I ricercatori non hanno trovato alcun collegamento tra le dosi RF-EMF dirette al cervello durante tutto il giorno e i disturbi del sonno.
Un team di ricercatori ha voluto verificare l’eventuale esistenza di un collegamento tra i campi elettromagnetici emessi dagli smartphone, e in generale dai dispositivi mobili, e la qualità del sonno dei bambini. I risultati suggeriscono, come rileva un comunicato dell’Istituto di salute globale di Barcellona (ISGlobal), che non sembrano esserci collegamenti di questo tipo, anche se un effetto leggero sembra sussistere quando l’utilizzo degli smartphone avviene prima di andare a dormire.
Mònica Guxens, autrice senior dello studio, spiega che non sono molti gli studi che analizzano il potenziale collegamento tra i campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF) e il sonno, e ancor meno sono quelli che hanno analizzato le esposizioni a radiofrequenza e campi elettromagnetici (RF-EMF) da sorgenti diverse durante il giorno.
In questo caso i ricercatori hanno valutato gli effetti dei dispositivi mobili su 1.500 ragazzi preadolescenti con un’età tra i 9 e i 12 anni. I ricercatori hanno calcolato la dose complessiva di RF-EMF ricevuta dal cervello dei soggetti durante il giorno. Le fonti potevano essere antenne tv e radio, Wi-Fi, stazioni di telefonia mobile vicino a casa oppure smartphone e telefoni cordless, tablet e laptop connessi ad Internet. Tra i dati c’erano anche le risposte a vari questionari con domande sull’utilizzo dei dispositivi mobili. Infine i ricercatori hanno valutato la qualità del sonno tramite dispositivi indossabili, tra cui accelerometri da polso, e tramite diari del sonno.
I ricercatori hanno scoperto che i preadolescenti trascorrevano in media 50 minuti al giorno davanti allo schermo di un dispositivo mobile e 2,5 minuti al giorno davanti a un dispositivo mobile per fare telefonate. I dispositivi mobili risultavano il contributore principale di dosi di RF-EMF nel cervello. I ricercatori non hanno trovato alcun collegamento tra le dosi RF-EMF dirette al cervello durante tutto il giorno e i disturbi del sonno. Hanno però notato che i soggetti con dosi serali più alte provenienti da smartphone usati per telefonate mostravano tempi del sonno un po’ più ridotti (media 12 minuti in meno rispetto a quelli che non facevano telefonate serali).
“I nostri risultati suggeriscono che la quantità di dose RF-EMF assorbita dal cervello la sera potrebbe essere più rilevante per il sonno degli adolescenti”, spiega Alba Cabré-Riera, prima autrice dello studio pubblicato su Environmental Research. Tuttavia gli stessi ricercatori spiegano che il collegamento tra il sonno e le telefonate serali potrebbe essere collegato anche alle attività o ai motivi dietro le stesse telefonate piuttosto che all’esposizione alle RF-EMF.
Redazione Nurse Times
Fonte: Notiziescientifiche.it
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