Nei giorni scorsi, all’ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino, è stato eseguito un trapianto di fegato davvero eccezionale: una ragazza di 21 anni è stata salvata grazie a una tecnica totalmente extra-anatomica mai utilizzata prima, in cui il nuovo fegato è stato collegato al corpo in modo completamente diverso dal solito. Infatti i tre “canali” principali a cui normalmente viene unito il fegato – vena porta, arteria epatica e via biliare – non erano più utilizzabili.
La ragazza nera nata con una grave malformazione, chiamata atresia delle vie biliari. A meno di sei mesi era già stata operata per un primo trapianto di fegato, avvenuto sempre alle Molinette, nel Centro Trapianti di fegato, allora diretto dal professor Mauro Salizzoni. Dopo un buon inizio, si era però verificata una complicazione: un blocco della vena porta. Un tentativo di correggere il problema chirurgicamente all’età di un anno non aveva avuto successo, ma fortunatamente il nuovo fegato aveva continuato a funzionare abbastanza bene da permetterle di crescere.
Purtroppo, durante l’adolescenza, la ragazza ha cominciato ad avere infezioni biliari ricorrenti al fegato trapiantato, che nel tempo hanno portato a una forma di cirrosi, cioè a un grave deterioramento dell’organo. Vista la doppia problematica, sia alla vena porta che alle vie biliari, era stata inserita in lista d’attesa per un secondo trapianto, all’interno del programma nazionale pediatrico gestito dal Centro Nazionale Trapianti di Roma, diretto dal dottor Giuseppe Feltrin.
Negli ultimi mesi le sue condizioni sono peggiorate rapidamente. L’ittero e una grave debolezza generale hanno spinto gli epatologi della Terapia intensiva epatologica, guidati dalla dottoressa Silvia Martini, a segnalare l’urgenza della situazione. Per fortuna il CNT ha proposto un fegato compatibile, donato da un ragazzo deceduto per trauma in un’altra regione. La segnalazione è arrivata al Centro Regionale Trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta, diretto dal dottor Federico Genzano, che l’ha poi inoltrata al professor Renato Romagnoli, direttore del Dipartimento Trapianti della CDSS e del Programma trapianto fegato adulto e pediatrico della Regione Piemonte.
Il dottor Davide Cussa, dell’equipe del professor Romagnoli, ha eseguito il prelievo del fegato. Intanto, nelle sale operatorie della CDSS, le equipe di chirurghi e anestesisti si preparavano a un’operazione al limite dell’impossibile. Una volta rimosso il fegato malato, i medici non hanno trovato nessuno dei soliti punti dove attaccare il nuovo organo. Per far arrivare sangue al fegato hanno collegato direttamente l’aorta addominale della paziente all’arteria del nuovo organo.
Per sostituire la funzione della vena porta è stata usata una tecnica chiamata trasposizione cavo-portale: la vena cava inferiore è stata tagliata e unita alla vena porta del fegato donato. Questa scelta è stata possibile grazie alla presenza di vie alternative che si erano formate nel tempo nel corpo della ragazza. Il nuovo fegato ha iniziato a funzionare subito dopo il collegamento dei vasi sanguigni. Per completare l’intervento, la via biliare del fegato è stata collegata direttamente a un tratto dell’intestino della paziente.
L’operazione, durata circa 14 ore, è stata condotta dal professor Romagnoli e dalla sua equipe, insieme agli anestesisti dell’Anestesia e rianimazione 2 (diretta dal dottor Maurizio Berardino) e ai cardiochirurghi e tecnici perfusionisti della Cardiochirurgia (diretta dal professor Mauro Rinaldi). In una fase delicata è stato necessario usare per circa 80 minuti una macchina extra-corporea che sostituisse temporaneamente la circolazione del sangue. Dopo cinque giorni in terapia intensiva, presso la Rianimazione centrale dell’ospedale Molinette, oggi la ragazza sta bene ed è in fase di recupero nell’Area semintensiva chirurgica del professor Romagnoli.
“Una grande azienda ospedaliero-universitaria come la nostra Città della Salute e della Scienza di Torino – ha commentato il commissario Thomas Schael – si è nuovamente dimostrata capace di gestire un caso gravato da complessità clinica e tecnica estreme, grazie alla dedizione, al coraggio ed alla collaborazione multidisciplinare tra specialisti così altamente qualificati, così come solo nella nostra Azienda è possibile trovare. E così come dovrà essere nel futuro Parco della Salute”.
“La Regione Piemonte si conferma all’avanguardia in campo nazionale e internazionale nell’offerta e nell’applicazione delle più innovative modalità di cura, che in ambito trapiantologico si giovano sempre della generosità di chi si dichiara favorevole alla donazione degli organi”, ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi.
Redazione Nurse Times
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