La maggior parte delle pazienti giovani trattate con la radioterapia a bassa dose nel sito dove il tumore al seno è stato rimosso in aggiunta all’intera irradiazione della mammella a distanza di dieci anni non ha sviluppato una recidiva localizzata. E’ quanto emerge dai risultati del “Young boost trial”, presentato alla 14esima edizione della European Breast Cancer Conference (EBCC14), in corso a Milano.
Le pazienti trattate con un’alta dose hanno avuto anche un rischio più basso di recidiva. Tuttavia, era molto più probabile che sviluppassero tessuto cicatriziale nella mammella, causa del suo indurimento.
La ricerca è stata presentata dalla dottoressa Sophie Bosma, radioterapista del The Netherlands Cancer Center ad Amsterdam. La dottoressa ha dichiarato: “Le pazienti giovani con tumore della mammella generalmente hanno prognosi peggiori delle pazienti più anziane. Però, poiché il tumore al seno è più comune nelle donne più anziane, le più giovani sono sotto rappresentate nella maggior parte degli studi”.
“Sappiamo che nelle pazienti giovani c’è una più alta probabilità che il tumore della mammella ritorni nello stesso sito dopo il trattamento chirurgico conservativo. In questo studio stiamo puntando ad abbassare quel rischio trattando le pazienti con radioterapia aggiuntiva ad alta dose direttamente nel sito del tumore. Stiamo anche confrontando la dose più alta e quella più bassa per vedere quale ha prodotto migliori risultati per le pazienti giovani in termini di controllo locale e risultato estetico”.
Lo studio ha coinvolto 2.421 pazienti dai 50 anni in giù con un’età media di 45 anni trattate in uno dei 32 centri di Olanda, Francia e Germania.
Dopo la chirurgia per rimuovere il tumore e dopo la radioterapia sull’intera mammella, le pazienti sono state randomizzate per essere trattate o con una bassa dose aggiuntiva di radioterapia (16 grays) o con una dose alta aggiuntiva (26 grays). La maggior parte delle pazienti è stata trattata anche con la chemioterapia.
Le pazienti sono state monitorate in media dagli 11 ai 12 anni e durante questo periodo 109 pazienti hanno avuto una recidiva nello stesso seno. Tra le pazienti che hanno ricevuto una bassa dose aggiuntiva, sono state riscontrate 61 recidive, equivalente a un tasso di recidiva locale decennale del 4.4%. In quelle che hanno ricevuto un’alta dose aggiuntiva, ci sono state 48 recidive con un tasso di recidiva locale decennale del 2,8%.
Tuttavia il 48% delle pazienti che hanno ricevuto l’alta dose di radioterapia hanno avuto una fibrosi al seno (tessuto cicatriziale) severa o moderata rispetto al 27% delle pazienti che hanno ricevuto la dose bassa. In generale, i ricercatori concludono che “il beneficio non giustifica l’aumentato impatto sui risultati estetici”.
La dottoressa Bosma ha dichiarato: “In entrambe i gruppi I tassi di recidiva locale erano molto bassi e migliori di quanto ci aspettassimo. Sebbene abbiamo trovato una differenza tra i due gruppi in termini di tasso di recidiva, si trattava di una piccola differenza che deve essere pesata rispetto al rischio di effetti collaterali, come la fibrosi”.
“Conoscere l’impatto a lungo termine di un trattamento per il controllo del cancro così come l’effetto sugli effetti collaterali indesiderati è cruciale nell’aiutare le singole pazienti ad ottenere il miglior trattamento possibile”.
Il professor Michail Ignatiadis, dell’Istituto Jules Bordet di Bruxelles, presidente della 14^ edizione della European Breast Cancer Conference e non coinvolto nello studio, ha commentato: “La radioterapia gioca un ruolo importante nel trattamento del tumore della mammella, specialmente nelle giovani donne quando c’è un rischio più alto che il tumore ritorni. Questo importante studio fornisce informazioni critiche per la dose aggiuntiva ottimale di radioterapia per ottenere il controllo a livello locale senza compromettere il risultato estetico”.
Redazione Nurse Times
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