Un’esperienza indimenticabile tra tirocinio, viaggi e nuovi amici internazionali. L’ Erasmus lascia un segno indelebile e qualunque sia la meta non ve ne pentirete affatto.
Studenti infermieri, se ne avete la possibilità questo è il mio consiglio: attrezzatevi di biglietto e intraprendenza e partite!
Fare esperienza di vita, migliorare le abilità linguistiche, mettersi in gioco sotto ogni punto di vista. Il programma Erasmus è questo e tanto altro. Sono molte le motivazioni per cui vale la pena armarsi di tanta pazienza per compilare le numerose scartoffie ed ottenere il lasciapassare per volare verso la meta prescelta.
Sono Andrea Barausse, un infermiere laureato da poco ed ho il piacere di condividere con voi alcuni aspetti e considerazioni della mia breve ma intensa esperienza Erasmus. Infatti, dopo diverse battaglie, sono riuscito a partire per Tampere, in Finlandia. Nei tre mesi trascorsi lì, ho potuto toccare con mano una diversa realtà lavorativa, dove ho orgogliosamente portato a termine il mio periodo di tirocinio. Andiamo però a vedere meglio in cosa consiste l’Erasmus per uno studente infermiere.
Innanzitutto, è bene capire cos’è l’Erasmus.
L’Erasmus un programma che dà la possibilità ad uno studente europeo di studiare o effettuare un tirocinio in un paese dell’Unione Europea per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi. È possibile spostarsi anche in alcuni Paesi non associati all’Unione come Liechtenstein, Islanda, Norvegia e Turchia (alcune università hanno temporaneamente interrotto il collegamento con la Turchia per motivi di sicurezza).
Il progetto è stato creato nel 1987 da un’associazione studentesca e, ad oggi, è divenuto un percorso formativo molto ambito tra i giovani immatricolati. Dal 2014 il nome si è ampliato in “Erasmus Plus” poiché vuole unire diversi concetti assieme: istruzione, formazione, gioventù e sport. L’obiettivo dell’Erasmus+ è quello di sostenere la strategia Europa 2020, contribuendo all’accrescimento dei livelli di occupazione, allo sviluppo del capitale sociale e alla promozione della cooperazione fra gli Stati dell’UE.
Come qualsiasi altro studente universitario regolarmente iscritto a corsi triennali, magistrali, a ciclo unico o a master e dottorati, anche gli studenti del corso di laurea in Infermieristica possono partecipare al progetto.
Per parteciparvi, è opportuno fare domanda tramite la propria università con largo anticipo. I requisiti per vincere il bando possono variare da università a università. Nella mia esperienza la graduatoria si basava su più criteri ai quali corrispondeva un punteggio: la media aritmetica, una lettera motivazionale scritta dallo studente, il possesso di qualche certificazione linguistica utile alla destinazione scelta e infine il numero di crediti maturati al momento dell’iscrizione. Ovviamente più alto è il punteggio, maggiori sono le chance di vincere il bando.
Per quanto riguarda le destinazioni tra cui poter scegliere, sempre riferendosi al CdL in infermieristica, le possibilità non sono numerosissime, ma nemmeno troppo poche considerando il numero esiguo di studenti di questo corso di laurea realmente interessati a partire. Le mete variano in base alle diverse collaborazioni tra le università europee. A tal proposito, si possono trovare le informazioni necessarie nei siti di ateneo.
Al momento della richiesta si potranno selezionare due sole destinazioni in ordine di preferenza. I posti per ogni università estera sono solamente due (talvolta uno), ma qualora non si vinca il bando per la prima meta si entra automaticamente in graduatoria per la seconda. Personalmente, dopo lunga e ponderata riflessione, ho optato per Tampere (Finlandia), seguita da Granada (Spagna).
Generalmente, sempre per quanto riguarda infermieristica, i mesi di trasferta sono 3, tendenzialmente nel secondo semestre del terzo anno accademico. Questi possono essere ampliati a 4 o 5 a seconda della disponibilità dell’università estera e di quella propria.
Dal punto di vista economico, l’Unione Europea cerca di agevolare gli scambi culturali. Offre infatti un corrispettivo mensile per tutta la durata del soggiorno, variabile in base al Paese di destinazione a causa del costo della vita differente tra i vari Stati. Le somme, non così cospicue, dovrebbero permettere di pagare almeno l’alloggio durante il soggiorno Erasmus. Tuttavia, i primi fondi arriveranno dopo tre mesi dalla data di partenza, quindi si dovranno anticipare alcuni soldi di tasca propria.
Andiamo ora a capire come funziona l’Erasmus per gli studenti di infermieristica.
I vincitori del bando svolgeranno principalmente attività di tirocinio, maturando crediti validi per la propria università. La suddivisione dei turni e delle ore spetta alla sede ospitante sulla base dei giorni lavorativi del proprio infermiere di riferimento. Solitamente ci dev’essere un minimo di ore settimanali, senza però superare le 40h. Nel mio caso, ad esempio, dovevo seguire i turni dei miei infermieri guida, raggiungendo le 40 ore quasi ogni settimana, compresi sabati e domeniche.
Tante sveglie alle 5.30 del mattino, turni pomeridiani fino alle 22 e lunghe notti in ospedale. Come in Italia, ma senza lezioni ad intervallare i turni. L’intensa vita da tirocinante prosegue dunque anche in Erasmus, seppur in un ambiente estraneo con stimoli, mentalità e modalità di lavoro differenti.
Ma naturalmente non c’è solo il reparto: sono numerose le occasioni per vivere appieno quest’esperienza. Si ha infatti l’opportunità di conoscere nuove persone provenienti da tutto il mondo, entrare in contatto con culture, usi e consuetudini diversi; trascorrere del tempo tra chiacchierate in centro o lungo le rive dei molti laghi che punteggiano la mappa, viaggiare in posti indimenticabili e partecipare a feste studentesche in discoteca o negli alloggi universitari.
Tuttavia, prima di partire si deve fare i conti con la burocrazia: il primo passo, una volta accertato di essere risultati vincitori, è stipulare un piano di studi, che nel nostro caso corrisponde a dei corsi, con relativa prova finale, e al tirocinio, che occuperà la maggior parte del tempo. I corsi non sono necessariamente caratterizzanti, ma sono comunque validi per la propria crescita personale e vantaggiosi per la pratica clinica. Poiché per gli studenti di infermieristica non è possibile sostenere esami propedeutici in Erasmus, i cfu relativi ai corsi vengono conteggiati come parte del tirocinio.
Nel mio soggiorno a Tampere, ho partecipato ad un corso di lingua finlandese, che mi è tornato utile in reparto per poter instaurare un miglior rapporto di fiducia e comunicare, seppur semplicemente con parole chiave, con numerosi pazienti. Con altri parlavo invece inglese. Inoltre, l’università proponeva un corso sul Sistema Sanitario Finlandese, atto a comprendere le modalità e le differenze del Paese visitato, altro punto a favore per ampliare la propria visione del mondo.
Dopo le prime due settimane di introduction course, ho cominciato il tirocinio. Avendo già svolto altri tirocini relativi al terzo anno di corso prima della mia partenza, ho terminato il mio percorso pratico al TAYS, l’ospedale universitario di Tampere, istituzionalmente nonché fisicamente collegato all’università, TAMK (Tampereen Ammatikorkeakoulu – Tampere University of Applied Sciences).
Ho assistito pazienti neurologici in una clinica particolare, una delle tre cliniche in tutta la Finlandia specializzate nella riabilitazione di pazienti con lesioni spinali. Una volta conclusa positivamente l’esperienza e presa più confidenza col meccanismo finlandese, sono stato assegnato al reparto di Pneumologia, al 12° piano della struttura principale, attrezzata anche con una stanza per la Terapia Semi-intensiva respiratoria: altra avventura terminata per me magnificamente. In entrambi i casi il rapporto con infermieri e pazienti è stato ottimo e le valutazioni più che positive.
Difficoltà “vantaggiose”
Come già accennato, il primo ostacolo per me è stata la burocrazia precedente alla partenza. Tuttavia, con tenacia e volontà, assieme a due mie colleghe della stessa sede, siamo riusciti a sormontarlo.
Da tenere in considerazione è anche la possibilità che sia l’organizzazione stessa della propria università di partenza a rendere difficile la scelta di andare all’estero: il calendario di lezioni e tirocini, le difficoltà di collegamento tra la segreteria centrale e la propria sede, talvolta persino l’ostilità di certe figure dirigenziali. Tutto ciò può concorrere a creare una situazione di incertezza per gli studenti interessati all’Erasmus.
Il secondo scoglio è la lingua. Questo dipende sicuramente dal livello iniziale con cui si parte e dal luogo di destinazione, ma una certa barriera linguistica sarà certamente presente. Nonostante questo fattore possa essere considerato un aspetto prettamente negativo, ci pone di fronte una bella sfida da affrontare: riuscire ad esprimersi ugualmente e relazionarsi con il paziente anche tramite comunicazione non verbale.
Un altro aspetto, che rientra a sua volta nel limbo tra limite e vantaggio, è il riuscire a vivere da soli per la prima volta fuori casa (a meno che non siate fuori sede o autonomi da tempo), per di più in un Paese straniero. Se in un primo momento questo metterà a dura prova la vostra capacità di resilienza, alla fine dell’avventura ne uscirete maturati e soddisfatti.
Ci possono essere alcuni disagi anche a causa della cultura del luogo, ma questo fa parte del gioco e dello scopo dell’Erasmus in sé. Vi faccio un semplice esempio: in Finlandia si è considerati maleducati se si inizia a parlare o cercare un dialogo con un finlandese in un luogo pubblico (nel bus o per strada) e, se si sta colloquiando, è preferibile rispettare uno spazio prossemico maggiore a quello a cui si è generalmente abituati in Italia. Dopo qualche settimana comunque ci si fa l’abitudine e si apprezza meglio la mentalità locale.
Inoltre, come in ogni ambiente lavorativo, non è da escludere l’eventualità di un’esperienza negativa di tirocinio o la troppa nostalgia di casa. Aggiungerei infine la complessità di comprendere un sistema organizzativo e mentale diverso in così poco tempo.
Cambiando prospettiva, tra i numerosi punti a favore dell’Erasmus rientrano:
La sfida con sé stessi. La partenza in solitaria, un cambiamento di ambiente e abitudini sostanziale e drastico. Sono tutti aspetti che vi faranno osservare il mondo da un altro punto di vista.
Maggiore autonomia. Sia a livello professionale che personale, l’Erasmus permette di capire il grado di indipendenza raggiunto.
Apertura mentale, distacco dalla propria realtà, nursing multiculturale. L’opportunità di fare tirocinio in strutture completamente diverse e di confrontarsi con un background internazionale offre un panorama più ampio rispetto al singolo ambiente da cui proveniamo.
Comprendere il livello di istruzione degli infermieri italiani. Vi accorgerete sin da subito di alcune differenze. Posso permettermi di spezzare una lancia a favore degli infermieri italiani, ben preparati e molto apprezzati in tutta Europa.
Infine, l’inevitabile miglioramento di una o più lingue straniere, ma anche i vari viaggi e le nuove amicizie internazionali, che in soli tre mesi vi faran sentire a casa.
Vorrei dare alcuni consigli seppur banali e prettamente personali.
- A mio avviso è più conveniente partire al terzo anno, poiché si hanno maggiori conoscenze, si è più preparati e più autonomi in reparto. In questo modo si può essere più sicuri anche in una realtà sconosciuta e dimostrare al meglio le proprie capacità e preparazione. Questo implica che la richiesta per il bando venga fatta entro i primi mesi dell’anno precedente.
- Partite motivati. Lo so, è un suggerimento scontato, ma altrettanto sottovalutato. Non si può partire con la convinzione di adagiarsi sugli allori una volta giunti nel luogo. Ricordate che siete comunque valutati dai tutor, che osserveranno sia conoscenze pratico-teoriche che capacità di ragionamento critico, così come spirito di iniziativa, facoltà di riconoscere i propri limiti e volontà di imparare cose nuove.
- Cogliete le opportunità che vi si presentano. Se notate la possibilità di un’esperienza diversa, chiedete senza paura. Con un po’ di buon senso e rispetto, saranno gli infermieri stessi a spronarvi a partecipare.
Per citare alcuni esempi, nella mia esperienza ho assistito e collaborato a visite mediche specialistiche, in cui il medico valutava i risultati dopo l’impianto di un Deep-Brain-Stimulator, tecnica innovativa per il trattamento sintomatico del morbo di Parkinson. In reparto ero poi responsabile, sotto il controllo dell’infermiera che mi seguiva, di monitorare segni e sintomi del paziente ogni due ore, controllando così l’andamento e l’efficacia del trattamento. Sulla base di questo e di altri accertamenti infermieristici, l’infermiera ha discusso con me il caso clinico e, assieme, abbiamo stipulato per iscritto un piano assistenziale. I colleghi del turno successivo avrebbero poi seguito questa pianificazione e aggiornato la cartella infermieristica a loro volta.
In aggiunta, ho partecipato ad una seduta di FKT in carrozzina assieme ai miei pazienti, entrando in contatto con loro e cambiando il punto di vista da operatore ad assistito, esperienza molto apprezzata anche dai pazienti stessi.
Ho osservato il terapista occupazionale rivalutare il grado di riabilitazione di un paziente attraverso apparenti semplici giochi manuali e ho sperimentato l’enorme difficoltà nel parlare che si ottiene indossando una maschera NIV impostata in modalità CPAP o BPAP. L’obiettivo è quello di provare in prima persona ciò che viene spiegato ai pazienti per poter educarli poi al meglio.
- Siate propositivi, ma senza imporvi. Non è sempre facile, specialmente se si osservano realtà meno all’avanguardia della nostra. Se da un lato è giusto portare la propria esperienza e forma di pensiero con sé, dall’altro va rispettata la realtà straniera che si affronta. Intraprendenza sì, ma non troppa. Non siate troppo invadenti col vostro metodo, siamo comunque noi a doverci adattare in quanto stranieri in quell’ambiente. Nonostante ciò, io ho sempre trovato infermieri aperti al dialogo e a discutere nuove linee guida ed evidenze scientifiche.
Concludendo, lo consiglierei davvero a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e accettare questa sfida. Nonostante tanto tempo passato in tirocinio, si riesce a dare spazio anche al divertimento, com’è giusto che sia in Erasmus, ulteriore motivo per cui vale la pena partire.
Nelle due settimane libere ho infatti avuto la possibilità di viaggiare, dimenticandomi per qualche giorno delle numerose preoccupazioni accademiche. Ne ho approfittato per visitare la Lapponia, la capitale Helsinki, Tallinn in Estonia e San Pietroburgo in Russia. Mi son lasciato trasportare dalla magia dell’aurora boreale, incantare dai tramonti sul lago e risollevare dall’impagabile sauna finlandese con tanto di “ice swimming” nel lago ghiacciato!
Ho avuto modo di fare esperienze fantastiche in posti meravigliosi che probabilmente non avrei mai visto altrimenti e di conoscere persone splendide. Ma a parte la destinazione, che rimane una scelta personale, l’esperienza in sé è stata più che positiva per me, come per tanti altri studenti.
“Erasmus significa conoscere persone da ogni parte del mondo e creare legami che ti tengono connesso anche a migliaia di chilometri di distanza. Erasmus è conoscere a fondo sé stessi e confrontarsi con i propri limiti e le proprie potenzialità. E’ pensare di non farcela con tutta la burocrazia estera e scoprire che, in fondo, te la sai cavare.
L’Erasmus è una delle esperienze emotivamente più intense che ho provato finora. Mi ha reso più forte? Sì, probabilmente sì!” Chiara Rigon, Erasmus a Madrid (Spagna)
“L’Erasmus è lanciarsi in un’avventura all’estero. E’ sviluppo dei sensi: vedere luoghi e volti nuovi, assaporare, scoprire, sfidare i propri limiti partendo dal senso di impotenza tipico di quando si arriva in un posto sconosciuto circondati da persone sconosciute.
Per lo studente infermiere l’Erasmus è partire con gli occhi critici di ricerca del miglior metodo, della procedura più recente, della scala di valutazione più efficace. È anche trovarsi ad abbracciare sinceramente un paziente a cui, per impossibilità di capire la lingua, non possiamo dire nient’altro, ricevendo sorrisi e ringraziamenti solo per essere stati presenti.
L’Erasmus è ricchezza, forza ed esperienza!” Aurora Boarotto, Erasmus a Breslavia (Polonia)
Cosa state aspettando allora? Andate subito ad informarvi nel sito della vostra università!
Andrea Barausse
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