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Sonno agitato nei bambini: perché i più piccoli non dormono bene?

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Sonno agitato nei bambini: perché i più piccoli non dormono bene?
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Di seguito un approfondimento sulle difficoltà del sonno nei bambini a cura dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

DISTURBI FISIOLOGICI E PASSEGGERI

Dormire fa parte della crescita e anche periodi di difficoltà del sonno possono rientrare nella normale maturazione. Divenire via via più consapevoli di se stessi o della relazione esistente fra i genitori, può, ad esempio, provocare stati di ansietà passeggeri che rendono difficile il sonno del bambino o che possono provocargli degli incubi. Ma un sonno agitato può anche essere semplicemente un segno di eccitazione per le conquiste del giorno appena trascorso.

I neonati dormono molto ma ben presto riescono a stare svegli per periodi più lunghi che non saranno solo impiegati per alimentarsi, ma anche per essere accarezzati dai genitori, per guardarsi, sorridersi, “parlare” con loro. Più avanti nella crescita possono iniziare a verificarsi incubi che spesso rappresentano progressi nel processo di maturazione mentale e dell’immaginazione creativa del bambino.

Intorno al terzo anno di età i bambini chiamano spesso i genitori dopo essere stati messi a letto o esprimono la paura del buio: è una fase normale nello sviluppo infantile e può essere legata alla consapevolezza della progressiva autonomia rispetto ai genitori. L’ingresso nella scuola materna, l’affidarsi a figure adulte diverse (la maestra) avvengono infatti in questo periodo; forse andare a letto e addormentarsi può rappresentare un altro distacco dai genitori.

Ma “i genitori sono i guardiani del sonno dei loro figli”, come afferma Dilys Daws, psicoterapeuta inglese che si è molto occupata dei problemi del sonno nella prima infanzia, e devono quindi aiutare i bambini a superare questi momenti, così come li aiutano e accompagnano nel crescere in vista di una futura indipendenza.

ALTRI FATTORI CHE DISTURBANO IL SONNO

Oltre all’aumentare delle esperienze di autonomia, altri fattori possono influenzare il sonno: svezzamento; paura dell’estraneo; dentizione. Quest’ultima può essere un’esperienza significativa non solo per il dolore fisico che comporta, ma anche come sensazione di estraneità rispetto a questi “pezzetti duri” nella bocca che possono anche mordere. Possono inoltre intervenire esperienze impreviste come, ad esempio: malattie in famiglia; conflitti fra i genitori; eccessiva assenza della mamma durante il giorno.

ADDORMENTARSI: ACCOMPAGNARE IL BAMBINO

Addormentarsi è un passaggio fra due diversi stati: la veglia e il sonno. I bambini possono farsi aiutare ad affrontare questo passaggio da alcuni oggetti. I giocattoli che portano a letto con loro sono oggetti significativi che danno sicurezza nel momento di lasciarsi andare e perdere il controllo della situazione.

La stessa funzione rassicurante può essere svolta anche dai rituali che spesso accompagnano il momento di andare a letto: la fiaba, la ninna nanna, ma anche il bicchiere d’acqua, il bacino della buonanotte e le rassicurazioni, a volte ripetitive, che i bambini richiedono.

INCUBI E TERRORE NOTTUNO

Gli incubi sono sogni spaventosi che in genere provocano il risveglio e vengono ricordati come un’esperienza intensa. Spesso contengono sentimenti forti che il bambino ha dentro di sé. L’incubo, in quanto versione spaventosa del sogno, può essere un’opportunità per esprimere ed elaborare i conflitti e le ansie della vita quotidiana.

Sono frequenti nella prima infanzia e si possono acutizzare nei periodi di stress e nei passaggi evolutivi. È importante che i genitori ascoltino il racconto di un sogno brutto aiutando il bambino a sostenere le emozioni da esso provocate, evitando di banalizzarne il contenuto.

Il terrore notturno è un’esperienza diversa dall’incubo, è un risveglio in preda al panico, accompagnato spesso da grida e agitazione motoria, di cui il bambino in genere non ha ricordo. Come un incubo però può essere influenzato da fattori ambientali ed emozionali.

COSA POSSONO FARE I GENITORI

È opportuno, come per tutti gli altri aspetti della crescita, accompagnare l’evoluzione del sonno del bambino contenendone i lati emotivamente più forti, ponendoci in una posizione elastica, ma fungendo al tempo stesso da elemento regolatore. Come per gli altri comportamenti, infatti, fornire un confine e dare una regolarità alle abitudini rispetto al sonno aiuta il bambino a sentirsi contenuto e dà continuità alle sue esperienze (del giorno come della notte).

Chiediamoci sempre, di fronte a una modifica delle abitudini circa il sonno, quale possa essere l’elemento di “disturbo” (un passaggio? una nuova esperienza? un evento inatteso?). Qualora una difficoltà nella sfera dell’addormentamento e del sonno dovesse permanere a lungo nel tempo o assumere dimensioni incontrollabili tanto da ostacolare il sereno svolgersi della vita del bambino e della famiglia, o anche soltanto se i genitori dovessero sentirsi stanchi, confusi e senza risorse, potrà essere utile consultare uno psicologo dell’età evolutiva.

Redazione Nurse Times

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