che neppure menziona. Ad esempio, quando si presenta alla comunità scientifica con il “linkedin dei ricercatori” ResearchGate: seleziona skills e expertise per tutto (medicina vascolare, trombosi, embolia polmonare…), fuorché il settore del bando.
Anche in questo caso per il rettore però è tutto regolare. “E’ di tutta evidenza – risponde al Fattoquotidiano.it – dalla lettura dei verbali della commissione giudicatrice, che la candidata risultata vincitrice sia stata valutata con un giudizio finale eccellente. Nei verbali della commissione giudicatrice, composta integralmente da docenti esterni all’Università di Foggia, sono chiaramente poste in luce le motivazioni oggettive che hanno determinato il diverso grado di qualificazione dei due candidati. Il Dipartimento è inoltre impegnato a costruire il primo centro italiano di disturbi dell’emostasi e della coagulazione della gravidanza, e i nuovi docenti recentemente reclutati contribuiranno in modo significativo alla realizzazione di questo obiettivo”.
Resta da capire perché gli insegnamenti poi assegnati dall’Università alla neoeoprofessoressa associata per il corso di Infermieristica non siano in Ginecologia e ostetricia, ma “basi molecolari della vita”, “genetica” e ancora “genetica”. Tutti insegnamenti facenti capo al settore scientifico disciplinare MED/03 Genetica medica (afferenti alla frazione di “ge-ne-ti-ca”), non certo al SSD Med/40 Ginecologia e ostetricia, che è oggetto del concorso vinto dalla Grandone. “A pensare male – riferiscono prof piuttosto disillusi –, ci potremmo aspettare che in un prossimo futuro la neoprofessoressa richieda un cambio di afferenza disciplinare proprio verso il MED/03 Genetica medica”.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Fatto Quotidiano
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