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“Ti devi vergognare”. Paziente transgender accusa medico di averla insultata durante una visita

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“La mia assistita è stata vittima di insulti omofobi gravi e inaccettabili pronunciati da un medico nell’esercizio delle sue funzioni. Si tratta di una condotta doppiamente intollerabile: non solo per il contenuto discriminatorio e lesivo della dignità personale, ma anche per la posizione di responsabilità e fiducia rivestita dal soggetto autore dei fatti”. Così Fabrizio Consiglio, legale di una donna transgender, racconta all’agenzia LaPresse, la disavventura della sua assistita, che sarebbe stata insultata da un medico durante una visita ambulatoriale.

“Tali comportamenti – prosegue l’avvocato – appaiono rilevanti ai sensi dell’articolo 604 bis del Codice penale, oltre che eticamente e deontologicamente riprovevoli. Si auspica un rapido intervento dell’autorità competente per la piena tutela della persona offesa”. Il medico in questione è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Roma.

I fatti risalgono al 7 giugno scorso, quando la donna si era recata nello studio medico romano,  per una visita specialistica in compagnia del marito. “Tu sei un uomo e ti devi vergognare di come ti presenti: un certificato non decide quello che sei”. Sarebbero queste le parole discriminatorie rivolte dal medico alla donna, che al termine della visita avrebbe dovuto ricevere un certificato.

“Io non adeguo la mia medicina a queste ideologie”, avrebbe detto inoltre il medico. Per poi rincarare la dose: “Non ho intenzione di farmi prendere in giro da queste finzioni biologiche”. Il legale che assiste la 45enne ha anche presentato un esposto all’Ordine del medici di Roma e al Garante nazionale di diritti delle persone private della libertà personale e dei diritti delle persone con disabilità.

Nei confronti del medico si potrebbero configurerebbero diversi reati: dall’istigazione all’odio per motivi di identità di genere alla violenza privata, dalla diffamazione aggravata alle lesioni personali, qualora dovesse esserne accertato il danno psichico, fino alle molestie e all’abuso d’ufficio, se dovesse emergere una violazione dei doveri connessi alla funzione pubblica convenzionata.

Redazione Nurse Times

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