Un’escalation di violenza ha spinto l’Usl 2 di Treviso a correre ai ripari.
In seguito alle oltre 300 aggressioni denunciate dagli operatori sanitari in un solo anno, è stato deciso di fornire aiuto ai dipendenti offre di loro alcuni corsi di formazione finalizzati alla prevenzione dell’aggressività nei «pazienti difficili».
L’obiettivo sarà quello di disinnescare i possibili conflitti che spesso insorgono nei reparti.
Sono quasi sempre motivi futili a dare origine alle tensioni in corsia. Tempi di attesa troppo lunghi o risposte fornite in maniera sgarbata sono solo alcuni dei molti esempi che si potrebbero fare.
Per questo ogni operatore deve essere in grado di reagire e sapersi difendere.
«Le aggressioni sono soprattutto verbali – spiega il direttore generale Francesco Benazzi – ma ci sono stati anche pugni e spintoni. Bisogna intervenire».
Un team di psicologi insegnerà a medici, infermieri e impiegati dell’azienda trevigiana come porsi e agire, per gestire l’aggressività altrui. Il personale imparerà chi avvertire per avere supporto; nessuna difesa «fisica» ma strategie per spostare il proprio corpo in modo da non essere colpiti, come in alcune discipline sportive.
«Purtroppo registriamo episodi in aumento, dovuti in parte anche a situazioni socioeconomiche – continua il dg -.
I nostri operatori si trovano sempre più spesso in difficoltà, subiscono aggressioni che possono provocare ripercussioni psicologiche. Il posto di lavoro è vissuto come potenzialmente pericoloso e di conseguenza lo stress aumenta, incidendo sulla qualità dei servizi».
Lo scorso anno sono state denunciate in totale 300 aggressioni da parte di pazienti o familiari. In 34 casi, il personale ospedaliero è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Episodi simili si verificherebbero più frequentemente in Pronto Soccorso e in psichiatria. Tuttavia, negli ultimi anni, la violenza sarebbe in aumento anche nell’area medico-geriatrica, oncologica e agli sportelli amministrativi.
Il corso sarà tenuto a Conegliano e prevederà 20 incontri anche a Vittorio Veneto, Treviso, Castelfranco e Montebelluna.
«Le persone aggrediscono gli operatori per qualcosa che ritengono legittimo e non sempre lo è – rileva Ivan Bernini, segretario Fp Cgil -. Agli sportelli, ad esempio, vengono date risposte aderenti ai protocolli, ma questo a volte viene contestato».
Il sindacato ha chiesto di istituire un presidio fisso di polizia al pronto soccorso di Treviso, dove c’è stato un caso grave l’anno scorso:
«Oggi è saltuario ma attorno agli ospedali attorno gravitano ogni giorno migliaia di persone – continua Bernini -. Gli operatori sono esasperati. Bene intervenire con la formazione, ma bisogna andare anche oltre».
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