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NeXT: Approccio sistematico al trattamento delle lesioni cutanee croniche

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Introduzione di Giuseppe Papagni

Grande interesse per il progetto editoriale targato Nurse Times denominato NExT, Nurse EXperimental Thesis, sono infatti numerosi i lavori di tesi di laurea che giungono all’indirizzo mail della nostra redazione ([email protected]) e successivamente pubblicate nello spazio dedicato.

NExT è il progetto editoriale rivolto a tutti gli studenti in Infermieristica e neo laureati che raggiungono un obiettivo importante della propria vita.

La dott.ssa Chirico Maria Raffaela, laureatasi nell’anno accademico 2015/2016, presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, sede di Tivoli, presentando la tesi dal titolo “Approccio sistematico al trattamento delle lesioni cutanee croniche: il ruolo dell’infermiere nell’evoluzione della pratica clinica del Wound Bed Preparation secondo i principi del TIME”, relatrice Dr.ssa Natascia Mazzitelli e Dr.ssa Tamara Franza.

La Redazione di Nurse Times si congratula con la collega per l’importante traguardo raggiunto con l’augurio che si concretizzino le sue aspettative per un lavoro stabile.

…di Chirico Maria Raffaela

Introduzione

Sul tema della gestione delle ferite nasce l’attenzione per la Wound bed preparation definito dal  TIME che costituisce il paradigma scientifico, ossia l’insieme di tutte le procedure su cui si basa il trattamento delle lesioni croniche. Si sottolinea l’importanza del debridement definito come “sbrigliamento” che determina la rimozione del tessuto necrotico e devitalizzato della ferita con l’obiettivo di ridurre la contaminazione batterica e indurre il processo funzionale di riparazione tessutale (European Wound Management Association, EWMA Document: debridement. J Wound Care 2013).

Negli anni sono state introdotte nuove tecniche di debridement che applicano principi fisici e biologici per promuovere la progressione dalla fase infiammatoria a quella proliferativa; tra queste sta riemergendo la terapia sbrigliante con larve di mosca verde, solitamente Lucilla sericata nota anche come biochirugia o MDT, che è una forma di debridement meccanico in cui le larve viventi allevate in condizioni di sterilità sono collocate sulle ferite necrotiche/con slough.

Le larve si nutrono del tessuto necrotico e dell’essudato presenti all’interno della ferita cronica sbrigliando in tempi rapidi il tessuto devitalizzato lasciando indenne il tessuto vitale, e rilasciando degli enzimi proteolitici dalle loro secrezioni che esercitano un effetto batteriostatico riducendo così la carica batterica.

Ad oggi, in molte realtà sanitarie non sempre il personale sanitario è preparato a garantire una corretta gestione assistenziale a questa categoria di pazienti nella scelta del giusto debridement.

Le motivazioni per cui questo non è sempre possibile sono molteplici: la letteratura mostra l’utilità della terapia larvale ma non è sempre soddisfacente nel fornire una base teorica specifica che dimostri l’efficacia rispetto alla terapia standard, la quale si avvale dell’uso di idrogel che induce l’autolisi naturale; inoltre altri fattori sono dati dalla limitata disponibilità di personale qualificato nell’esecuzione della terapia larvale e del non consenso dato dal paziente, oltre che dall’assenza di attrezzature idonee e i costi che richiede tale trattamento.

Proprio per queste motivazioni si e voluto con uno studio dimostrare l’efficacia dell’impiego del Maggot Debridement per la rapida rimozione del tessuto necrotico, al fine di ridurre il tempo di guarigione della lesione e dell’infezione ad essa associata rispetto alla terapia standard con idrogel.

Risultato

Tutti gli studi inclusi hanno riportato reisultati significativi nel confermare la rapidità del tempo di azione del Maggot debridement per lo sbrigliamento del tessuto necrotico della lesione cutanea cronica rispetto alla terapia tradizionale con idrogel.

Dai dati analizzati dallo studio di Mudge et al.,2014, 42 ulcere sono state completamente sbrigliate entro il 21° giorno della fase d’intervento, 31 dal braccio di larve (67,4%) e 11 dal braccio di Idrogel (26,2%).

La differenza in termini di numero di ulcere completamente sbrigliate, durante la fase di intervento, è stata statisticamente significativa (p=0,001) indicando una maggiore incidenza di debridement nel braccio di larve e minor numero di cambi di medicazione (massimo 4).

Lo studio di Opletalová K. et al.,2012, ha analizzato un campione di 119 pazienti randomizzati in cieco  con un ulcera venosa non healing degli arti inferiori, desquamazione di 40 cm2  o  minore,  e  indice pressorio  caviglia/brachiale > 0,8mmHg.

il tempo medio di azione del MDT, 10.1, è stato più veloce durante la prima settimana di trattamento rispetto all’ idrogel , 40.1. Sherman RA.et al., 2003, è stato in grado di dimostrare che la terapia larvale è associata ad un veloce sbrigliamento della ferita con una riduzione del 50% di tessuto necrotico in soli 9 giorni rispetto ai 29 giorni della terapia convenzionale. Inoltre entro la 4° settimana, le ferite trattate con MDT erano completamente sbrigliate rispetto a quelle trattate con idrogel che presentavano ancora  alla 5° settimana materiale necrotico.

Nonostante la letteratura suggerisce il riemergere dell‘utilizzo della terapia larvale come strategia volta alla gestione delle lesioni cutanee croniche, pochi sono gli studi che confermano la loro efficacia in termini di tassi di guarigione e di miglioramento della lesione.

Conclusioni

Il presente elaborato dimostra come gli studi inclusi hanno confermato che il tempo di rimozione della carica necrotica sia più rapido rispetto all’impiego della terapia convenzionale con idrogel  e  come  questo  migliori  la  situazione  clinica  del  paziente.

Le limitazioni e i gaps incontrati nella ricerca volti a compromettere la replicabilità dei risultati, sono molteplici: l’ambiente di conduzione degli studi che ha visto l’impiego del MDT nella pratica degli ospedali inglesi, i costi elevati del trattamento, il dolore e il fattore di disgusto che ha inciso sulla selezione dei partecipanti nel campione portando a bias di selezione, un personale non qualificato  riguardo  all’esecuzione  del  trattamento.

L’indagine ha messo in evidenza come questo trattamento se pur efficace in termini di tempo di azione, non ha ancora una conoscenza chiara né condivisa da percorsi e professionisti sanitari.

Le implicazioni per la ricerca e per la pratica futura, suggeriscono la conduzioni di più studi che indaghino oltre che sul tempo di azione del MDT, anche sul processo di guarigione del paziente in setting ospedalieri e ambulatoriali italiani in modo da fornire più indicazioni e informazioni ai professionisti medici e soprattutto agli infermieri specializzati nell’ambito del wound care, al fine di  garantire la scelta del giusto debridement e dell’impiego del MDT per trattare la lesione cronica, attraverso un percorso strutturato volto alla risoluzioni dei fattori che ostacolano la procedura: una corretta educazione e informazione del paziente, gestione corretta della terapia analgesica attraverso anestetici topici, di opportune medicazione che limitano l’odore sgradevole e garantiscono l’ambiente umido della ferita.

Allegato

Tesi: Approccio sistematico al trattamento delle lesioni cutanee croniche: il ruolo dell’infermiere nell’evoluzione della pratica clinica del Wound Bed Preparation secondo i principi del TIME

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